Fake news: perché ci crediamo?

Fake news: perché ci crediamo?
Roberto Muelas Lobato

Scritto e verificato lo psicologo Roberto Muelas Lobato.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio, 2023

Al giorno d’oggi assistiamo a un’epidemia di fake news (bufale) o mezze verità (notizie vere solo in parte). La disinformazione è all’ordine del giorno e non si sa più a quali notizie credere e a quali no. Il motivo di questa tendenza è l’aumento di domanda in termini di informazioni. Le persone vogliono sempre più contenuti informativi, soprattutto se questi coincidono con le loro credenze. Tuttavia, il consumo di fake news è aumentato e molto.

Per comprendere questo fenomeno, dobbiamo fare riferimento alla psicologia della motivazione. Oltre al desiderio consapevole di ottenere informazioni vere, altre motivazioni inconsapevoli ci portano a cercare di confermare le nostre credenze. In questo modo, i messaggi che soddisfano queste motivazioni vengono accettati come veri, persino quando sono falsi (e può verificarsi anche il processo opposto).

Uomo che legge il giornale

Bisogno di chiusura cognitiva

Una delle motivazioni di cui parlavamo è il bisogno di chiusura cognitiva, che è relazionato all’incertezza. Quando questa necessità viene attivata, le persone si sentono attratte da messaggi semplicistici e che affermano verità assolute . Come se non bastasse, tutti abbiamo questo bisogno di chiusura in minor o maggior grado e le situazioni che implicano disordine o confusione e generano incertezza possono aumentarlo.

Un esempio di messaggio semplicistico viene fornito dalle notizie che affermano che i migranti sono i responsabili di tutti i problemi sociali che abbiamo. Questo messaggio è semplicistico poiché divide il mondo in buoni e cattivi, dove noi siamo i buoni mentre i migranti i cattivi. Inoltre, fornisce un “capro espiatorio” ai nostri problemi, dandoci una causa o meglio un soggetto che sta alla base di questa causa. Stando così le cose, i messaggi semplicistici hanno maggiori probabilità di essere dati per buoni e dunque di far sì che la gente vi creda e li accetti senza approfondire o esaminare troppo.

Bisogno di risultati specifici

In modo simile, i messaggi che affermano un risultato specifico, che sia falso o vero, possono essere facilmente accettati se sono concordi con quanto le persone vogliono credere. Tuttavia, non crediamo a qualsiasi cosa ci venga detta solo perché la pensiamo in un modo simile.

Quando le fake news sono troppo stravaganti, come quella su Barak Obama membro del Ku Klux Klan, e contraddicono quello che sappiamo o che crediamo rientri nei limiti del ragionevole, è più probabile che vengano rifiutate, anche se soddisfano la nostra motivazione connessa ai risultati specifici.

Nonostante ciò, la mancanza di conoscenza può far sì che persino le notizie più stravaganti vengano accettate come veritiere. Diversi studi hanno mostrato che le persone più istruite e più avanti con l’età (fattore relazionato alla maggior esperienza) sono meno vulnerabili alle fake news. Questo perché contano su una più ampia quantità di risorse di capacità critica.

Giornale in cassetta della posta

Esperti di fake news

Quando non disponiamo delle necessarie conoscenze, ci affidiamo alle persone che consideriamo esperte. Ad esempio, quando la nostra macchina si rompe, ci rivolgiamo al nostro meccanico di fiducia affinché la ripari; quando ci ammaliamo, chiamiamo il nostro medico di fiducia affinché ci visiti.

Nel passato, per ricevere la maggior parte delle informazioni su società, politica e mondo, si ricorreva a istituzioni sociali rispettabili, come un’agenzia governativa, un rappresentante del parlamento, il presidente o i mezzi di comunicazione di massa, come i giornali, le televisioni, ecc. A quei tempi, il governo e i mezzi di comunicazione di massa godevano di un controllo sull’affidabilità e ci si fidava pressoché ciecamente.

Ma i tempi sono cambiati e né il governo né i mezzi di comunicazione di massa godono della stessa fiducia di una volta. La recente crisi e i casi di corruzione hanno contribuito a far sì che ci si fidi sempre meno. Di fronte a questa mancanza di fiducia nei mezzi “di sempre”, le persone hanno cercato altri canali informativi che soddisfino la motivazione di chiusura e quella dei risultati specifici.

Icone social network

Intossicazione di notizie false

L’avanzare di internet e il sorgere dei social network hanno contribuito alla mancanza di fiducia negli esperti e all’aumento delle fake news. Il momento di confusione al quale assistiamo e nel quale viviamo, caratterizzato da cambiamenti repentini e da un’agitazione crescente (per esempio, l’ascesa di potenze asiatiche come la Cina e l’India, il terrorismo islamico, l’instabilità economica, la crisi dei rifugiati, ecc.), ci ha portati ad aver bisogno di informazioni sempre aggiornate. Vogliamo  scoprire cosa accade in tempo reale.

Questa domanda, insieme al vuoto creato dalla sfiducia nelle fonti informative tradizionali, ha aperto una porta a nuove fonti, in particolare internet e i social network, sulle quali si ha poco o nessun controllo e che talvolta si vedono motivate o tentate a cambiare le opinioni politiche degli utenti, in altre parole a manipolare.

L’attuale piaga della disinformazione è motivo di preoccupazione, richiede e giustifica uno sforzo da parte delle istituzioni sociali volto a restaurare la loro compromessa credibilità.


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