La colpa che inculchiamo ai nostri figli

La colpa che inculchiamo ai nostri figli

Ultimo aggiornamento: 19 maggio, 2016

La colpa che inculchiamo ai nostri figli proviene a sua volta dal senso di colpa che interiorizziamo durante l’infanzia. Lasciando inconsciamente che si sviluppasse fino all’età adulta, siamo arrivati a trasmetterlo ai nostri figli, con le conseguenze di una situazione difficile da controllare.

Il senso di colpa, che genera sofferenza e non porta a nulla, in larga parte è una conseguenza dell’educazione che abbiamo ricevuto. Il congiunto di norme insegnateci deve essere rigidamente rispettato in ogni circostanza.

Dall’infanzia stiamo accumulando e integrando nella nostra vita delle rigide norme, al punto da trasformarsi in quella nostra voce interiore che ci incolpa.

La funzione della colpa

Cosa rappresenta veramente la colpa nelle nostre vite? Come si manifesta? Fin dall’infanzia andiamo a formare un codice morale, che continua a costruirsi attraverso le reazioni delle altre persone in rapporto alle nostre azioni. La colpa ha la funzione di un segnale, che ci indica che abbiamo trasgredito delle norme stabilite.

Quindi, la colpa fa sì che rispettiamo le regole che abbiamo acquisito nel corso della nostra vita, siano queste coscienti oppure no.

Il nostro giudice interiore si incarica di avvisarci e, a seconda della sua rigidità, il senso di colpevolezza rileverà un problema; questo farà aumentare la colpa oppure, se siamo riusciti a renderlo flessibile, ci sarà d’aiuto per eseguire delle necessarie correzioni.

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Come genitori, inculchiamo la colpa nei nostri figli senza pensare a cosa porti: alimentiamo un rigido giudice interiore che li tormenterà in età adulta. Trasmettiamo questo senso di colpa attraverso frasi simili alle seguenti:

  • Bisogna sempre aver cura dei propri genitori.
  • Bisogna sempre ascoltare l’autorità e non mettere in dubbio quanto viene detto.
  • È necessario comportarsi bene per essere amati.
  • Bisogna essere responsabili, lavorare, aver cura della propria famiglia e stare attenti in ogni momento.
  • Chi non lavora e non fa nulla è un pigro irresponsabile.

Sono frasi in cui viene detto come comportarsi in qualsiasi momento, indipendentemente dalle circostanze, dalla motivazione e dalle caratteristiche personali dei propri figli. Inoltre, gli si inculca in maniera implicita che, se non rispettano tali regole, non agiscono in modo adeguato e devono sentirsi male per questo.

Questo è il messaggio che arriva ai nostri figli proprio durante il loro sviluppo, periodo in cui imparano mediante l’osservazione e attraverso l’affetto che ricevono in merito alla loro condotta.

Educare attraverso la responsabilità, non attraverso la colpa

Le rigide norme che si vanno ad acquisire finiscono per risultare obsolete, non adattandosi alle esperienze di vita attraverso cui ognuno è passato. Quel giudice interiore che ci incolpa si manifesta costantemente, facendoci stare male per ciò che potremmo aver fatto ma non abbiamo realizzato, o per quello che dovremmo fare adesso.

La nostra colpevolezza ci mette sulla difensiva, fa in modo che non ascoltiamo, ci rende incapaci di ammettere gli errori e di apprendere.

Educare alla responsabilità presuppone la coscienza che, di per sé, non esiste ciò che è bene e ciò che è male, che ogni azione ha le sue conseguenze, le quali sono una nostra responsabilità, insieme alla nostra propria esperienza, ai nostri impulsi, emozioni e sentimenti.

Facendoci carico del nostro agire, il giudice interiore acquista flessibilità, adattandosi così alle nostre necessità e permettendoci di fare delle esperienze in modo da osservare e apprendere dalle conseguenze. Questo senza il bisogno di provare colpevolezza quando non raggiungiamo le aspettative degli altri.

“Nella vita non esistono premi né castighi, ma conseguenze.”

-Robert Green Ingersoll-

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Liberarsi dalla colpevolezza per poterla togliere agli altri

Stare attenti a non inculcare la colpa nei nostri figli richiede sicuramente molto impegno, poiché in maniera incosciente abbiamo imparato a fare così, proprio come ci hanno insegnato. Per questo, prima di poter agire sui nostri figli, dobbiamo liberare noi stessi dalla colpevolezza.

In età adulta siamo responsabili di poter modificare lo stato in cui ci troviamo, alienati dal senso di colpa. Continuiamo ad agire come i bambini che eravamo, cercando l’affetto e la tenerezza altrui attraverso le nostre azioni.

Bisogna mettersi in testa che non siamo più dei bambini e che l’affetto e la tenerezza non dipendono da delle aspettative che dobbiamo rispettare, ma piuttosto dall’aprirsi onestamente all’esperienza derivante dalle decisioni che prendiamo ogni istante, facendoci poi carico delle relative conseguenze. Ciò implica un’agire mediante la responsabilità e non attraverso la colpa. Presuppone libertà decisionale, nessuna esigenza e obbligo.

“La mente deve intelligentemente liberarsi da sé dal desiderio di ricompensa, che genera paura e conformità. Se trattiamo i nostri figli come una proprietà personale, se ci serviamo di loro per dare continuità al nostro ego meschino e per realizzare le nostre ambizioni, allora costruiremo un ambiente, una struttura sociale in cui non può esserci amore, ma solamente ricerca di egoistici rapporti di convenienza.”

-Krishnamurti-


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