Come mettere paura alla paura

Come mettere paura alla paura

Ultimo aggiornamento: 12 maggio, 2015

Per definizione, la paura non è un bene e non è un male; che si aggiunga o sparisca dalle nostre vite dipende dalle circostanze in cui ci troviamo. All’interno di questo concetto relativo, però, possiamo dire che la paura è umana.

L’oggetto che suscita in noi paura può essere ben definito, da un essere vivente, come un serpente o un topo, a una situazione come ad esempio la solitudine o il fatto di essere circondati da migliaia di persone. Vediamo la faccia migliore della paura quando attiva istantaneamente in noi la capacità di affrontare un pericolo, quando ci fa concentrare oppure quando ci mette le ali ai piedi. In questo senso, possiamo dire che un serpente o un leone scatenano in noi una paura logica, perché sono animali che potenzialmente potrebbero davvero farci del male. Un topo o un ragno, invece, sembrano molto piccoli se paragonati a noi.

A questo punto, però, fermiamoci un attimo, non è così semplice. Stiamo parlando di un’emozione primaria, un’emozione che, come abbiamo detto, ci attiva e ci prepara in un certo modo di fronte alla paura. Tuttavia, questo modo è sempre quello più adeguato? Se corressimo, per quanto i nostri muscoli siano allenati, riusciremo a sfuggire al leone in poco tempo? Forse; arrampicarci su un albero o trovare qualche strumento con cui difenderci sarebbe forse una soluzione migliore.

Facciamo un passo in avanti. La maggior parte di noi quanti leoni si trova ad affrontare? Forse nessuno. Prima di tutto, ci troviamo di fronte a lavori da consegnare in tempo, orari da rispettare, trasferimenti, etc. In altre parole, la cosa più probabile è incontrare dei ragni. Vale a dire, situazioni che non hanno molto a che vedere con il fatto di mettere in pericolo le nostre vite.

Sono situazioni che dobbiamo affrontare quotidianamente e alle quali molto spesso possiamo solo dare una risposta cognitiva e non fisica. Così, la componente fisiologica della paura è un’eredità del nostro passato che molte volte ostacola invece di aiutarci ad affrontare la situazione che suscita in noi questa emozione.

Quali strategie possono aiutare ad affrontare la paura?

  • Immaginare la peggiore delle conseguenze: se arrivate tardi al lavoro, qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Se non andate a genio al vostro nuovo capo, qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Se non superate un esame, qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Tutti questi esempi hanno delle soluzioni e delle conseguenze che, fino al caso più estremo, potete affrontare.
  • È un’ottima opportunità per dimostrare il vostro valore: un compito complicato è complicato e proprio per questo rappresenta una sfida. Una scusa per conoscere persone nuove ed ampliare il circolo sociale del vostro ambito, un modo per avvicinare il vostro partner al vostro lavoro e alle vostre preoccupazioni, una fonte di autostima, una raccolta di momenti da cui imparare, il disegno di un bel ricordo impresso nella memoria.
  • Nessuno vi restituirà questo tempo: fermatevi, staccate, riprenderete in mano la questione domani. Fate una passeggiata, preparate la cena, sprofondate nel divano, leggete un libro, aiutate un amico, godetevi questi piccoli piaceri. Non trascurateli perché non volete farlo.
  • Senso dell’umorismo: tanto, tantissimo. Una persona che ironizza un problema, ne elimina la natura, lo disarma e si libera. Molte persone raccontano che iniziano davvero a sentirsi complete nel momento in cui si prendono gioco della paura. Potrebbe sembrare tragico, ma è davvero una buona cosa sapere ridere di se stessi e delle proprie paure.
  • Complessi? Il seno, il naso, la bocca, i fianchi, i piedi, le mani… piacciono o non piacciono. Ma dovete essere voi a capire che sono parti di voi.
  • E per quanto riguarda gli altri? Voi decidete il valore da dare ai giudizi altrui, ma anche loro hanno un naso, una bocca, etc… Anche loro hanno paura o dei punti deboli per cui vengono criticati e quindi soffrono. Anche loro vivono le loro piccole o grandi battaglie. Ma sono loro, voi decidete quello che volete per voi stessi.

Immaginate di avere l’opportunità di guardarvi riflessi in un sacco di specchi. Potete scegliere lo specchio che risalta le cose che più vi piacciono di voi o quello che fa risaltare i vostri difetti. È vero, potreste dire che non ha importanza perché la realtà non cambia.

Sì, e quindi? È la realtà a provocare le nostre emozioni o il nostro modo di guardarla?

Foto per gentile concessione di Gwoeii.


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