A beautiful mind: quando convivere con la schizofrenia è possibile

A beautiful mind: quando convivere con la schizofrenia è possibile

Ultimo aggiornamento: 18 giugno, 2016

John Forbes Nash, matematico, Premio Nobel per l’Economia e genio universale, è il protagonista, affetto da schizofrenia, del film A beautiful mind.

Un film che, oltre ad essersi aggiudicato quattro Oscar richiamando l’attenzione degli studi di Hollywood, ha suscitato anche l’interesse degli specialisti in psicologia e psichiatria poiché tratta il tema della schizofrenia.

Questo film racconta di come un essere umano eccezionale impara a vivere con la schizofrenia per tutta la sua vita, applicando la regola per cui “ogni problema ha una soluzione”.

Schizofrenia e dualismo mentale

Jhon Forbes Nash viveva in un dualismo costante prodotto dalla sua mente, dunque doveva distinguere tra la fantasia e la realtà a causa della malattia di cui soffriva, la schizofrenia.

Le allucinazioni e i deliri non sono mai spariti dalla sua vita, ma è riuscito a tenerli sotto controllo al punto che, dopo anni di visite psichiatriche e mediche, è tornato ad insegnare matematica ed è stato premiato con uno dei riconoscimenti più importanti nell’ambito della scienza e delle arti.

Fu proprio la sua mente brillante a farlo conoscere al mondo, quando lui soffriva e lottava per superare la sua malattia.

L’incognita a cui voi lettori starete pensando in questo momento probabilmente è: allora cosa vuol dire? La schizofrenia si cura o non si cura? Schizofrenia paranoide, basta farmaci!

Il trattamento della schizofrenia

Il lungometraggio copre cinque decenni della vita di John Nash, tra i quali il periodo più duro è senza ombra di dubbio il decennio dei sessanta. A quel tempo, John Nash fu ricoverato molte volte in un centro psichiatrico.

Durante la sua permanenza al centro, non viene approfondito l’aspetto di abuso di psicofarmaci o i temuti elettroshock che negli Stati Uniti avevano lo scopo di “guarire” casi di psicosi e stati aggressivi. In realtà, queste misure, invece di aiutare il paziente, erano un’ulteriore causa di peggioramento.

La presenza di qualsiasi tipo di paziente, dai nevrotici agli psicotici pericolosi, all’interno delle stesse quattro pareti, inoltre, rendeva questi centri simili a carceri il cui obiettivo era più che altro allontanare queste persone dalla strada più che guarirle.

Oltre a questo aspetto, è bene sottolinearne un altro che si evince quando il protagonista di A beautiful mind subisce le conseguenze che, ancora oggi, hanno determinati trattamenti psicofarmacologici somministrati in modo indifferenziato ai pazienti con diversi disturbi mentali.

Schizofrenia

Gli effetti collaterali di questi trattamenti sono fondamentalmente l’impotenza, la tendenza ad ingrassare, problemi di concentrazione, così come uno stato di apatia costante dovuto alle componenti sedative presenti nei farmaci.

In queste circostanze, John Nash elabora un modo altamente controverso e non valido per tutti i pazienti, per riuscire a convivere con la sua malattia senza dover passare il resto della sua vita in un ospedale psichiatrico: accettare il fatto di avere delle allucinazioni e ignorarle per tutta la vita.

Jhon Nash, un esempio di miglioramento personale

Grazie alle sue capacità cognitive e alla sua intelligenza, Nash imparò con grande sforzo, pazienza e allenamento a distinguere la realtà dai suoi deliri. Questo è un esempio di auto-miglioramento.

Questa decisione suscita una serie di interrogativi che ancora non hanno trovato risposta perché si tratta di temi scomodi dal punto di vista morale ed etico.

  • È sicuro lasciare che una persona con allucinazioni giri per strada, senza assumere farmaci?
  • Davvero la vita di una persona con un disturbo mentale migliora se questa viene ricoverata in un centro psichiatrico, anche se deve combattere le sue paure personali?
  • Alla schizofrenia è stata dedicata la stessa attenzione rivolta ad altri disturbi, come quello bipolare, o continua ad essere la psicosi tabù tra i disturbi mentali?

Ci vorrà ancora tanto tempo prima che si trovino le risposte adatte a queste domande. Ma quel che è certo è che John Nash trovò il suo modo particolare di affrontare la schizofrenia, grazie alla sua mente brillante e alle sue capacità personali.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.