Andare dallo psicologo: quali scuse inventiamo?

Andare dallo psicologo: quali scuse inventiamo?
Sara Clemente

Scritto e verificato Psicologa e giornalista Sara Clemente.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

“Non ho bisogno di andare dallo psicologo, perché non sono matto”. Quante volte abbiamo sentito questa frase in una conversazione tra amici, tra una coppia, in una discussione tra più persone o in una trasmissione televisiva?Eppure è un’affermazione molto sbagliata!

Se andiamo da un avvocato per risolvere delle questioni legali o dal medico quando abbiamo la tosse, perché non andare dallo psicologo quando non sappiamo gestire certe situazioni, quando ci sentiamo stressati o quando abbiamo dei problemi familiari?

Non tutto si riduce a un’alienazione mentale. La psicologia oggigiorno può trattare e migliorare tutti i campi e i contesti della persona. Tuttavia, sebbene stia acquisendo un valore sempre più positivo, la scelta di consultare uno psicologo è ancora accompagnata da numerosi pregiudizi. Le persone inventano innumerevoli scuse per non andare dallo psicologo, ma quali sono le più usate?

“Mi piacerebbe, ma non ho tempo”

Per la salute c’è sempre tempo. E se non lo troviamo, significa che lo stiamo usando per altre cose che probabilmente non sono così importanti. Coltivare il tempo per la mente e il corpo è molto utile per mantenere il buon umore e migliorare il rendimento negli impegni da affrontare ogni giorno.

Per questo motivo, risulta molto vantaggioso organizzarsi. A maggior ragione se abbiamo anche dei bambini. Se siamo abituati ad andare a fare la spesa due volte a settimana, possiamo andare al supermercato solo uno dei due giorni e dedicare l’altro a noi stessi. Tale tempo “risparmiato” possiamo utilizzarlo, per esempio, per andare dallo psicologo, fare sport, rilassarci con un bagno caldo, leggere, passeggiare…

“Non voglio raccontare le mie cose intime a un estraneo”

Se raccontate i vostri problemi di coppia a un’ amica, sapete che vi darà un consiglio da un punto di vista soggettivo. Ma un amico non è uno psicologo, uno psicologo dal canto suo non è nemmeno un consulente. Sebbene la cerchia sociale di una persona sia utile per proteggerla da certi disturbi, a volte sfogarsi non è sufficiente.

È la relazione che si mantiene tra il paziente e lo psicologo a rendere il processo oggettivo e professionale. Il terapeuta non giudica né censura e mantiene una riservatezza assoluta riguardo a ciò che viene raccontato dal paziente. Ma l’aspetto più importante è che offre delle soluzioni.

Donna triste dallo psicologo

E meno male! Nessuno può sopportare un malessere costante per l’intera giornata, anche quando attraversiamo un periodo particolarmente difficile. Tuttavia, se un malessere non si manifesta, non vuol dire che non esiste, bensì si nasconde finché qualcosa non lo fa “svegliare”.

Per caso andiamo dal dottore solo quando avvertiamo dolori articolari talmente forti da non poterci alzare dal letto? Non sarà meglio sapere che abbiamo la fibromalgia il prima possibile e poter ricorrere a un rimedio, invece di usare delle scuse per non andare dallo psicologo? Se, ad esempio, non siamo capaci di controllare l’ansia dobbiamo imparare a farlo. In tal senso, meglio prima che dopo.

“Il tempo cura tutto”

L’avanzare del tempo allevia una reazione inizialmente impulsiva. Vale a dire, ci permette di osservare le difficoltà da diverse prospettive e/o occultare il dolore. Tuttavia, purtroppo il passare degli anni non ha proprietà terapeutiche.

Molte volte invece di calmarci, dilata il nostro problema. Un problema che avremmo potuto risolvere in pochi mesi ci mortifica per anni, perché non siamo stati capaci di trovare una soluzione in tempo e l’abbiamo nascosto sotto il tappeto.

È evidente che non disponiamo tutti delle stesse risorse economiche, ma ciascuno di noi indirizza i propri mezzi verso le cose che contano di più. Molte volte, spendiamo più di 1.000 euro per un telefono, ma quando si tratta di salute, di solito non siamo così ben disposti a spendere.

Se invece il problema economico risulta essere più grave, oggi esistono alcune fondazioni o ONG che offrono un supporto psicologico gratuito. La consulenza on-line, inoltre, è uno strumento economico sia per il paziente che per il professionista.

“Non voglio prendere pillole”

Il lavoro che fa lo psicologo non prevede la prescrizione di medicinale. Il suo lavoro è essenzialmente terapeutico. È lo psichiatra che si impegna a regolarizzare a livello farmacologico i pazienti, attraverso l’ingestione di certe pillole come gli psicofarmaci.

Tuttavia, l’assunzione di certi medicinali non deve essere motivo di stigmatizzazione, perché talvolta sono fondamentali per il trattamento e migliorano diversi disturbi. Se una delle nostre ghiandole non funziona adeguatamente, è necessario riequilibrarla altrimenti può alterare vari aspetti della nostra vita: le nostre emozioni, il nostro appetito, il sonno o il desiderio sessuale.

“La gente non cambia”

Se noi psicologi credessimo questo, la nostra professione smetterebbe di esistere: crederemmo che le persone non siano capaci di imparare né di evolvere. Ma la realtà è ben lontana da tutto ciò. Si può cambiare con l’impegno e la costanza. L’unico ostacolo che ci impedisce di continuare a migliorarci è quello che imponiamo a noi stessi.

Quando ciò che vogliamo modificare riguarda un tratto fondamentale della nostra personalità, come per esempio l’introversione, il cambiamento è più complesso, in quanto risulta essere più radicato nella vita della persona, ma non è impossibile.

Ragazza triste sul divano che abbraccia un cuscino

“Un mio amico l’ha provato e non gli è servito”

Ciascuno di noi vive le proprie esperienze e ha i suoi punti di vista, idee, abitudini e sensazioni. E proprio come ci dicevano spesso le mamme e le nonne: molte volte i paragoni sono detestabili. Un’idea basata sulle brutte esperienze altrui non è una verità, ma un pregiudizio.

D’altro canto, come in tutte le professioni, non tutti gli psicologi sono bravi o hanno come priorità il bene del paziente. Questo non vuol dire che la maggior parte dei professionisti siano incompetenti.

Tutte queste scuse per non andare dallo psicologo celano un certo grado di vergogna e paura. Si prova vergogna, in quanto ancora oggi esistono molti pregiudizi riguardo alla decisione di consultare uno psicologo, gli altri penseranno che siamo strani. Vi sono anche la paura di stare male e soffrire.

Le persone non vogliono esporsi a livello emotivo. Abbiamo paura di rivivere le cose che ci hanno fatto soffrire tanto. Ma a volte non ci rendiamo conto che quel dolore dal quale stiamo cercando di fuggire è lo stesso che proviamo tutti i giorni quando vogliamo azzittirlo.

Non vi è mai successo di sentirvi meglio, più sollevati,  anche solo dopo aver pronunciato ad alta voce quello che vi faceva stare male? Immaginati come vi potrete sentire meglio neutralizzando ciò che vi ha paralizzato per tanti anni. Avverrà quando direte al vostro psicologo: perché non sono venuto prima!


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  • Sarafino, Edward P., and Timothy W. Smith. Health psychology: Biopsychosocial interactions. John Wiley & Sons, 2014.


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