Errore fondamentale di attribuzione

Errore fondamentale di attribuzione
Roberto Muelas Lobato

Scritto e verificato lo psicologo Roberto Muelas Lobato.

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio, 2023

Valorizzare tutte le informazioni con le quali ci imbattiamo ogni giorno è impossibile. Soprattutto con l’espansione di internet e delle reti sociali. Dobbiamo costantemente prendere delle decisioni, più o meno importanti, basandoci sulle informazioni che possediamo o che possiamo cercare.

Dato che la mole di informazioni è troppo grande e abbiamo poco tempo per revisionarla tutta, di solito prendiamo delle decisioni in modo veloce basate su delle euristiche. Esse consente che si creino dei preconcetti, come l’errore fondamentale di attribuzione (Gilbert, 1989).

Conosciuto anche come l’errore di corrispondenza, l’errore fondamentale di attribuzione, come ci indica lo stesso nome, interessa e altera le nostre attribuzioni. Designa la tendenza o la volontà di  enfatizzare o di sopravvalutare le disposizioni o i motivi personali interni quando si cerca di spiegare/ attribuire/ interpretare un comportamento osservato in altre persone, sottovalutando l’importanza delle circostanze esterne.

Un giudice

L’ esperimento di Castro

Edward E. Jones e Keith Davis (1967) condussero uno studio per verificare come funzionano le attribuzioni. In pratica, volevano studiare il modo in cui attribuiamo alla critica un atteggiamento sfavorevole. Presentiamo tale esperimento per rendere la spiegazione più chiara.

Durante l’esperimento, venne chiesto ai partecipanti di leggere alcuni saggi contro Fidel Castro e altri in suo favore. In seguito, dovettero definire gli atteggiamenti degli scrittori nei confronti di Fidel Castro. Le attribuzioni che fecero erano simili al contenuto del testo. Dissero che quelli che scrivevano a favore assumevano un atteggiamento favorevole verso Castro e quelli che scrivevano in modo avverso, erano contro di lui.

Fin qui, il risultato fu quello aspettato. Considerando che gli scrittori avevano scritto liberamente, le attribuzioni che fecero furono interne. Ciascuno scriveva in base alle proprie convinzioni. Tuttavia, ad altri partecipanti venne riferito che gli scrittori avevano scritto a favore o contro Castro in modo puramente casuale.

Si lanciò una moneta in aria e indipendentemente dal risultato dovettero scrivere a favore o contro. A quel punto gli studiosi si aspettarono delle attribuzioni esterne da parte dei partecipanti, al contrario, continuarono a essere interne. Se si scrive a favore, si è a favore; se si scrive contro, si è contro, indipendentemente dai motivi che possono portare a scrivere. Funziona in modo curioso la nostra mente, no?

Delle mani che indicano una persona

Attribuzioni interne ed esterne

Tuttavia, che cosa sono le attribuzioni interne ed esterne? In che cosa si differenziano? Tali attribuzioni (Ross, 1977) fanno riferimento ai motivi, alle cause. Pertanto, un’attribuzione interna è quella che riguarda le caratteristiche interne di una persona, come i suoi atteggiamenti o la sua personalità. Per esempio, se una persona con cui non andiamo d’accordo non supera un esame o viene licenziata, probabilmente attribuiamo delle cause interne a questi fatti. Non ha passato l’esame, perché è stupido; non ha passato l’esame, perché è un fannullone. Essere stupidi o pigri sono caratteristiche stabili delle persone.

Le attribuzioni esterne fanno riferimento ai fattori esterni, mutevoli e, in molti casi, casuali. Riprendendo l’esempio precedente: non ho passato l’esame, perché ho avuto una brutta giornata e sono stato licenziato perché il mio capo è un incompetente. In questo caso, le attribuzioni potrebbero basarsi su eventi circostanziali, come aver avuto una brutta giornata o sulle caratteristiche interne di altre persone.

Le spiegazioni dell’errore fondamentale di attribuzione

Ci sono molte teorie che cercano di spiegare come nasca l’errore fondamentale di attribuzione. Anche se non si sa esattamente perché si produca, alcune teorie presentano anche delle ipotesi. Una di tali teorie implica l’ipotesi del mondo giusto (Lerner e Miller, 1977). Secondo questa ipotesi, le persone otterrebbero ciò che meritano e meriterebbero ciò che ottengono. Attribuire un fallimento a cause che riguardano più il tipo di personalità che le situazioni esterne risponde alla nostra necessità di credere in un mondo giusto. Questa credenza rafforza l’idea secondo la quale abbiamo il controllo della nostra vita.

