Dite addio al vittimismo

Dite addio al vittimismo

Ultimo aggiornamento: 05 agosto, 2016

Dire addio una volta per tutte al vittimismo è il segreto per vivere una vita appassionante e felice. A nessuno piace essere una vittima, eppure assumere questo ruolo in maniera fittizia può portare alcuni vantaggi ai quali difficilmente sappiamo rinunciare. Sembra, per esempio, che quando ci si trova in tale posizione, sia legittimo richiedere attenzioni e cure che in un contesto normale non potremmo reclamare.

La vita si rivela spesso dura e difficile da affrontare, per noi come per tutti gli altri. Le avversità colpiscono tutti, chi prima e chi dopo. Alcune sono più dure e altre più sopportabili, ma gli ostacoli sono comunque parte integrante di questo regalo che è la vita.

La cosa più importante è sapere che, come disse il grande Buddha, il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è facoltativa.

In altre parole, non abbiamo la capacità di scegliere cosa abbia in serbo per noi la vita; tutto ciò che possiamo fare è prendere decisioni più o meno giuste, ma nulla ci garantisce la liberazione dal dolore. Ciò che è davvero nelle nostre mani è la scelta di come affrontare i problemi.  

Quando si è inchiodati al vittimismo

Tutti noi conosciamo qualcuno che si lamenta in continuazione per qualunque cosa assumendo il ruolo della persona ferita o danneggiata, incolpando sempre gli altri o il mondo intero, ma facendo ben poco per uscire da quel pozzo nero nel quale apparentemente è sprofondato. Vi ricorda qualcosa?

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Si tratta di persone inchiodate al vittimismo, ovvero alla tendenza di pensare di essere disgraziate, di essere l’obiettivo preferito della sfortuna e convinte che tutti gli altri ce l’abbiano con loro e vogliano recar loro qualche danno – anche se la realtà la dice diversamente. Alle volte queste persone sono davvero convinte di tutto ciò a causa di una distorsione percettiva, altre volte si tratta di una semplice simulazione.

La persona inchiodata al vittimismo non riesce a risalire dal buco nero che è la sua vita, anzi, sprofonda ancora di più in esso.

Le persone che la circondano cercheranno in vano di aiutarla, non facendo altro che consolidare l’atteggiamento pessimista di tale persona. Alla fine il dolore affliggerà tutti, anche se chi ne soffrirà di più sarà la stessa vittima che, in fondo, non cessa di stare male con se stessa. Spesso soffre di bassa autostima e crede che solo assumendo il ruolo della vittima potrà meritarsi affetto e attenzioni.

Come si riconosce una persona vittimista?

Vuole che gli altri riconoscano che soffre

Quando le persone che ha accanto cercano di aiutarla, la persona vittimista si sente attaccata, dato che in realtà vuole soltanto che gli altri consolidino il suo stato, in altre parole, che la confortino con parole quali “poverino”, “la vita ce l’ha con te” o “sei proprio un disgraziato, che sfortuna che hai”. Quando si cerca di incoraggiarla affinché prenda in mano le redini della sua vita e cominci a cercare soluzioni, si offende e pensa che nessuno la capisca né sia in grado di mettersi nei suoi panni.

Dà la colpa agli altri e alla vita

Come detto prima, anche se la vita è inevitabilmente fatta anche di ostacoli, è pur vero che esistono categorie di persone che si deprimono facilmente e altre che riescono ad andare avanti e vivere normalmente anche se colpite da avversità molto maggiori.

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Incolpare gli altri e il mondo non servirà a nulla se non a mantenere vivo il problema o a riconfermare il ruolo di vittima. Le persone dall’atteggiamento vittimista non cercano soluzioni per superare le avversità, bensì passano il tempo a protestare perché la vita è ingiusta e loro sono sfortunate, fino a sfinire se stesse e gli altri.

Manipolano emotivamente gli altri

Si tratta di una strategia in questi casi molto usata, poiché provocare negli altri un senso di tristezza renderà più facile l’ottenimento di certi privilegi.

Alcune frasi che possono venire in mente a conferma di questo sono: “Ti ho cresciuto fin da bambino e ora te ne vai via da casa e mi lasci sola”, “Se prenderai un bel voto, la mamma guarirà”. In questo modo, l’altro comincia a sentirsi responsabile dello stato emotivo della vittima e farà di tutto per compiacerla, arrivando persino a violare i propri diritti e bisogni.

Come trattare queste persone?

È semplice: non stare al loro gioco. Lasciandosi incastrare nei ricatti e nelle lamentele di chi fa la vittima, non si fa altro che consolidare il suo atteggiamento e peggiorare la situazione anziché aiutarla. Purtroppo, mettere tutto questo in pratica non è per nulla facile, poiché la nostra cultura ci insegna fin da piccoli a provare compassione per coloro che soffrono e ad aiutare il prossimo, anche mettendo i propri interessi in secondo piano, ma non deve essere così per forza.

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Quando si tratta di un membro della famiglia la questione si complica molto… Chi non aiuterebbe la propria madre se si dimostrasse sofferente, depressa, triste, seppur senza muovere un dito per uscire da questo stato?

Chiunque si arrenderebbe di fronte al suo lamento e la accudirebbe, eppure non è la soluzione adatta perché servirà sol a confermare il fatto che da sola è incapace di risolvere il problema, continuando a lamentarsi senza cambiare nulla. È difficile, ma quando si individua un atteggiamento vittimista, è bene cercare di non cedere e andare in aiuto di tale persona senza consolidare il suo comportamento.

Potremo dirle che siamo lì per cercare insieme una soluzione, ma non al problema di cui la persona crede di essere vittima, bensì quello reale che noi vediamo; che siamo lì affinché esca da questa posizione, ma non per ascoltare le sue lamentele o lasciarci contagiare dalla sua negatività. In caso contrario, la persona non sarà mai consapevole del fatto che la sua strategia non funziona e che dovrebbe pensare di cambiare.


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