5 filosofi definiscono la felicità

5 filosofi definiscono la felicità
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Felicità è una delle parole più difficili da definire. La felicità mistica non ha nulla a che vedere con la felicità dell’uomo di potere o con quella delle persone comuni.

Nella vita quotidiana incontriamo diverse definizioni di felicità, lo stesso vale anche per la filosofia.

A seguire, vi parleremo di 5 filosofi che hanno cercato di dare una definizione di felicità.

Aristotele e la felicità metafisica

Per Aristotele, il più importante tra i filosofi metafisici, la felicità è la massima aspirazione di tutti gli esseri umani. Il modo per raggiungerla, secondo il suo punto di vista, è la virtù. Vale a dire che se si coltivano le virtù più elevate, si raggiungerà la felicità.

Più che uno stato concreto, Aristotele ritiene che si tratti di uno stile di vita. La caratteristica di questo stile di vita è quella di allenare e potenziare le migliori qualità che ogni essere umano possiede.

Bisogna anche coltivare la prudenza del carattere ed avere un buon “daimon”, cioè buona fortuna o sorte, per arrivare alla felicità piena. Per questo, le tesi di Aristotele sulla felicità sono conosciute con il nome di “eudaimonia”.

Aristotele ha sviluppato la base filosofica su cui è stata edificata la chiesa cristiana. Per questo ci sono alcune somiglianze tra il pensiero di Aristotele e i principi delle religioni giudeo-cristiane.

Socrate

Epicuro e la felicità edonista

Epicuro era un filosofo greco in grande contraddizione con i metafisici. Il filosofo greco, infatti, non credeva che la felicità provenisse solamente dal mondo spirituale, ma che avesse a che vedere anche la dimensione terrena.

Di fatto, fondò la “Scuola della felicità” e giunse a conclusioni molto interessanti.

Postulò il principio secondo cui l’equilibrio e la temperanza danno luogo alla felicità. Questo concetto è racchiuso in una delle sue famose citazioni: “Niente è sufficiente per chi il sufficiente è poco”

Pensava che l’amore avesse poco a che vedere con la felicità, invece l’amicizia sì. Inoltre, era convinto del fatto che non si deve lavorare per ottenere beni, ma che bisogna farlo per amore di ciò che si fa.

Nietzsche e la critica della felicità

Nietzsche pensava che vivere tranquillamente e senza preoccupazioni fosse un desiderio proprio delle persone mediocri, che non danno un grande valore alla vita.

Nietzsche oppone il concetto di “benessere” a quello di felicità. Benessere vuol dire “stare bene”, grazie a circostanze favorevoli o alla buona fortuna. Tuttavia, si tratta di una condizione effimera che in qualsiasi momento può terminare. Il benessere è come uno “stato ideale di pigrizia”, cioè senza preoccupazioni, senza sussulti.

La felicità, invece, è forza vitale, uno spirito che lotta contro qualunque ostacolo che limiti la libertà e l’affermazione di sé.

Essere felici, allora, significa essere capaci di provare forza vitale attraverso il superamento delle avversità e la creazione di modelli di vita originali.

Nietzsche

José Ortega y Gasset e la felicità come confluenza

Secondo Ortega y Gasset, si raggiunge la felicità quando la “vita proiettata” e la “vita effettiva” coincidono, cioè quando c’è una corrispondenza tra ciò che desideriamo essere e ciò che siamo in realtà.

Questo filosofo afferma:

Se ci chiediamo in cosa consista lo stato ideale spirituale denominato felicità, troveremo facilmente una prima risposta: la felicità è trovare qualcosa che ci soddisfi pienamente. 

Questa risposta, però, non fa altro che spingerci a chiederci che cosa sia questo stato soggettivo di piena soddisfazione. Ci chiederemo anche quali condizioni obiettive debba avere qualcosa per riuscire a soddisfarci“.

Così, tutti gli esseri umani hanno la potenzialità e il desiderio di essere felici. Questo significa che ciascuno di noi definisce quali realtà possono portarlo alla felicità. Se riusciamo a costruire queste realtà, allora saremo felici.

Slavoj Zizek e la felicità come paradosso

Questo filosofo ritiene che la felicità sia una questione di opinione e non di verità. La considera il prodotto di valori capitalistici, che in modo implicito promettono la soddisfazione eterna attraverso il consumo.

Tuttavia, negli esseri umani regna l’insoddisfazione, perché in realtà non sanno cosa desiderano.

Chiunque creda che avere o ottenere qualcosa (comprare una cosa, cambiare status, etc.) possa portare alla felicità, in realtà, inconsapevolmente, vuole raggiungere qualcos’altro e per questo si ritrova sempre insoddisfatto.

Secondo Slavoj Zizek, “il problema è che non sappiamo ciò che vogliamo davvero. Quello che ci rende felice è non avere quello che vogliamo, ma sognarlo”.


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