Perché non ricordiamo i primi anni di vita?

Perché non ricordiamo i primi anni di vita?

Ultimo aggiornamento: 06 marzo, 2015

Nessuno (o praticamente nessuno) riesce a ricordare i primi anni di vita; è una cosa che le persone non possono evitare. Questo fenomeno ha una spiegazione scientifica e biologica: in Canada, un gruppo di ricercatori è giunto alla conclusione che non poter ricordare il tempo e le esperienze vissute durante i primi anni di vita si deve alla crescita neuronale corrispondente a tale fase di sviluppo. 

Questo vuol dire che la notevole produzione di nuovi neuroni (il cui fine è quello di elevare i livelli di apprendimento durante la crescita) ha un effetto negativo nei confronti della memoria.

Cosa è la neurogenesi?

In parole povere, la neurogenesi è il processo di creazione  di nuove cellule neuronali nel nostro cervello, soprattutto nella regione nota come ippocampo (direttamente associata all a memoria e all’apprendimento). Questo processo presenta due picchi: prima e dopo la nascita, essendo l’infanzia e l’età adulta periodi di riduzione.

Secondo l’autore Huttenlocher, durante il primo anno di vita il cervello delle persone possiede il doppio delle connessioni neuronali rispetto al periodo dell’età adulta. Si è scoperto che il fattore principale della crescita di queste connessioni è, senza dubbio, l’esperienza acquisita con l’età.

Le basi dello studio

Nonostante in passato fu dimostrato che i ricordi infantili possono persistere a breve termine (perdendosi a lungo andare), un gruppo di ricercatori canadesi decise di verificare il motivo di questo fenomeno.

Tramite la sperimentazione su cavie (sia giovani che adulte) alle quali furono modificati i processi neuronali, si scoprì la relazione diretta tra la crescita neuronale e il recupero della memoria, cosa che spiega l’amnesia a breve termine che si produce durante l’età infantile e i problemi di memoria negli individui in età adulta.

Da quando nasciamo fino ai 4 o 5 anni, il nostro ippocampo si trova coinvolto in un dinamismo costante, cosa che si ripercuote inversamente sulla fissazione dei ricordi a lungo termine. 

Queste scoperte sostituiscono le teorie precedenti che affermavano che l’amnesia infantile dipendesse dallo sviluppo del linguaggio e da altre abilità relazionate alla crescita biologica e sociale.

Nonostante le conclusioni ottenute in Canada non siano sufficienti per dare una risposta inconfutabile al riguardo, senza dubbio rappresentano un inizio innovatore per diversi studi su questo tema ancora poco chiaro, ma che si cerca di scoprire con ansia. Questo vuol dire che, tra i numerosi misteri che persistono nel campo della neurologia, la causa dell’amnesia infantile potrebbe essere sul punto di essere svelato.

Cosa fare con questa mancanza di ricordi?

Giunti a questo punto, possiamo affermare che non c’è niente di anormale nel non ricordare i nostri primi anni di vita.

Forse la raccomandazione migliore è quella di ascoltare questi ricordi tramite il racconto di altre persone (familiari, amici, etc.) per generare aneddoti che, anche se non ricorderemo in prima persona, indubbiamente contribuiranno a definire la nostra storia personale, così come a migliorare i nostri vincoli sociali. 

Immagine per gentile concessione di Fonte Silva Meo


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