Curare il bambino che è in noi

Curare il bambino che è in noi

Ultimo aggiornamento: 24 gennaio, 2015

Tutti portiamo dentro di noi il bambino che siamo stati. Prenderci cura di lui è di vitale importanza per migliorare la nostra emotività e mantenere una sana autostima.

Quasi tutti da piccoli abbiamo sofferto di ferite emotive che, se non abbiamo risolto in quel momento, hanno fatto male al bambino che è in noi. Ora possiamo cercare di capire che cosa gli è successo, per curarlo.

Quando sentite un’emozione negativa, chiedetevi perché vi sentite così e cercate di capirvi, di trovare il modo di migliorare quella negatività. Quel bambino dentro di voi ha bisogno di amore e di accettazione.

Esercuzio per curare il bambino dentro di noi

Immaginate la vostra infanzia. Come eravate quando avevate circa 8 anni? Cercate di visualizzarvi fisicamente e, se fate fatica, potete guardare qualche foto per rinfrescarvi la memoria e captare più dettagli possibili.

Adesso fate un esercizio di visualizzazione e immaginazione. Immaginatevi da bambini, nella vostra stanza, da soli: che cosa facevate quando eravate soli? Immaginate quella fase dell’infanzia, tornate al passato e ricordate ogni dettaglio. Che mobili c’erano nella stanza, di che colore, a che cosa giocavate, ecc.

Più dettagli reali inserirete nella scena, migliore sarà l’effetto dell’esercizio. Ora pensate a voi stessi come siete adesso, e immaginate di entrare nella stanza che avevate da piccoli. Aprite la porta e trovate un bambino che abbassa lo sguardo, insicuro. Quel bambino siete voi da piccoli.

Nella stanza ci siete voi, come siete ora, accompagnati da un bambino, che è il “voi” della vostra infanzia. E questo a che cosa serve? A curare le ferite del vostro passato. Ora che siete adulti potete parlare con quel bambino, accarezzarlo, curarlo, usando l’immaginazione.

Avvicinatevi a quel bambino ferito, sensibile, timoroso e chiedetegli che cosa gli succede. Adesso potete comprenderlo, baciarlo, abbracciarlo, dargli protezione, appoggio, amore. Fatelo: trattatevi come vi sarebbe piaciuto che vi trattassero da bambini.

Dategli affetto e comprensione, abbracciatelo forte e ditegli che a partire da adesso è salvo, perché vi prenderete cura di lui come si merita.

Giocate con lui, fatelo divertire, lasciate che esca la sua spontaneità. Continuate a immaginare e a visualizzare di portare quel bambino dove vuole. Qual era il posto in cui più vi piaceva andare da bambini? Quali desideri non avete mai realizzato? Quali affetti vi sono mancati?

Adesso potete dare a quel bambino quello che vuole. Uscire e divertirvi, e quando il bambino che è in voi si sentirà motivato e felice, tornate nella stanza. Lasciatelo lì al sicuro e salutatelo, dicendogli che ogni volta che ne avrà bisogno tornerete ad aiutarlo, comprenderlo e dargli amore.

Gli effetti dell’immaginazione

Se avete portato a termine l’esercizio e messo in atto la vostra immaginazione, vi sarete resi conto che le vostre parti più insicure, crudeli e timorose provengono da quel bambino. Cercate di prendervi cura di lui, di volergli bene e accettarlo, e noterete dei miglioramenti a livello emotivo, oltre a un aumento dell’autostima.

Gli adulti che hanno un bambino sano dentro di loro non si reprimono quando hanno voglia di fare qualcosa che non è “da adulti”, come per esempio fare una passeggiata al parco e salire su un’altalena. A loro non importa che la gente li guardi male.

Gli adulti con un bambino malato dentro di loro, invece, si reprimono quando hanno desideri tipici dell’infanzia. Vogliono trasmettere un’immagine corretta, seria, da adulti, senza renderci conto del fatto che tutti siamo umani e abbiamo bisogno di tornare bambini ogni tanto . Non c’è niente di male, non siamo immaturi: stiamo solo lasciando divertire il bambino dentro di noi.

Gli adulti che hanno figli, possono tornare a far divertire il bambino che è in loro quando giocano con i loro figli. Chi non a mai sentito dire “Si diverte di più il padre del figlio, con quel gioco…”? Chi invece non ha figli, spesso tende a frenarsi quando deve svolgere attività “infantili”.

Non dà più un calcio al pallone, non ride delle cose stupide, sente che deve comportarsi da adulto e che gli altri sono immaturi.

Ma la verità è che non c’è nulla di più salutare del lasciare che il bambino che è in voi sia spontaneo. Non reprimetelo, l’età adulta ha anche bisogno, ogni tanto, di tirare fuori il suo lato divertente.

Immagine per gentile concessione di José Miguel


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