La pecora nera non è cattiva, è solo diversa

La pecora nera non è cattiva, è solo diversa

Ultimo aggiornamento: 22 aprile, 2016

Essere la pecora nera della famiglia non è facile. Rompiamo l’equilibrio del gruppo e siamo “il capro espiatorio” sul quale tutti proiettano le colpe. Bene, se vi identificate in questa situazione, fatevi la seguente domanda: Vi piacerebbe davvero far parte di un gregge composto solo da pecore bianche?

In quanto persone, facciamo parte di gruppi sociali: famiglie, amici, colleghi di lavoro…Per questo motivo, c’è quasi sempre una norma implicita: questa appartenenza implica che dovremmo dare gli stessi giudizi, avere gli stessi valori, etc. Di fatto, la coincidenza, di solito, è considerata un indicatore di coesione.

La pecora nera non è cattiva né goffa né ingrata. È solo diversa, qualcuno che ha imparato a schivare pietre, a pensare in modo diverso, e che ha sempre saputo che direzione prendere, non come il gregge di pecore bianche.

In psicologia ci si riferisce a queste persone come “pazienti identificati”. Se non gestissimo queste situazioni nel modo adeguato, saremo noi a mostrare la sintomatologia di quella famiglia disfunzionale o di quell’ambiente tossico.

Non lo permettete. Se vi additano come pecore nere, imparate ad essere orgogliosi della vostra capacità di pensare diversamente.  È solo un privilegio.

L’effetto pecora nera

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Henri Tajfel è stato uno psicologo sociale famoso per aver coniato il concetto di “effetto pecora nera”. Un’idea con la quale senza dubbio possiamo identificarci, che sia in ambito familiare o in qualsiasi altro contesto sociale:

Secondo la teoria dell’identità sociale, i giudizi che si effettuano nei confronti di altri gruppi sono, in genere, negativi perché si cerca di proteggere ciò che è proprio, quello che definisce, che identifica (la mia squadra di calcio è la migliore, la mia classe è la più intelligente, la mia famiglia è la più felice…)

Ebbene, a sua volta, è comune che esista un’alta esigenza nei confronti dei membri del proprio gruppo. Per esempio: nostro padre può criticare i vicini e il modo in cui gli altri educano i loro figli. Ovviamente, con noi è severo ed esigente perché aspira a non rompere quell’equilibrio interno.

L’effetto pecora nera ci dice che si esercitano più critiche e pressioni psicologiche sui membri del proprio gruppo rispetto a quelli dei gruppi che ci circondano. L’appartenenza a un contesto sociale, in alcuni casi, si accompagna alla dominazione e al controllo.

Nel momento in cui diciamo “no” o “quello non mi definisce” ci guardano con preoccupazione e paura perché abbiamo varcato la frontiera di ciò che è accettabile, sano e virtuoso.

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Quando essere la pecora nera è un privilegio

Quando si capisce di essere la pecora nera della famiglia si hanno due scelte: affogare o reagire. Che ci crediate o no, sono molte le persone che a causa di un’identità molto debole, accettano l’abuso emotivo, le critiche e il disprezzo.

Le persone che vengono etichettate come negative o diverse dal resto dei membri di una famiglia si caricano sulla propria pelle la metafora di un’atmosfera dannosa e disfunzionale. Nonostante ciò, il resto dei familiari si trova in una situazione comoda, perché si sente esentato dalle responsabilità: c’è uno status quo in cui tutti hanno il proprio ruolo.

Per evitare queste situazioni estreme, nelle quali la nostra autostima viene così maltrattata, vale la pena pensarla in questi termini:

Essere diversi può essere una minaccia per gli altri, ma non per voi

Nel momento in cui vi esibite in un diverso modo di pensare, di vestire e di vivere, gli altri inizieranno a etichettarvi come la “pecora nera”, perché sono coscienti di perdere il controllo su di voi.

  • È ovvio che in tutti i gruppi sociali, e in tutte le famiglie, c’è un membro più problematico degli altri. Eppure, è comune adoperare un metro di giudizio unico davanti a tutti i comportamenti che escono dai limiti di ciò che ci si aspetta.
  • Dovete comprendere che non si nasce pecore nere, in realtà è l’ambiente sociale circostante a trasformarci per aver osato reagire, questo è di per sé un atto di coraggio.
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L’appartenenza a un “gregge” non dà la felicità: cercate la vostra strada

In molti casi essere la pecora nera può essere un privilegio. Per giungere a questa conclusione, bisogna liberarsi di molti preconcetti:

  • Primo preconcetto: non avete l’obbligo di essere uguali ai vostri genitori, di pensare come i vostri amici, di agire come gli altri si aspettano da voi.
  • Secondo preconcetto: sentitevi bene per avere i vostri valori personali, per alzare la voce sopra il resto del gruppo. Il mondo è pieno di idee, opinioni e giudizi. Non c’è una verità universale e ognuno deve essere capace di formare sé stesso.
  • Terzo preconcetto: accettate gli altri senza odio né rancore e accettate voi stessi come parte diversa da loro. Visualizzate quella separazione come una forma di liberazione. Voi accetterete la vostra famiglia per quella che è e se loro agiranno con la stessa saggezza, faranno lo stesso.
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