È triste che i cambiamenti arrivino quando ormai non servono più

È triste che i cambiamenti arrivino quando ormai non servono più

Ultimo aggiornamento: 26 novembre, 2016

È triste che i cambiamenti arrivino quando ormai non servono più, né per quello che promettono di apportare né per ciò a cui vogliono rimediare. Una vera e propria perdita di energia per coloro che un giorno li hanno reclamati senza successo e per coloro che sono cambiati quando ormai era troppo tardi.

Ogni cambiamento è ben accetto se positivo, ma a volte i cambiamenti sono positivi solo se arrivano per tempo. Alcuni lo fanno con anni di ritardo, altri perdono l’opportunità solo perché arrivano un millesimo di secondo più tardi. Alcuni valgono semplicemente per il fatto di essere arrivati, mentre altri ancora devono essere più frequenti per essere considerati veri e propri cambiamenti.

Il cambiamento tardivo che non rende felici, ma che intristisce

È davvero triste che il cambiamento arrivi quando una persona si è ormai stancata di aspettare e ha voltato pagina. Quando i sentimenti, prima incessanti ed impazienti, sono ormai gelidi, inesistenti o circondati da una cenere che non sarà mai più fuoco, ma solo estintore.

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È triste che i cambiamenti arrivino quando non servono più, soprattutto se qualcuno poteva agire prima, ma non lo ha fatto. È proprio per questo che i cambiamenti in ritardo rendono tristi: sono la prova tangibile di ciò che avrebbe potuto essere, ma non è stato.

Presuppongono la certezza della cruda realtà che un giorno abbiamo lasciato in sospeso, circondata da magia e mistero, quando in realtà era tutto inganno e mancanza di interesse. Un distacco che chiunque utilizza come tecnica di protezione, ma che, a lungo andare, ci rende più fragili.

I cambiamenti che non dobbiamo mai aspettare

Esistono cambiamenti che non dobbiamo mai aspettare, poiché ci indicano chiaramente che il punto di partenza è sbagliato. Perché accettiamo la situazione così com’è, con speranza e senza immaginare nessun danno o perché una buona situazione di partenza si trasforma in qualcosa che non abbiamo mai desiderato.

Aspettiamo reazioni, cambiamenti, promesse fatte da persone che non hanno mai pensato di realizzarle davvero. Nessuno ha il diritto di chiedere a qualcuno cambiamenti che non ha intenzione di realizzare, ma non possiamo sapere quand’è così se ci appigliamo a messaggi confusi emessi dall’altro.

Non abbiamo il diritto di esigere, ma quello di impedire che gli altri si prendano gioco di noi. Il vero cambiamento in una situazione è iniziare a rispettare se stessi e i valori che cerchiamo in una relazione. Dobbiamo capire quel è stato il nostro errore: può essere stato causato da aspettative troppo elevate, fatto che non toglie che ci abbiano feriti e che abbiamo fatto bene a farlo capire a chi ci ha mancato di rispetto

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Di fronte alla profonda disillusione, alcuni accettano la situazione e cambiano atteggiamento in solitudine, affrontano il dolore della perdita, sia fisica sia emotiva, senza prolungarlo all’infinito. Altre, invece, rimangono intrappolate nella stessa, nell’attesa di cambiamenti che non arrivano, angosciati dalle promesse che non hanno visto realizzarsi; sperando, chiedendo, domandano, senza ricevere nessuna risposta.

Altri cambiano atteggiamento e situazione, non dimenticandosi però del dolore di ciò che hanno perso. Il punto finale è già scritto ma, dentro di sé, non accettano l’introduzione di questa nuova regola ortografica emotiva. Una regola che, all’inizio, causa dolore e tristezza, ma che, a lungo andare, crea pagine in bianco, lasciando le scritte del passato nell’unico modo possibile… quello che è stato.

Il disappunto per il cambiamento che ormai non serve più

Il disappunto per il cambiamento che ormai non serve più è il primo passo verso la libertà emotiva. Non è una cosa piacevole. Potremmo sentirci finalmente liberi, confortati dall’essere consapevoli che l’altra parte ha reagito, anche se troppo tardi.

Tuttavia, a cosa serve se i cambiamenti arrivano quando la passione è ormai evaporata, quando le parole d’amore o di amicizia suonano ormai come estranee al nostro cuore? Quando il cambiamento non produce più felicità, ma una gelida ed indifferente risposta. Quando il cambiamento non provoca più lacrime di speranza, ma sfinimento emotivo e freddezza.  

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Arrivano tardi rispetto a ciò che un giorno poteva essere, ma che non può più; senza possibilità di avere una seconda possibilità. È per questo che dobbiamo lottare per ciò che è davvero importante, prima che compaiano una marea di “mi dispiace” e il bisogno di seconde opportunità.

Bisogna farlo perché può arrivare un momento in cui la persona che tanto aspettava quei cambiamenti già non li contempla più, non li considera ormai importanti per la sua vita attuale. Bisogna cambiare in tempo, soprattutto se vogliamo evitare di farlo quando non avrebbe più senso. 

I cambiamenti tardivi sono cambiamenti scaduti, adatti ad un terreno arido e desertico, che non germoglierà più di pazzia e passione passata. Non servono, non possono. Sono cambiamenti che rimangono fermi alla stazione dei treni, a guardare, mentre la notte giunge e spegne paesi sperduti. La speranza si è stancata ed è andata via, accompagnata dalla magia e dall’innocenza che sosteneva quel desiderio.


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