Siamo esseri fugaci come stelle cadenti

Siamo esseri fugaci come stelle cadenti

Ultimo aggiornamento: 29 dicembre, 2016

È da tempo che mi sono stufata di soffiare via i denti di leone, di esprimere i miei desideri spegnendo le candeline e di trovare quadrifogli che mi portino fortuna. Ora cerco la magia nei miei desideri e la fortuna nel mio cuore… Perché, in fin dei conti, siamo esseri fugaci, proprio come le stelle cadenti. Per questo motivo, il momento migliore per essere felici è adesso.

Forse molti di voi si riconosceranno in queste poche righe, eppure quando è stata l’ultima volta che avete avuto il coraggio di mettere da parte l’orologio (e il cellulare) per vivere intensamente il “qui e ora”? Spesso ci dimentichiamo che il termine “presente” è anche sinonimo di “regalo”, e che i regali più belli bisogna goderseli, bisogna assaporarli e, soprattutto, bisogna apprezzarli.

Se la vita vi colpisce dieci volte, rialzatevi undici, perché le stelle più luminose si vedono nelle notti più buie. Perché siamo esseri fugaci come stelle cadenti.

Ogni giorno dovremmo imparare qualcosa dai bambini. In ognuno dei loro giochi si vedono la magia e la passione più innate. Passano da uno stimolo all’altro apprezzando il presente, nel quale accadono un’infinità di cose interessati dalle quali vale la pena imparare, fino a quando appare la voce di un adulto che li sollecita a sbrigarsi e che presenta loro quella malattia che chiamiamo FRETTA e quel nemico che chiamiamo TEMPO.

Ci siamo abituati a misurare il tempo in base alla quantità e non alla qualità. I bambini possono essere bambini e giocare solo dalle 6 alle 7, mentre noi adulti rimandiamo la nostra felicità al venerdì o alle vacanze estive. Non è la cosa giusta da fare e oggi riflettiamo proprio su questo.

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La società che non si ferma più a guardare le stelle

Tutto ciò che è fugace ci è sempre sembrato bello. Un fiore d’inverno, le gocce di rugiada all’alba, l’arcobaleno dopo una tempesta… Tuttavia, spesso ci dimentichiamo che anche noi siamo esseri fugaci e incredibilmente belli, e che il tempo non è un bene garantito. Il tempo è un regalo e sta a noi saperlo sfruttare al massimo.

Nonostante ciò, non è qualcosa che sappiamo fare bene. Non assomigliamo più a quelle società del passato che si fermavano a osservare le stelle e che imparavano dal loro ciclo. Ora, viviamo nella società del multitasking, dove non abbiamo più spazio per la riflessione o per l’immaginazione. Il tempo, adesso, ben lontano dall’essere un regalo, ci sfugge dalle mani. È come polvere di stelle, che orbita persa tra i pianeti.

Incitiamo i nostri figli a smettere di giocare, a finire subito i compiti per andare a lezione di inglese, e poi a lezione di musica, e poi a lezione di danza. Noi, intanto, prepariamo l’agenda della giornata e ascoltiamo le notizie, quei telegiornali che trasmettono anche notizie scritte nella parte inferiore dello schermo, per non farci mai perdere la sensazione di immediatezza. Perché succede sempre qualcosa che bisogna sapere.

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Siamo quella società che guarda le stelle solo per esprimere un desiderio, per reclamare la propria felicità perduta. Perché il multitasking e le eccessive esigenze non ci rendono più efficaci. Il cervello non funziona in questo modo. Il sovraccarico, infatti, lo rende inefficace e irrimediabilmente infelice.

Siamo meravigliosamente fugaci, quindi imparate a brillare

Siamo creature fugaci e su questo non ci sono dubbi. La nostra vita ha i giorni contati ed è quindi necessario imparare a brillare lungo questo bellissimo viaggio. È possibile fermare l’orologio e vivere in modo intenso e, infatti, non c’è nemmeno bisogno di cercare grandi avventure. L’importante è indossare il proprio atteggiamento migliore, anche se ciò che facciamo per gran parte della giornata è semplice routine. Stiamo parlando di capire come godersi la vita.

“Il tempo non torna indietro, quindi pianta il tuo giardino e abbellisci la tua anima, invece di aspettare che qualcuno ti porti dei fiori”

-William Shakespeare-

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David M. Levy, professore e ricercatore dell’Università di Washington, ci spiega che per imparare a essere più presenti, è necessario, ogni tanto, stabilire un legame con il silenzio. La nostra attenzione è limitata, eppure continuiamo a riempire la nostra mente di stimoli diversi e di rumori persistenti.

Abbiamo bisogno del nostro ecosistema mentale nel quale rilassarci. Un bosco, una radura di pace e silenzio al centro esatto della nostra mente, lì dove possiamo fermare l’orologio e apprezzare il tempo per ciò che è: un regalo. Una dimensione nella quale immergersi con tutti e cinque i sensi, come fanno i bambini quando permettiamo loro di “essere bambini” per davvero.

Perché la soddisfazione di vivere non si raggiunge grazie ai compiti svolti o al numero di esperienze vissute. Si ottiene grazie all’intensità con la quale abbiamo saputo apprezzare ogni azione, ogni dettaglio, ogni singolo aspetto della nostra storia personale. È lì che si trova la nostra luce interiore più autentica, quella che, di sicuro, potrebbe far impallidire le stelle più brillanti del firmamento.


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