Fibromialgia: il dolore che la società non vede né capisce

Fibromialgia: il dolore che la società non vede né capisce
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2022

La fibromialgia è stata riconosciuta come malattia dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) nel 1992. Attualmente, la fibromialgia colpisce il 4% della popolazione, in maggioranza donne, quasi il 90%.

È conosciuta come la “malattia invisibile”, perché colpisce tutte le parti molli dell’apparato locomotore e non si può diagnosticare facilmente attraverso test medici. La fibromialgia non si vede, non lascia segni sulla pelle né produce ferite che altri possano vedere per identificarvisi. È un dolore solitario, snervante.

Soffrire di fibromialgia è molto difficile: non so come mi sveglierò oggi, se potrò muovermi, se potrò ridere o se avrò solo voglia di piangere… Quello che so per certo è che non fingo: soffro di una malattia cronica.

Al momento, si ignora ancora l’eziologia di tale malattia, ma sappiamo che anno dopo anno viene sempre più diagnosticata, motivo per il quale si tenti, quindi, di intervenire nel modo più esteso possibile, includendo logicamente l’aspetto biopsicosociale.

Per questo motivo, oggi, nel nostro spazio, vogliamo darvi alcune indicazioni di base per affrontare con forza la malattia, migliorando quanto possibile la qualità della vostra vita.

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Fibromialgia: la malattia reale che non si vede

Quando una persona non può alzarsi dal letto perché sente che “aghi ardenti” feriscono le sue articolazioni, non sta né fingendo né cercando una scusa per non andare al lavoro. Chi soffre di fibromialgia deve aggiungere alla malattia anche l’incomprensione sociale, con la sensazione di sentirsi invisibile in un mondo in cui si crede solo a ciò che si vede.

Il principale problema della FM (fibromialgia) risiede nel dibattito riguardo la sua origine, psicologica oppure organica. Queste sono le principali conclusioni suggerite dagli esperti:

Le possibili origini della fibromialgia

In primo luogo, è necessario chiarire che non esiste evidenza medica che colleghi la fibromialgia alle malattie psichiatriche.

  • Alcuni autori indicano che circa il 47% dei pazienti soffre d’ansia, ma bisogna tenere in considerazione anche come tale dimensione psicologica possa essere una risposta al dolore stesso, alla stessa malattia.
  • Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Arthritis & Rheumatology”, coloro che soffrono di fibromialgia sperimentano una maggiore ipersensibilità nella stimolazione sensoriale quotidiana.
  • Tramite risonanza magnetica, i ricercatori hanno scoperto che in seguito a uno stimolo visivo, tattile, olfattivo oppure auditivo, le regioni di integrazione sensoriale cerebrali ricevono una sovrastimolazione maggiore del normale.
  • Le persone con fibromialgia hanno un maggior numero di fibre nervose sensoriali nei propri vasi sanguigni, di conseguenza qualsiasi stimolo o cambio di temperatura porta a un dolore intenso.
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Una cosa da tenere in considerazione è che qualsiasi fattore emotiva incrementa la sensazione di dolore in tali fibre nervose. Una particolare situazione di stress porterà sovrastimolazione e dolore e, a sua volta, la sensazione di sofferenza e di stanchezza cronica renderà il paziente vulnerabile e perfino depresso.

Si cade, quindi, in un circolo vizioso in cui una malattia di origine organica viene amplificata dal fattore psicologico. Per questo motivo, vale la pena controllare la dimensione emotiva per attenuare o almeno “controllare” l’origine eziologica.

Strategie psicologiche per affrontare la fibromialgia

Il dolore cronico fa parte della nostra realtà sociale e la fibromialgia (FM) è una delle sue principali cause. Adesso che sappiamo che fattori come lo stress o la tristezza incrementano la sensazione di sofferenza, è importante introdurre alcune strategie di base che ci possano aiutare ad affrontare il tutto.

Oggi ti sei alzato, ti sei vestito e sei potuto uscire di casa. Nessun altro capirà le tue conquiste, ma questi piccoli trionfi per te sono importanti e devono darti forza: puoi essere più forte della tua malattia.

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5 modi per ottenere una migliore qualità di vita

In primo luogo, dobbiamo avere ben chiaro che le stesse misure non vanno bene per tutti. Dovete trovare le strategie adatte a voi, secondo le vostre particolarità e bisogni. Provatele e selezionate voi stessi quelle che vi portano maggior sollievo.

  • Capite la vostra malattia. Implica stare a contatto con specialisti, medici e psicologi. Abbiamo bisogno di trattamenti multidisciplinari e ognuno di essi vi permetterà di saperne di più riguardo questa patologia, affinché “comprendiate” il vostro nemico. In tal modo, vi sentirete più sicuri e accorti.
  • Adottate un atteggiamento positivo. Sappiamo che non è facile, ma invece di reagire dinanzi al dolore, è meglio accettarlo e trattarlo senza deprimerci. Non abbiate timore a parlarne con persone con il vostro stesso problema, non isolatevi né portate rancore verso coloro che vi circondano.
  • Cercate attività che vi permettano di affrontare lo stress e l’ansia: esistono tecniche di rilassamento davvero adeguate che possono aiutarvi. Anche lo yoga, tra l’altro, può essere molto benefico.
  • Non perdete mai il controllo della vostra vita, non lasciate che il dolore vi domini. Per questo motivo, stabilite quotidiani momenti di tempo libero, per quanto brevi che siano. Uscite a camminare e non evitate il contatto sociale.
  • Siate coscienti delle vostre emozioni, del vostro pensiero e linguaggio. Ciò che pensiamo e sentiamo ha un’influenza diretta sulla malattia. Se ci diciamo frasi come “non riuscirò ad alzarmi”, “non c’è soluzione” o “non ne ho la forza”, le vostre pene aumenteranno.

Date una svolta con queste frasi e vedrete come cambierà la vostra realtà.

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Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.