Divorzio: non ci separiamo dai nostri figli

Divorzio: non ci separiamo dai nostri figli
Alicia Yagüe Fernández

Scritto e verificato la psicologa Alicia Yagüe Fernández.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

In Italia nel 2016 ci sono stati 91.706 divorzi. Il divorzio rientra in un quadro giuridico che ha lo scopo di proteggere tutti i membri della famiglia, ma è forse una delle esperienze più difficili della vita familiare. A volte il processo è consensuale, anche se spesso è una delle due parti a fare il primo passo. La famiglia influisce in termini di protezione, amore e riconoscimento. Il suo naufragio ci lascia solitudine, paura, dolore o rabbia.

La rottura coniugale apre la porta ai fantasmi del passato. Nelle crisi si riflette la nostra storia personale e viene svelata l’effettiva capacità di affrontare il presente. Per questo motivo ciascun membro della coppia ha una sua risposta a ciascuna domanda. Ci sono persone che mettono da parte l’odio e il risentimento, mentre ce ne sono altre che cancellano i bei momenti; c’è chi non vuole affrontare i fatti e rimane appeso alla speranza di una riconciliazione che non arriva mai; c’è chi dimentica con un’altra persona, o con tante altre… Come si può capire, la gamma di reazioni è molto ampia.

Ma mentre il matrimonio è reversibile, la maternità e la paternità durano per tutta la vita. Per elaborare un divorzio, gli adulti devono accettare la rottura di coppia, ma non del loro ruolo di genitori. I bambini non dovrebbero essere coinvolti in un clima di violenza e di risentimento. E non devono mai diventare strumenti, proiettili con cui ferire l’altro o messaggeri di speranza per una possibile riconciliazione.

Mani di un genitore avvolgono la testa del figlio

Divorzio: quando la guerra non ha tregua

Il divorzio non dovrebbe essere un ostacolo all’esercizio della paternità/maternità, e nemmeno un processo che danneggia la privacy, la fiducia e la sicurezza di cui il bambino ha bisogno. I bambini non sono parte integrante della coppia e non sono di proprietà di nessuno dei due genitori. Pertanto non devono diventare uno strumento di vendetta, odio o controversie.

I bambini dipendono dai loro genitori e, anche se non gli appartengono, hanno bisogno di mantenere i rapporti con entrambi per crescere sani. Non è raro che una delle due parti sostenga che il suo amore sia più prezioso e le sue cure più valide, lasciando intendere che l’affetto dell’altro sia insufficiente o superfluo. È uno degli errori più gravi, che può causare i maggiori danni a un bambino. I bambini hanno bisogno del contatto con entrambi i genitori per uno sviluppo emotivo sano. È un suo diritto, così come dei genitori poter godere della reciproca presenza.

A seguito di un divorzio conflittuale, spesso i genitori ostacolano le reciproche relazioni. Nei casi più gravi uno dei due genitori ignora il bambino o addirittura lo abbandonano entrambi. I casi che possono verificarsi sono vari, ad esempio un abbandono totale o parziale del bambino o ancora che i genitori lo coinvolgano nei propri conflitti.

L’impatto che i conflitti hanno sulla coppia, sui figli e sulle relazioni genitori-figli, dipende da come vengono gestiti e dagli spazi che gli si riservano. Anche il costo emotivo può essere maggiore a seconda di come si cerca di risolvere il conflitto e della sua durata. Quando i conflitti vengono affrontati in modo inappropriato, generando insoddisfazione, aggressività e tensione, provocano maggiore stress emotivo e una spaccatura tra i membri della famiglia.

Padre che tiene in braccio il figlio

Conseguenze dell’abbandono

Un divorzio comporta un cambiamento importante nelle dinamiche familiari, in particolare a livello relazionale, ma in nessun modo dovrebbe comportare l’abbandono dei bambini. La sofferenza del bambino cresce se a un divorzio conflittuale si aggiungono l’assenza, l’inaffidabilità o la scomparsa di uno dei membri della ex-coppia. Accettare che il padre o la madre non siano presenti è molto difficile, e diventa una battaglia ancora più dolorosa quando capisce che il genitore è lontano, non rispetta le visite concordate o addirittura non vuole saperne niente di lui, né prendersene cura.

Il bambino che è stato abbandonato spesso si aggrappa con ansia al genitore che lo ha in custodia. Spesso cerca di controllare il rapporto accaparrandosi tutto il suo tempo attraverso comportamenti molto esigenti. Dietro a ciò, vi è la paura di perdere il genitore, un senso profondamente radicato di insicurezza. Il processo di separazione dal genitore assente è molto difficile. Il bambino deve distaccarsi interiormente. È comune che ne immagini il ritorno e che fantastichi al riguardo, idealizzando così il rapporto ed evitando il distacco.

