Andare in bicicletta: perché non si dimentica?

Una volta che impariamo ad andare in bicicletta, non lo dimentichiamo più. Il motivo per cui il cervello rende automatiche certe procedure e ne dimentica altre è legato a una specifica struttura: il cervelletto.
Andare in bicicletta: perché non si dimentica?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Perché non dimentichiamo come andare in bicicletta? È una sorta di atto riflesso. Anche se lo abbiamo imparato nell’infanzia si riattiva indipendentemente dal fatto che siano passati due o quindici anni dall’ultima pedalata.

È un apprendimento che non si perde, diviene automatico, proprio come nuotare, legarsi i lacci delle scarpe o, ancora di più, guidare la macchina.

Ammettiamolo, sono pochi i ricordi che evocano una sensazione di successo quanto quello in cui siamo riusciti a percorrere i primi metri in bicicletta senza l’aiuto di nessuno, godendoci quella sensazione di libertà e velocità. Di tutte le lezioni che impariamo nella vita, questa è una delle più emozionanti.

E rimane lì. Questa abilità rimane impressa a vita in un angolo del cervello. Ma perché? Qual è il meccanismo che permette che alcune esperienze rimangano impresse nella memoria, mentre altre siano destinate all’oblio?

Possiamo cancellare immagini, conversazioni, dati e un gran numero di esperienze dalla nostra mente, mentre altre rimangono indelebili e disponibili in caso di bisogno.

Quello della memoria è un universo neuronale fitto di misteri, anche se, per alcuni abbiamo già una spiegazione.

“Ricordare è facile per chi ha memoria. Dimenticare è difficile per chi ha cuore.

-Gabriel García Márquez-

Ragazza in bicicletta.

Perché non dimentichiamo come andare in bicicletta?

Arthur Schopenhauer sosteneva che ciascuno di noi possiede il massimo della memoria per ciò che gli interessa e il minimo per ciò che non gli interessa. Ed è indubbiamente vero che tutto quello che per noi ha un significativo e una componente emotiva è più facile da immagazzinare nella memoria.

Tuttavia, la risposta alla domanda sul perché non dimentichiamo come andare in bicicletta, poco ha a che fare con le emozioni o con la motivazione.

Per comprenderlo meglio, prendiamo spunto dalla spiegazione data da Boris Suchan, neuropsicologo del Dipartimento di Neuroscienze Cognitive dell’Università Ruhr di Bochum in Germania: il nostro cervello memorizza ogni esperienza in due modalità specifiche:

La memoria procedurale e il suo funzionamento inconscio

La memoria è organizzata in memoria a breve termine e memoria a lungo termine. Quest’ultima, presenta due ulteriori tipologie:

  • Memoria dichiarativa: ovvero quel tipo di memoria che ci permette di riportare alla coscienza e in modo volontario, fatti, dati o esperienze del passato. Ci è possibile ricordare, ad esempio, chi ci ha dato il primo bacio, chi abbiamo incontrato quando siamo usciti di casa stamattina o il finale del nostro libro preferito.
  • Memoria procedurale: questa include tutte le abilità motorie ed esecutive acquisite in un dato momento della nostra vita. In tal senso, abilità come scrivere, suonare uno strumento, nuotare, guidare o andare in bicicletta sono legate a questo sistema cerebrale di procedure automatizzate (a differenza della memoria dichiarativa).
Cervelletto.

Perché non dimentichiamo come andare in bicicletta: il ruolo del cervelletto

Uno dei primi a rimanere affascinato dal cervelletto fu Leonardo da Vinci. Tanto che fu lui a coniare questo nome nel 1504, quando in una delle sue notti dedicate alla ricerca sulla fisiologia umana, rimase incuriosito da questa zona che chiamò semplicemente “piccolo cervello (cerebellum)”.

Ma ciò che Leonardo non sapeva è che questa struttura è responsabile di svariate funzioni essenziali per l’essere umano. Grazie al cervelletto possiamo scrivere, usare il cellulare, il computer, guidare, nuotare, suonare uno strumento, giocare o dedicarci al nostro sport preferito.

E, naturalmente, a esso si deve la capacità di ricordare per sempre come andare in bicicletta. Questo perché:

  • Questa struttura controlla sia le funzioni motorie, che la coordinazione e l’equilibrio.
  • Le cellule di Purkinje presenti nel cervelletto presiedono la memoria motoria e muscolare, la quale facilita il movimento automatico della pedalata senza doverla ricordare volontariamente.
  • Le neuroscienze stanno attualmente dimostrando l’importanza del cervelletto nelle diverse attività sportive. Così come in tutte quelle funzioni che comportano un apprendimento di tipo automatico. In tal senso Richard Bergland, neurologo del Beth Israel Hospital di New York, è stato uno dei primi a segnalare l’importanza di questa struttura nella nostra vita quotidiana.
Perché non dimentichiamo come andare in bicicletta.

Per concludere

Il cervello sa che esistono alcune attività da acquisire stabilmente per facilitare il nostro adattamento all’ambiente. Pensate se dovessimo impiegare del tempo ogni giorno per ricordare come guidare, come inviare un messaggio dal cellulare o come muovere il corpo per correre e attraversare sulle strisce pedonali.

La classica espressione “è come andare in bicicletta” dimostra che esistono attività che una volta apprese, difficilmente vengono dimenticate.

D’altro canto però, dove abbiamo messo le chiavi o quale sia la capitale del Madagascar non sembra avere la stessa importanza per il cervello. Ed è del tutto comprensibile.


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  • Carlson, N.(1996). Fisiología de la conducta. Barcelona:Ariel.
  • Pinel, J. (2006). Biopsicología (6ª edición). Prentice Hall.

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