Discriminazione sessista: 6 tipologie

Discriminazione sessista: 6 tipologie
Sara Clemente

Scritto e verificato Psicologa e giornalista Sara Clemente.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio, 2023

Ne siamo circondati. La discriminazione sessista o di genere, nota anche come sessismo, è il pregiudizio, l’atteggiamento o la mancanza di considerazione verso l’altro in base al suo sesso o genere. È quindi un comportamento per cui si sottovalutano, stereotipano o isolano le persone perché sono donne o uomini.

Il problema più grande è che queste forme di discriminazione sono così radicate nella nostra vita quotidiana che molte volte non ci rendiamo nemmeno conto che avvengono. E anche se si stanno compiendo dei piccoli passi per sradicare queste pratiche, rimane ancora molta strada da fare. Vi presentiamo qui di seguito alcune delle forme di discriminazione sessista più comuni.

Origine della discriminazione sessista

Il genere è il sesso costruito socialmente. Per questo gli atteggiamenti sessisti promuovono stereotipi basati su credenze, dichiarazioni e dogmi sui diversi ruoli di genere. E che, soprattutto, si sono stabiliti socialmente e tradizionalmente nel corso del tempo.

Donna che serve il pasto a suo marito

Ad esempio ritenere che in casa l’uomo sia il “capofamiglia”, responsabile dell’economia familiare, mentre le donne debbano limitarsi alla cura dei figli. Questo atteggiamento retrogrado genera anche un danno psicologico profondo e prolungato nella vittima.

Ma attenzione. Sebbene la prima forma di discriminazione sessista a essere identificata sia quella contro le donne, non bisogna utilizzare questa espressione come sinonimo di maschilismo. Il sessismo non riguarda esclusivamente il mondo femminile, è una forma di discriminazione che si riferisce a entrambi i sessi.

Questo concetto non dipende solo dalle individualità, in alcune istituzioni sociali è completamente integrato, tanto che molte ricerche sostengono che il sessismo sia standardizzato e passi inosservato.

Di solito non ci accorgiamo di sostenere indirettamente questi pregiudizi di genere, perché non li riconosciamo neanche quando li abbiamo davanti. Quali sono queste forme di discriminazione sessista?

La connotazione del linguaggio

Non si tratta di cambiare la base lessicale di una lingua, né di cadere in parole roboanti che invece di aiutare confondono. Spesso il sessismo si manifesta in qualcosa di banale come il linguaggio che usiamo per rivolgerci gli uni agli altri.

Se vogliamo mostrare forza o virilità usiamo termini maschili: “Sei forte come un toro”, “Sei un gallo!”. Mentre il femminile di questi aggettivi hanno a volte una connotazione negativa nei confronti delle donne: “Sembri una vacca!”, “Sei una gallina!”. Mentre una donna può essere “come una bambina”, un bambino è già “un ometto”. Ce ne rendiamo conto?

Sessismo benevolo

Quando abbiamo un appuntamento e dobbiamo entrare in un locale… Attenzione alla cavalleria eccessiva! Una cosa è che l’uomo apra la porta perché la donna passi prima di lui (“prima le signore”). Una cosa ben diversa è che in qualsiasi altra occasione sia la donna a cedere il passo all’uomo e questo si rifiuti completamente. In questo caso c’è un problema. Ciò è noto come sessismo benevolo e purtroppo fa parte delle nostre abitudini.

Ma questo comportamento di lasciar passare le signore può anche giocare brutti scherzi agli uomini. Molte volte viene considerata come una forma di discriminazione sessista, portando l’uomo che la segue a essere etichettato come maschilista o condiscendente. Tuttavia, nulla di più lontano dalla realtà. L’educazione non è sottovalutazione.

Uomo che paga il conto al ristorante

Complimento sessista

Bisognerebbe sentirsi lusingati perché uno sconosciuto fa delle valutazioni positive in pubblico sul nostro fisico? Dovrebbe piacerci o dispiacerci ricevere il parere di qualcuno per strada e ad alta voce?

Questa forma di discriminazione sessista è sofferta più dalle donne. È comune che debbano sentire complimenti o commenti offensivi da parte di operai sulle impalcature per strada. E anche se potrebbe sembrare lusinghiero ricevere lodi, molte donne hanno paura di camminare da sole in alcune strade. Ciò è quantomeno fastidioso e invasivo.

Il sessismo sul posto di lavoro

In molti paesi il divario salariale tra uomo e donna è così ampio che le donne arrivano a guadagnare in media quasi 6000 euro in meno degli uomini ogni anno. È un esempio chiarificatore, no?

Oltre all’aspetto economico, il sessismo sul posto di lavoro riguardo l’abuso della propria posizione. Uno dei casi internazionali più suggestivi è stato quello di Harvey Weinstein, uno dei più grandi impresari degli Stati Uniti. Il produttore di film come “Pulp Fiction” e “Il paziente inglese” è stato accusato da innumerevoli donne di averle molestate sessualmente. Molti analisti ne parlano come di una discriminazione sessista sul posto di lavoro che promuove un autentico cambiamento culturale.

Donna con la bocca tappata

Scienziate dimenticate

Il numero delle studentesse nelle facoltà scientifiche è ancora molto inferiore rispetto a quello degli studenti. Pensate che sia questione di genetica o di cultura? Le bambine devono giocare con le bambole e bambini con le costruzioni? Rosa o azzurro? Questa polarità è il risultato di credenze di lunga data.

Vi lasciamo un dato molto suggestivo, noto come effetto Matilda. Si riferisce al mancato riconoscimento del lavoro scientifico delle donne. Dal 1901 gli uomini hanno ottenuto il 97% dei premi Nobel. E la causa non è stata la mancanza di candidate donne.

Sottovalutazione sportiva

Le sezioni dello sport dei telegiornali occupano solo un terzo del tempo totale. Alcuni lo attribuiscono a una mancanza di budget, ma la discriminazione sessista non inizia né finisce lì.

Le donne sono state incluse nel mondo sportivo come abbellimento, per esempio nelle competizioni motociclistiche. In aggiunta a questa mercificazione, ne viene spesso messa in dubbio la professionalità nel dirigere gli uomini per il solo fatto di essere donne (come nel caso dell’ex tennista spagnola Gala León in qualità di capitano della Federazione spagnola di tennis). I commenti sul fisico, l’età o lo stato civile delle sportive hanno più risalto rispetto ai meriti. Senza dubbio, il record di uguaglianza è l’unico che gli rimane ancora da battere.


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