Se i genitori scompaiono, il bambino può sentirsi punito. Può sentirsi in dovere di reprimere tutte le manifestazioni di ostilità e rabbia, e può persino diventare estremamente obbediente e sottomesso rivolgendo la violenza contro se stesso. In caso contrario, può scegliere la variante impulsiva e adottare un atteggiamento aggressivo e combattivo.

“Avere figli non ci rende genitori, così come avere un pianoforte non ci rende pianisti”
-Michael Levine-

Conflitto di lealtà

La lealtà è un sentimento di solidarietà e di impegno che unisce i bisogni e le aspettative di varie persone. Implica un collegamento, una dimensione etica e, nel caso della famiglia, la comprensione e la coerenza tra i membri. Generazione dopo generazione, sono esistiti dei sistemi di valori trasmessi tra i familiari. L’individuo è inserito in una rete di lealtà multipersonale, nella quale sono importanti la fiducia e il merito.

In molte famiglie tali alleanze possono essere nascoste, ovvero essere delle aspettative che non sono esplicitate verbalmente, ma che portano impresse delle regole che ci si aspetta vengano seguite da tutti i membri della famiglia. Si tratta di una misura della giustizia all’interno della propria famiglia, un’etica di relazioni che consente l’identificazione con il gruppo. Ciò implica che ogni membro della famiglia debba adeguare le proprie esigenze individuali alla rete familiare.

Quando si verifica una rottura coniugale o relazionale, e questa non implica la fine del confronto, ma un nuovo quadro nel quale prolungare la controversia, non è difficile che i bambini sentano il bisogno di assicurarsi l’affetto di almeno un genitore. Si tratta del cosiddetto conflitto di lealtà, i bambini ricevono pressioni (generalmente nascoste) perché si avvicinino a una delle due parti, e se non lo fanno, si sentono isolati e sleali nei confronti di entrambi i genitori. Ma se decidono di lasciarsi coinvolgere per trovare protezione, sentono di tradire uno dei due. Una dinamica familiare in cui la lealtà verso uno dei genitori implica slealtà verso l’altro.

“La migliore eredità di un genitore per i suoi figli è dargli ogni giorno un po’ del suo tempo”

-Battista-

Madre con due figli

La responsabilità del conflitto

È essenziale non inviare ai bambini messaggi di doppio vincolo, ovvero generare situazioni comunicative in cui il bambino può percepire delle contraddizioni. Ad esempio, dirgli che non è un problema se va con suo padre, ma privarlo al contempo delle carezze. Il linguaggio verbale e quello non verbale comunicano messaggi contrapposti, in modo da suscitare una forte dissonanza nel bambino. Il bambino percepisce di comportarsi in modo sbagliato, ma non capisce perché, dal momento che è l’adulto stesso a causare il conflitto emotivo. Queste dinamiche sono molto nocive per la salute mentale dei bambini.

Il successo di coppia non vuol dire stare insieme per tutta la vita. Se le due persone e la famiglia ne soffrono, se un rapporto è molto distruttivo, il successo consiste nella separazione. Quando l’unione causa dolore, bisogna prendere delle decisioni, forse valutando il divorzio o chiedendo aiuto a un professionista che possa dare una terapia per la famiglia o per la coppia. Tuttavia, alla separazione non deve seguire un abbandono delle responsabilità di genitore o l’utilizzo dei bambini contro l’ex-partner. Il divorzio coinvolge due adulti, che come tali dovrebbero agire con maturità cercando di gestire i conflitti e i sentimenti senza coinvolgere i figli. I bambini e gli adolescenti hanno bisogno del sostegno degli adulti e della loro protezione per sentirsi sicuri e accuditi. È responsabilità dei genitori incoraggiare tale stabilità.

Qualora il processo sia troppo difficile per uno dei partner o per entrambi, si consiglia di cercare un aiuto psicologico che possa fornire in questo senso dei modelli da seguire. Ad esempio, come regolare le emozioni, gestire i conflitti, prendere decisioni, gestire la responsabilità, cercare sostegno, ecc. In breve, riuscire ad affrontare una nuova fase superando e chiudendo quella precedente. È il modo in cui si affrontano i conflitti a renderli costruttivi o distruttivi, soprattutto se ci sono dei bambini coinvolti.

“Pretendere che i genitori, come dimostrazione di rispetto, siano privi di difetti e rappresentino la perfezione, non è altro che superbia e ingiustizia”

-Silvio Pellico-


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