Cucina terapeutica: i benefici

Cucina terapeutica: i benefici
Sara Clemente

Scritto e verificato Psicologa e giornalista Sara Clemente.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Al di là del fatto che i cibi che mangiamo siano sani o meno per il nostro corpo, cucinare come attività in sé può aiutare a combattere problemi come lo stress o l’ansia. Volete sapere quali sono i molteplici vantaggi della cucina terapeutica?

Dato il grande numero di programmi e talent show che vengono trasmessi in televisione oggi, questa attività si è avvicinata alle nostre case. Ora abbiamo più familiarità con tecniche come la sferificazione e conosciamo l’importanza del lavoro di squadra affinché i piatti vengano bene. Qual è il ruolo di questa attività nei programmi terapeutici?

Benefici della cucina terapeutica

Creatività e ingegno

Immaginiamo di avere già programmato la settimana con i pasti che ci prepareremo giorno per giorno. Improvvisamente arriva il martedì e ci manca un ingrediente essenziale del piatto che avevamo programmato di preparare. Oddio!  Abbiamo il tempo di andare comprarlo? Ce lo può prestare il vicino? Abbiamo la soluzione: essere creativi.

Forse il piatto non verrà esattamente come avevamo in mente o la prima volta che lo prepariamo non riusciamo a mettere la quantità perfetta di sale. Ma imparare a combinare nuovi alimenti, sperimentare con diverse consistenze o giocare con nuovi sapori può essere molto salutare per la nostra mente.

Quello che in un primo momento era un contrattempo, può essere trasformato in un’opportunità. Dover cambiare i piani rapidamente ci permette di sviluppare l’ingegno, scatenare la nostra immaginazione e migliorare la nostra creatività. Ci fa essere più risolutivi, prendere decisioni in fretta, essere più organizzati e migliorare la nostra efficienza. Guardate quante abilità!

Uscire dalla nostra zona di comfort e diventare fan del “vedremo cosa viene fuori” è un modo per non incasellarsi, per sorprenderci e aumentare la nostra autostima.

Donna che prepara dei muffin

Promuove lo sviluppo personale

D’altra parte cucinare mette alla prova la nostra pazienza. Abbiamo bisogno di tempo, e non il tempo che vogliamo noi, ma quello che richiede ogni piatto. Per quanta fretta possiamo avere di mangiare o servire il piatto o anche se vogliamo semplicemente che un uovo si cuocia in 2 minuti, non è possibile. Al fine di ottenere il risultato desiderato, dobbiamo aspettare e rispettare i minuti di cui necessita la preparazione di ciascun alimento.

Sono inoltre necessarie coordinazione e consapevolezza sensoriale. Vale a dire utilizzare tutti i nostri sensi in modo che ci permettano di conoscere lo stato del nostro piatto e di effettuare delle correzioni quando lo riteniamo necessario.

Quando mettiamo il cucchiaio in un buon brodo per assaggiarlo, usiamo vista, gusto e olfatto. Se impastiamo la farina, usiamo il tatto. Per notare il livello di doratura di quello che abbiamo in forno, usiamo la vista. È quindi necessaria l’integrazione sensoriale e per raggiungerla dobbiamo mantenere l’attenzione nel qui e ora.

Promuove la cooperazione e la comunicazione

Cucinare in gruppo può essere divertente, gratificante e appagante. Ad esempio per i lavoratori che hanno difficoltà a delegare i compiti ai dipendenti può essere molto terapeutico cucinare in famiglia. Fa bene anche a una persona molto abituata a essere autonoma e indipendente, perché favorisce la comprensione e la generosità.

Spartire i compiti è essenziale e fondamentale in ogni campo della vita: quando dobbiamo eseguire le faccende domestiche, con i colleghi di lavoro, nell’organizzazione delle festività natalizie. In ogni momento la nostra capacità di negoziare viene messa alla prova.

La cucina terapeutica può anche aiutarci a capire l’importanza del lavoro di ogni persona per poter raggiungere il risultato finale. Dal sapere come utilizzare il Roner o come tagliare alla julienne delle verdure, fino all’avere dei coltelli affilati. Nulla è banale e tutto conta. Ognuno metterà un gradino in più sulla scala e solo così si potrà preparare un buon piatto.

Due persone che praticano la cucina terapeutica

Combatte la depressione e l’ansia

Negli Stati Uniti alcuni professionisti della salute mentale mettono in atto determinate terapie che promuovono corsi e attività di cucina pensate per i pazienti con diversi problemi. Questa attività aiuta a combattere la depressione ed è un metodo efficace contro lo stress e l’ansia.

Per ore queste persone imparano a cucinare, alcune partendo da zero. Quel bisogno di seguire gli insegnanti per non perdersi nessun passaggio e aggiungere costantemente conoscenze culinarie gli permette di staccare la spina dai loro problemi.

In questo modo concentrano tutta la loro attenzione sulla cucina ed evitano di pensare alla loro condizione. Questo gli offre un punto di vista alternativo su cosa significa “cercare aiuto psicologico”,.

Per la corrente cognitivo-comportamentale è un vero successo. La cucina terapeutica permette ai pazienti di raggiungere un nuovo obiettivo attraverso l’uso e l’apprendimento di tecniche che prima non avevano mai utilizzato.

La cucina terapeutica è un apprendimento completo

Non importa quale sia la nostra età, imparare non occupa spazio. Più sono attive le nostre reti neurali, meno probabilità avremo che si presentino malattie neurodegenerative. Perché non possiamo utilizzare la cucina come un metodo terapeutico di prevenzione?

Conoscere nuovi alimenti, utilizzare nuove tecniche di cucina, imitare ricette di amici o parenti, studiare nuove combinazioni, creare nuovi piatti… Tutto questo ci mantiene attivi. Oltre a questi benefici individuali, può essere un lavoro collettivo, che unifica e fa socializzare.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.