Un’altra teoria è quella della comunicazione dell’attore (Lassiter, Geers, Munhall, Ploutz-Zinder e Breitenbecher, 2002). Quando prestiamo attenzione a una situazione, prendiamo come punto di riferimento l’individuo mentre diamo per scontato le circostanze, come se fossero un semplice sfondo. Le attribuzioni del comportamento si basano, dunque, sulle persone che osserviamo. Quando osserviamo noi stessi, siamo più coscienti dell’influenza che le forze esterne hanno su di noi, in altri termini, delle attribuzioni esterne.

Un percorso

La cultura nell’errore fondamentale di attribuzione

L’errore fondamentale di attribuzione ha diverse forme. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che è più comune nelle culture individualiste (Markus e Kiyatama, 1991). Le persone più individualiste tendono a commettere più frequentemente questo errore rispetto a chi proviene da culture più collettiviste. In questo modo, gli asiatici attribuiscono maggiormente le cause di un comportamento alle situazioni, invece gli occidentali all’atteggiamento della persona che agisce.

Tali differenze sono connesse alle varie culture. Gli individualisti, più numerosi nei paesi occidentali, tendono a vedere se stessi come agenti indipendenti e, di conseguenza, prestano più attenzione agli oggetti individuali che ai dettagli che riguardano il contesto. Al contrario, i più collettivisti tendono a prestare più attenzione al contesto.

Una differenza classica si può notare nei quadri. I quadri occidentali rappresentano figure umane che occupano gran parte della tela, lasciando poco spazio allo sfondo. In paesi come il Giappone, invece, i quadri raffigurano persone molto piccole in paesaggi dove vengono sviluppati molti dettagli.

Come abbiamo visto, i pregiudizi sono difficili da evitare in quanto sono intrinsechi a fattori importanti, come la cultura. Tuttavia, non è impossibile evitarli. Alcune tecniche (Gilbert, 1989) per correggere l’errore fondamentale di attribuzione sono:

  • Porre attenzione all’informazione di consenso, se molte persone si comportano in modo identico nelle stesse situazioni, la causa potrebbe essere la situazione.
  • Chiedere a se stessi come ci si comporterebbe nella stessa situazione.
  • Cercare delle cause inavvertite, nello specifico, cercare fattori meno evidenti.

Bibliografia

Gilbert, D. T. (1989). Thinking lightly about others: Automatic components of the social inference process. In J. S. Uleman & J. A. Bargh (Eds.), Unintended thought (pp. 189–211). New York: Guilford Press.

Jones, E. E. & Harris, V. A. (1967). The attribution of attitudes. Journal of Experimental Social Psychology, 3, 1–24

Lassiter, F. D., Geers, A. L., Munhall, P. J., Ploutz-Snyder, R. J. Breitenbecher, D. L. (2002). Illusory causation: Why it occurs. Psychological Sciences, 13, 299-305.

Lerner, M. J. & Miller, D. T. (1977). Just world research and the attribution process: Looking back and ahead. Psychological Bulletin, 85, 1030-1051.

Markus, H. R., & Kitayama, S. (1991). Culture and the self: Implications for cognition, emotion, and motivation. Psychological Review, 98, 224-253.

Ross, L. (1977). The intuitive psychologist and his shortcomings: Distortions in the attribution process. ‘In L. Berkowitz (Ed.), Advances in experimental social psychology (vol. 10, pp. 173–220). New York: Academic Press.


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  • Gilbert, D. T. (1989). Thinking lightly about others: Automatic components of the social inference process. In J. S. Uleman & J. A. Bargh (Eds.), Unintended thought (pp. 189–211). New York: Guilford Press.
  • Jones, E. E. & Harris, V. A. (1967). The attribution of attitudes. Journal of Experimental Social Psychology, 3, 1–24
  • Lassiter, F. D., Geers, A. L., Munhall, P. J., Ploutz-Snyder, R. J. y Breitenbecher, D. L. (2002). Illusory causation: Why it occurs. Psychological Sciences, 13, 299-305.
  • Lerner, M. J. & Miller, D. T. (1977). Just world research and the attribution process: Looking back and ahead. Psychological Bulletin, 85, 1030-1051.
  • Markus, H. R., & Kitayama, S. (1991). Culture and the self: Implications for cognition, emotion, and motivation. Psychological Review, 98, 224-253.
  • Ross, L. (1977). The intuitive psychologist and his shortcomings: Distortions in the attribution process. ‘In L. Berkowitz (Ed.), Advances in experimental social psychology (vol. 10, pp. 173–220). New York: Academic Press.

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