Antinomie dell'educazione contemporanea

Le antinomie sono coppie di affermazioni in contraddizione l'una con l'altra. In questa sede ne vedremo 3 che sono grandi contraddizioni dell'educazione.
Antinomie dell'educazione contemporanea
Alejandro Sanfeliciano

Scritto e verificato lo psicologo Alejandro Sanfeliciano.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

Le parole del fisico danese Niels Borh “l’opposto di una piccola verità è sempre il falso; invece l’opposto delle grandi verità può essere percepito anch’esso come vero” dimostrano che in molte occasioni la società è ricca di “grandi verità” che si contraddicono tra loro. A questo fenomeno viene dato il nome di antinomie, che sono coppie di verità in contraddizione l’una con l’altra. In questo articolo parleremo di 3 contraddizioni o antinomie dell’educazione.

L’analisi di queste antinomie dell’educazione ci aiuterà a capire in larga misura i principi che governano questo sistema e le sue incoerenze. Ci permetterà di individuare il conflitto tra quello che crediamo essere vero, quello che ci piacerebbe “fosse” vero e quello che, invece, lo è; la dissonanza tra questi tre stati si traduce in una serie di affermazioni contraddittorie per conciliare queste discrepanze.

Le antinomie dell’educazione

Le tre grandi antinomie dell’educazione sono le seguenti: (a) L’educazione per lo sviluppo Vs l’educazione culturale (b) L’apprendimento intrapsichico Vs apprendimento situazionale e (c) conoscenza locale Vs conoscenza sociale. A seguire, analizzeremo in dettaglio ciascuna di queste antinomie.

Bambino annoiato

L’educazione per lo sviluppo e l’educazione culturale

La prima contraddizione dell’educazione ruota intorno agli obiettivi della stessa. Se vi state chiedendo quali sono tali obiettivi, troverete diverse risposte che indicano che quello principale è lo sviluppo personale dell’individuo; questo vuol dire raggiungere il potenziale massimo dello sviluppo personale e riuscire, di conseguenza, a raggiungere uno sviluppo globale della società.

Un altro obiettivo del sistema educativo è immergere o favorire l’integrazione culturale dell’individuo nella sua cultura di appartenenza, e questo perché la scuola non si basa solo sull’istruzione, ma indica anche possibili modelli di crescita e comportamentali.

Sebbene inizialmente possa sembrare che lo sviluppo personale e la trasmissione della cultura non siano obiettivi in contrapposizione, in realtà hanno aspetti inconciliabili. E il problema risiede nel fatto che quando una cultura viene tramandata, non è solo la cultura in sé a essere tramandata, ma anche alcune componenti a essa associate, come gli aspetti politici ed economici.

Ad esempio, una società capitalista e industrializzata si basa su una forza lavoro molto efficiente e su una classe media numerosa. Di conseguenza, è normale che il sistema educativo in questione si concentri sul formare lavoratori non specializzati e specializzati solo in parte. Tramandando cultura si crea una società stabile, e un’educazione basata sullo sviluppo personale renderebbe la cultura instabile, dato che quest’ultima potrebbe provocare sconvolgimenti sociali.

Questa contraddizione esiste a causa del fatto che buona parte della popolazione vuole svilupparsi e aumentare il proprio potenziale intellettuale; al contrario, la cultura prestabilita non è altro che una specie di caramella: apporta soddisfazione, sicurezza e la sensazione di avere tutto sotto controllo.

Sia la cultura che lo sviluppo ci danno piacere e soddisfazione, per cui l’antinomia nasce dal tentativo di avere entrambe le cose. Al contrario, perseguire entrambe le mete trasforma il sistema educativo in un sistema inefficace e pieno di errori. Questo ci porta a chiederci qual è l’obiettivo che davvero vogliamo raggiungere a livello educativo.

L’apprendimento diretto e l’apprendimento situazionale

Le antinomie dell’educazione riguardano anche il modo in cui i bambini apprendono e vengono valutati. C’è una forte tendenza a classificare i bambini a seconda del loro rendimento (voti, interventi in classe, paragoni, ecc).

Questo favorisce l’idea secondo cui sia il bambino, con le sue capacità, a dover trarre il meglio dalle risorse che la scuola offre. In contrapposizione a ciò, tendiamo a credere che l’apprendimento sia situazionale; di conseguenza pensiamo che sarà più facile per il bambino sfruttare al meglio le risorse scolastiche se l’ambiente è stimolante in questo senso.

In questo caso, la contraddizione diventa più complessa. È un errore indicare il bambino o il contesto come responsabili dell’apprendimento. Ovviamente entrambi gli elementi influiscono, ma responsabilizzare l’uno o l’altro in modo estremo ha diverse conseguenze sulla politica educativa.

Bambini in aula

Se ci basassimo sull’apprendimento diretto, la cosa più logica sarebbe dare al bambino le risorse aspettando che faccia domande. Queste domande dipenderebbero dalle sue capacità, ma anche dalla sua motivazione. In qualche modo sarebbero i bambini a dirigere il proprio apprendimento. Al contrario, se ci basassimo sull’apprendimento situazionale, la prospettiva cambierebbe e sarebbe il contesto educativo a dirigere l’apprendimento.

Il nostro sistema educativo agisce da entrambi i punti di vista, il che sfocia -come nel caso dell’antinomia precedente- nell’inefficienza e in incongruenze. Propendere per un punto di vista o per l’altro può essere molto dannoso, in parte per il contesto politico ed economico che ruota intorno all’educazione; ecco qui la contraddizione. Dovrebbero essere la ricerca e lo studio scientifico a dirigere la situazione per trovare un equilibrio.

Conoscenza locale vs conoscenza sociale

L’ultima delle antinomie dell’educazione è forse la meno esplicita nel dibattito educativo. Questa riguarda il metro di giudizio nei confronti di come si pensa, si dà o affibia un significato e “si fa esperienza”. Se assumiamo un punto di vista costruttivista, incontriamo il relativismo, dato che la realtà è, in questo caso, filtrata da un interprete.

Le contraddizioni dell'educazione

Da una parte, abbiamo la “grande verità” secondo cui la conoscenza locale è legittima. Dall’altra, difendiamo il punto di vista globale sull’interpretazione della realtà. Queste due affermazioni sono chiaramente in contrapposizione: se il nostro obiettivo è la conoscenza globale, mantenere la conoscenza locale di piccole società o gruppi intorpidirebbe la prima.

A questo punto il dibattito sembra essere complicato, dato che ogni popolazione o società ha sviluppato la propria conoscenza locale attraverso il contesto e l’epoca in cui esiste, e questo le dà un senso di sicurezza e di controllo. Al contrario, una conoscenza globale ci porta un quadro di azione universale che può esserci molto utile per progredire in armonia e cooperazione, anche se comporta dei rischi. È fondamentale un’analisi e uno studio approfondito che ci dicano quale sia la migliore soluzione per risolvere questa e le precedenti contraddizioni.


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