Donna: né sottomessa né devota, ti voglio bella, libera e folle

Donna: né sottomessa né devota, ti voglio bella, libera e folle

Ultimo aggiornamento: 24 aprile, 2016

“Donna: né sottomessa né devota, ti voglio bella, libera e folle”, questa frase rimane ancora oggi una delle più belle mai pronunciate sul genere femminile. Purtroppo ai giorni nostri è ancora necessario ricordarlo, e non possiamo negare che ci resta ancora molta strada da percorrere affinché tutti comprendano e mettano in pratica questa frase.

Non si tratta di essere uomini o donne, quindi, ma di avere rispetto del mondo e di tutte le persone che lo abitano. Lasciamo da parte gli stereotipi che portano a pensare che una donna debba solo sfruttare il proprio corpo, ignorare i suoi bisogni e sacrificarsi per gli altri fino all’esaurimento.

È essenziale smettere di alimentare l’idea della donna come persona che deve compiacere gli altri, senza aspettative né bisogni personali. Dobbiamo riprendere in mano la nostra identità, toglierci quella maschera che a volte indossiamo da sole, e rivendicare il nostro diritto a vivere la nostra vita come meglio crediamo.

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La donna non sottomessa, lontana dal dominio

Come sostiene la scrittrice spagnola Alicia Giménez Bartlett, “le donne d’oggi non hanno bisogno di nessuno che le assecondi”. Ma la verità è che essere donna in un mondo che a volte sembra fatto su misura per gli uomini non è sempre facile, perché alcune idee sono radicate dentro di noi e ci fanno cadere nei pregiudizi senza nemmeno rendercene conto.

Una donna ha lo stesso potere personale, la stessa capacità di sentire, di plasmare il proprio futuro, di creare e cambiare le strutture sociali di un uomo.

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L’eroico viaggio della vita femminile

Uomini e donne sono uguali nella loro condizione di persone uniche e indipendenti. Eppure, il patriarcato è presente nella nostra società in un’infinità di gesti, parole, immagini, valori, idee e credenze che alimentano la sottomissione delle donne livello fisico ed emotivo.

Tuttavia, oggi giorno milioni di uomini e donne lottano per ricordarci che l’uguaglianza non dev’essere data per scontata e che non è concessa a tutti. Per ricordarci che non sono le nostre differenze a livello sessuale a determinare chi merita più o meno rispetto, più o meno affetto.

Non si può negare, però, che ancora oggi le donne portano un fardello enorme sulle loro spalle. Un fardello simbolico, che legittima alcuni discorsi e che impone un significato a ogni comportamento che una donna assume.

“L’età migliore di una donna inizia quando smette di sperare che la felicità derivi da un uomo o dall’esterno, e si riempie di amor proprio, di rispetto per se stessa e non perde la sua dignità per niente al mondo, anche se ciò comporta rimanere sola.”

-Karla Galleta-

Vivere sottomesse per colpa delle credenze di una società che non ha ancora preso coscienza dell’enorme disuguaglianza quotidiana, del dramma della violenza sulle donne o dell’oggettivazione del corpo femminile ci rende vulnerabili a problemi come ansia estrema, depressione, dipendenze di vario tipo, incapacità di adattamento, ecc.

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Per questo motivo, la migliore difesa è generare sentimenti comuni, assumere poco a poco un peso maggiore nel mondo esterno. Dobbiamo smetterla di credere che l’unico legame legittimo che abbiamo il compito di proteggere sia quello della famiglia: nessuna donna dovrebbe essere costretta a sacrificare la sua identità per qualcun altro, nemmeno per le persone che ama.

Smettiamola di sentirci colpevoli se non ci siamo fatte in quattro, smettiamola di non avere fiducia nel nostro valore e nelle nostre abilità. Smettiamola di non concederci del tempo per rilassarci, di ignorare i nostri sentimenti, di sentirci obbligate a compiacere gli altri, a essere sempre belle, a rientrare nel prototipo di “donna” che ci hanno venduto.

Dobbiamo iniziare a pensare di più a noi stesse e smetterla di vivere in modo passivo, cadendo nella rassegnazione, nell’obbedienza, nel servizio e la cura degli altri, della casa, della famiglia, dei bambini… Nell’immagine della brava moglie, nell’oggettivazione del nostro corpo, nella repressione, nella pazienza.

Cerchiamo invece la libertà e l’identità personale, lasciando da parte lo stereotipo dell’identità femminile. Non diamo per scontato di dover fare certe cose, prendere certe posizioni, avere certe aspettative o opinioni semplicemente perché siamo nate donne. Dobbiamo essere libere, folli e belle, dal profondo del cuore, come qualsiasi uomo, come qualsiasi persona.

Immagini per gentile concessione di Claudia Tremblay


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