Sono ogni giorno più umana: meno perfetta, ma più felice

Sono ogni giorno più umana: meno perfetta, ma più felice

Ultimo aggiornamento: 19 ottobre, 2016

Sono ogni giorno più umana: meno perfetta, ma più felice. Sono diventata la medicina di me stessa, la più importante.

Forse sono gli anni che passano, ma alla fine ho capito che giungiamo a questo mondo per essere e permetterci di essere. Non vale la pena perdersi nel volere degli altri per smettere di essere se stessi, dato che chi ci vuole diversi semplicemente non ci ama.

Spesso sentiamo il detto “non c’è saggezza più profonda di quella data dalla conoscenza di se stessi”. È vero; tuttavia, è ancora più saggio colui che, conoscendosi, stabilisce una forte alleanza con la propria essenza per dirigersi laddove ha tranquillamente deciso da solo di andare. Perché la conoscenza senza azione non ha senso, non è altro che un capriccio. Chi conosce le sue tristezze deve tirare fuori il coraggio per alleviarle.

Sono sveglia dentro e fuori, sono la mia medicina personale, il mio talismano, un cuore ribelle che non ne vuole più sapere di amori carcerieri. Sono più umana, meno perfetta e più felice. Una persona dotata di sufficiente coraggio per amare se stessa ogni giorno, libera da quelle piccole menti che dicono che i miei sogni sono troppo grandi.

Può sembrare curioso, ma spesso, parlando di crescita personale c’è chi afferma che le persone nascono due volte. La prima quando veniamo messi al mondo, la seconda quando scopriamo il dolore emotivo per la prima volta, la perdita, la frattura di ciò che fino a poco prima era stato il nostro cemento di base.

La sofferenza è spesso l’anteprima di una nuova rinascita. È allora che dobbiamo trasformarci nella cura per noi stessi, nelle balie della nostra vita, che con mani esperte rammendano e cicatrizzano le proprie ferite invisibili. Gli insegnamenti che ne traiamo sono indimenticabili e ci trasformano negli esseri meravigliosi che siamo ora.

cuore corpo ragazza

Meno perfetta, più saggia

La donna è spesso soggetta a canoni sociali che richiedono l’eccellenza. È necessario essere brave figlie, buone mogli, madri perfette e, ovviamente, curare l’apparenza in cui le rughe, le smagliature, la cellulite e i chili di troppo sono proibiti. Solo quando ci sentiamo meno perfette e ci ribelliamo orgogliosamente di fronte a questi schemi, raggiungiamo la vera felicità.

Un dato curioso che viene spesso presentato alle donne è che, nonostante tutto, abbiamo comunque un’idea negativa della nostra immagine. È sufficiente fare una piccola prova: basta cercare su Google le parole “autostima donna” per trovare subito mille siti dedicati ad offrire strategie al riguardo.

Veniamo sovente definite come “fragili”, poi come “guerriere”, poi ci si dice “affette dalla sindrome di Wendy”; dopodiché diventiamo l’esempio della lotta quotidiana e i pilastri della nostra famiglia. È come se, in qualche modo, la società stesse giocando a darci una definizione, quando in realtà le donne sanno molto bene chi sono, cosa vogliono e come ottenerlo.

Tuttavia, è il nostro ambiente a mettere delle barriere davanti alle nostre aspirazioni.

viso di donna

La dura lotta per la felicità

Attraverso un interessante studio realizzato dall’Associazione Americana delle Donne Universitarie, è stato scoperto un dato interessante: buona parte delle bambine assiste ad una riduzione dell’autostima una volta giunta la fase adolescenziale. Fino a quel momento, le pre-adolescenti sono eccezionali, dotate di grandi e interessanti idee a proposito del mondo e con una buona opinione di se stesse.

Tuttavia, arrivate ai 15-16 anni, molte ragazze ritengono più importante piacere agli altri per entrare in sintonia con i loro contesti sociali. Per aggradare gli altri, bisogna adattarsi a determinati modelli estetici e comportamentali; l’autostima viene, ovviamente, malridotta da questo periodo.

L’aspetto curioso è che anche molti ragazzi attraversano questa fase di ricerca, di esplorazione della loro identità e di frattura con la concezione di se stessi. Tuttavia, così come ci spiega la psicologa Jean Twenge, è tipico che in quel momento si crei una categorizzazione sbagliata riguardo la donna e la sua perenne bassa autostima, cosa completamente falsa e non dimostrabile scientificamente.

ragazza

La donna e la sua forza

L’antropologa e biologa Helen Fisher, nel suo libro “Donne: il primo sesso”, spiega molto chiaramente che donne non si nasce, ma si diventa. Quando una donna percepisce se stessa come imperfetta e dotata del diritto di esserlo, emergono molti punti di forza.

  • È possibile che nel corso dell’adolescenza vi siate lasciate influenzare da capricci altrui, ma in fondo essere giovani e immature significa anche non poter scegliere e prendere la prima cosa che passa. Poco a poco, appaiono il filtro, l’esigenza e l’auto-esigenza. L’identità si fortifica e iniziate a capire perfettamente cosa va bene per voi e cosa non.
  • La donna di oggi non è una Wendy con l’ansia di prendersi cura di Peter Pan. La donna di oggi non crede più alle favole né vuole accanto uomini immaturi che non intendono crescere. Ama invece se stessa, ha fiducia nel suo intuito, nel suo istinto e si ritiene degna di realizzare i suoi sogni.
  • Anche se è vero che la donna rischia di più di soffrire d’ansia o di depressione rispetto ad un uomo, dispone anche di migliori risorse personali e psicologiche per affrontare queste situazioni ed uscirne rinvigorita. Perché se c’è una cosa in cui è esperta è la resilienza.

Forse molti di voi non lo sanno, ma le donne hanno imparato a cercare dentro di loro come delle vere e proprie maghe dalla saggezza ancestrale. Comprendono i cicli, le rinascite, le perdite, le vittorie, il lasciar andare e il saper ricevere. Non sono affatto creature fragili. Ogni donna è fatta di foglie luminose baciate dal sole e di radici cresciute nel corso delle peggiori tormente.


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