Prendere coscienza significa provare dolore e svegliarsi

Prendere coscienza significa provare dolore e svegliarsi
Rafa Aragón

Scritto e verificato lo psicologo Rafa Aragón.

Ultimo aggiornamento: 21 dicembre, 2022

Potremmo descrivere la coscienza come il movimento dei pensieri in cui si genera la volontà, il desiderio, le emozioni e i sentimenti. Essere coscienti ci fa soffrire, per questo cerchiamo sempre di evitarlo, perché significa guardare in faccia noi stessi. Vedere quello che non vogliamo vedere, che rifiutiamo e che ci infastidisce degli altri.

I problemi che sperimentiamo non sono separati da noi, perché noi siamo il problema in sé. I problemi esistono quando ci si conosce. Sorgono a causa della mancanza di comprensione nei confronti della nostra coscienza e incoscienza.

Svegliare la coscienza

Svegliare la nostra coscienza consiste nel dare inizio ad un processo nel quale non ci sentiremo a nostro agio; questo perché dovremo allontanarci da tutte le nostre idee e i nostri preconcetti, re-imparando per ampliare la nostra mentalità, le nostre prospettive e le nostre credenze.

Il nostro ego, formato dall’orgoglio e da tutte le nostre condotte infantili nell’età adulta, rappresenta la prigione dalla quale ci risulta difficile fuggire. Crediamo di essere liberi e crediamo di decidere in ogni momento quello che vogliamo fare, ma siamo schiavi della nostra mancanza di coscienza e chiarezza per conoscere noi stessi. 

La coscienza e la chiarezza, inizialmente, provocano dolore, poiché ci fanno vedere tutto quello che per molto tempo abbiamo preferito non vedere. Vediamo il dolore che abbiamo fatto a noi stessi e agli altri, e la nostra mancanza di responsabilità per affrontare tutte le conseguenze dei nostri comportamenti e dei nostri pensieri.

È molto più semplice, senza dubbi, continuare a non sapere chi siamo. Siamo abituati così, e in questo modo agiamo, incolpando gli altri e le circostanze di tutto quello che accade nelle nostre vite. Senza mettere mai in discussione i nostri atteggiamenti o i nostri pensieri rispetto a ciò che viviamo.

Quando siamo disposti davvero a responsabilizzarci delle nostre vite, è proprio in quel momento che inizia il processo di presa di coscienza. Affrontando il fatto di riconoscere le nostre paure, difficoltà, emozioni, i nostri limiti, il nostro modo di relazionarci, i pregiudizi, le credenze e i modelli di condotta.

“Essere responsabili comporta essere presenti, stare qui. Ed essere davvero presenti, significa essere coscienti. A sua volta, essere coscienti è una condizione incompatibile con l’illusione dell’irresponsabilità per mezzo della quale evitiamo di vivere le nostre vite.”

-Claudio Naranjo-

In questo risvegliare la coscienza che provoca dolore, soprattutto durante la parte iniziale del processo, è quando ci avviciniamo di più a tutti i nostri aspetti, considerando le nostre luci e ombre. Integrando tutto il nostro repertorio per permetterci di essere chi siamo davvero e comprenderci meglio.

Prendendo coscienza di noi stessi, ci liberiamo dalle nostre repressioni, dai sensi di colpa che ci tormentano e dai conflitti tossici nelle nostre relazioni con gli altri e con noi stessi, imparando a differenziare ciò che dipende da noi e che di conseguenza è una nostra responsabilità. Compromettendoci con la nostra cura e il nostro benessere.


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