Utilizziamo davvero solo il 10% del cervello?

Utilizziamo davvero solo il 10% del cervello?

Ultimo aggiornamento: 10 novembre, 2016

Si dice spesso che l’essere umano non sia in grado di utilizzare più del 10% del suo potenziale; secoli di evoluzione umana e siamo riusciti a sviluppare solo una minima parte delle nostre capacità cerebrali. È proprio vero? Solo al pensiero veniamo assaliti da numerosi interrogativi su cosa succederebbe se fossimo in grado di utilizzare il cervello nella sua totalità o in che modo potremmo attivare il funzionamento di tutte queste zone in apparenza assopite.

Origini del mito del 10%

Sì, in effetti, è solo un mito e, pertanto, un’idea del tutto erronea. Questo concetto ebbe origine alla fine del XIX secolo in seguito ad alcune prove tramite le quali venne analizzata l’attività cerebrale di alcune persone. Si trattava, però, di un metodo rudimentale con il quale era possibile osservare la funzionalità solo di alcune strutture, le quali, costituivano appunto solo il 10% del nostro cervello.

Non è tutto: all’epoca questo numero fu associato anche al numero totale di neuroni che compongono la nostra massa cerebrale; ma non è vero: il 10% sono neuroni, ma l’altro 90% sono cellule giali, direttamente coinvolte nell’apprendimento e che mediano la propria attività con i neuroni.

Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda la figura di Albert Einstein. Qualcuno disse che il famoso scienziato utilizzava il 90% delle sue capacità cerebrali, in quanto genio e come figura eminente all’interno della scienza. Il resto delle persone rispetto al suo potenziale intellettivo rimanevano in una proporzione di 9/1. Un’idea del tutto sbagliata, perché Einstein non utilizzava affatto le proprie potenzialità cerebrali più degli altri, la differenza riguardava l’efficienza di quest’ultime. Questo vuol dire che gli individui “superdotati” utilizzano i circuiti cerebrali in modo più intenso o efficace, non si tratta di accendere l’interruttore di un’unica parte del cervello; esso si accende tutto, ma con maggiore o minore intensità.

Utilizziamo molto più del 10% del nostro cervello

Possiamo dare molte, moltissime, prove di questo. Iniziamo con alcune semplici dimostrazioni:

-Pensiamo a tutte le persone che sono state colpite da un accidente cerebrale, una lesione traumatica, una malattia…Se utilizzassimo solo il 10% del nostro cervello, significherebbe che il restante 90% sarebbe del tutto vuoto e privo di utilità. Soffrire una lesione in una di queste parti inerte, quindi, non danneggerebbe affatto il nostro rendimento. È così? Ovviamente no. Quando si ha un ictus, possiamo perdere abilità proprie di qualsiasi area del cervello, quella temporale, occipitale, parietale, etc. A volte un semplice urto può causare la perdita dell’olfatto oppure parte della nostra memoria. L’idea del 10% è del tutto invalida.

Il nostro cervello ha bisogno di un 20% della nostra energia per mantenersi in buono stato. Si tratta dell’organo che richiede il maggior consumo energetico. Se utilizzassimo solo il 10% della nostra capacità, non avrebbe senso offrire tanta energia ad una “macchina così povera”.

-Tecnologie come la tomografia o la risonanza ci permettono di vedere la nostra attività cerebrale. È incredibile! Il cervello è sempre in attività, persino quando dormiamo, tutte le aree sono in continuo movimento, nessuna è spenta o inattiva. 

-Quando i medici realizzano autopsie e analizzano il cervello, possono vedere perfettamente l’attività di ogni zona. Se utilizzassimo solo il 10%, vi sarebbe un’evidente degenerazione delle altre aree, che, essendo irreversibile, costituirebbero solo materia inerte. Tuttavia, questo non si è mai verificato.

Il mito del 10%, quindi, è solo questo, una falsa storia che spesso compare nella nostra società come eredità del XIX secolo, del tutto priva di base. Il nostro cervello è una grande macchina sempre attiva, potenziarla ulteriormente dipende solo da noi, dalla nostra curiosità, dalla nostra voglia di imparare ed innovare. In questo modo si creano connessioni più intense. Risiede qui il vero segreto.


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