Full Monty: sopravvivere alla disoccupazione

Full Monty: sopravvivere alla disoccupazione
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 07 ottobre, 2022

Full Monty – Squattrinati organizzati è un film inglese del 1997, diretto da Peter Cattaneo e interpretato da Robert Carlyle, Mark Addy e Tom Wilkinson. Il film non aveva a disposizione un grande budget e non ci si aspettava che riscuotesse un tale successo; tuttavia, spopolò ricevendo persino diverse candidature agli Oscar. Il problema è che l’anno di uscita, il 1997 appunto, lo vedeva in competizione con Titanic e, quindi, venne del tutto eclissato dal grande vincitore dell’anno. Nonostante ciò, riuscì comunque ad aggiudicarsi l’Oscar per la migliore colonna sonora.

Con il passare degli anni Full Monty  è comparso di frequente in molte delle liste sulle migliori commedie di tutti i tempi, soprattutto in territorio inglese. Il titolo è un’espressione usata dai diversi personaggi del film e che in inglese fa riferimento al nudo integrale.

Il film è ambientato nella città inglese di Sheffield, teatro di un boom economico grazie all’industria metallurgica; la distruzione delle case vittoriane per lasciar spazio alle abitazioni del futuro e una popolazione completamente devota all’industria, avevano fatto di Sheffield una città esemplare, il luogo dove si fabbricava il miglior acciaio a livello internazionale, presente in ogni angolo del mondo.

Così inizia Full Monty, presentandoci sotto forma di documentario la gloriosa e avanzata città di Sheffield dove, oltre al lavoro, vi è tempo anche per l’ozio: motivo per cui i suoi abitanti vivono una vita piena, appagante e felice.

Scena di Full Monty

Dopo la visione delle immagini di questo documentario, veniamo catapultati in uno scenario molto diverso, pur restando a Sheffield. Adesso vediamo una città depressa, abbattuta e cupa. Non è più la cittadina prospera e felice delle scene iniziali: le fabbriche stanno chiudendo, l’industria cambia e avanza più depressa dei suoi abitanti.

Quello che una volta era stato simbolo di prosperità, adesso è il riflesso della povertà. La maggior parte degli abitanti di Sheffield, soprattutto gli uomini, vivevano delle fabbriche e, con la crisi, sono stati licenziati.

La disoccupazione può causare depressione e malessere, condizioni che trapelano dalle nuove condizioni di vita a Sheffield. Non abbiamo bisogno del lavoro solo per poter vivere e pagare i nostri debiti, ma anche per avere un perché, un motivo, una ragione per la quale alzarci ogni mattina. Gli uomini presentatici da Full Monty sono molto diversi fra loro, ma hanno una caratteristica comune: sono disoccupati. Questa situazione drammatica li porterà a maturare un’idea totalmente strampalata all’inizio, molto creativa: organizzare uno spettacolo di spogliarello.

Creatività, liberazione e, soprattutto, umorismo saranno gli ingredienti principali di questo film che, con un sorriso, ci invita a cercare sempre una soluzione, una via d’uscita. “Reinventarsi o morire” potrebbe essere il motto che meglio si addice a questi personaggi che, nonostante la paura iniziale, decidono di uscire dalla situazione di disperazione in cui si trovano in un modo a dir poco creativo.

Creatività in Full Monty

Le fabbriche si vedono obbligate a licenziare i propri impiegati e la città di Sheffield, la cui economia si basa quasi esclusivamente sull’industria, è trascinata verso la decadenza. La disoccupazione fa perdere ad alcuni di questi abitanti non solo il proprio  lavoro, ma anche il loro status, i loro sogni e la loro vita.

Le donne, al contrario, sono sempre più indipendenti e non hanno più bisogno di un marito che le mantenga perché possono farlo per conto proprio. A loro volta, la lotta per la parità dei sessi, la libertà sessuale e l’indipendenza creano donne molto più forti e simili alla figura maschile.

Anche loro desiderano vedere corpi nudi e scolpiti, essere libere e poter guardare un uomo con lo stesso desiderio che questi fanno con loro. Assistono dunque a uno spettacolo di striptease, dove uomini perfettamente modellati dalla palestra ballano in modo sensuale, liberando così i loro impulsi più intimi. Mentre questi boys deliziano gli occhi delle donne, i loro mariti, ex-mariti e gli altri familiari avvertono un senso di inferiorità o di inutilità.

Scena dal film Full Monty

Il lavoro non ha bisogno di loro, le donne non hanno bisogno di loro; non sono più utili e, di conseguenza, si sentono profondamente frustrati. Tuttavia, la disperazione può essere a volte la via perfetta per la creatività, per reinventare se stessi.

Gaz è divorziato, disoccupato e con una lista infinita di debiti; sua moglie si è rifatta una vita insieme a un altro uomo e vive con il loro figlio che non è in buoni rapporti con il padre. Gaz, all’inizio, non comprende il fascino che risvegliano questi boys muscolosi nelle donne, ma presto si renderà conto che può essere un buon business per uscire dal baratro in cui si trova.

A volte non resta altra scelta che quella di reinventarsi, in modo particolare se si ha una certa età; Full Monty ci presenta un gruppo di uomini disperati, alcuni depressi, con una vita vuota nella quale sembra non esserci più alcuna speranza, ma nonostante le difficoltà, hanno un’idea, all’inizio strampalata, che non solo apporterà loro dei benefici economici, ma che li spronerà anche ad affrontare il quotidiano.

Alcuni di questi uomini attraversano una fase di negazione, lo vediamo nel personaggio di Gerald che era il caposquadra della fabbrica e continua a trattare coloro che sono stati i suoi dipendenti come se fosse ancora il loro capo: si rifiuta di rivelare alla moglie che non lavora più e non vuole perdere il suo status. Tuttavia, alla fine, decide di unirsi al gruppo insieme ad altri personaggi che si aggiungeranno a poco a poco, per dare forma a uno spettacolo molto particolare.

La bellezza non è cosa solo per donne

Oltre alla creatività e al superamento della crisi causata dalla disoccupazione, Full Monty permette agli uomini di mettersi per un attimo nei panni indossati quotidianamente dalle donne. Come posso spogliarmi se sono grasso? Come posso spogliarmi se ho le rughe? Chi pagherebbe per vedermi? Davvero qualcuno pagherà per vedere degli uomini che si spogliano?

Nei protagonisti sorgono dunque i complessi, le pressioni sociali per avere fisici da 10. A un certo punto, questi uomini normali sfogliano una rivista sulla quale compaiono delle donne nude. Alcuni le criticano per il seno che hanno, altri le venerano… in questo modo, intraprendono una conversazione nella quale acquisiscono la consapevolezza che quelle stesse critiche e quel modo di vedere le donne come fossero un oggetto, è proprio quello che riceveranno quando si spoglieranno nel loro show.

Molti inizieranno ad avere paura di essere giudicati, dunque inizieranno diete dimagranti o utilizzeranno creme antirughe, insomma abitudini quotidiane per molte donne. Adesso saranno le donne a giudicare loro, saranno loro a “reificare” e a emettere critiche sull’aspetto degli uomini.

Gruppo di uomini per strada

Full Monty è l’avventura di un gruppo di uomini che passano da un settore “virilizzato”, quello metallurgico, al ballo, alla seduzione nonostante le circostanze, la loro età e il loro peso. Si vedranno esposti alla critica femminile in una società in cui le donne non hanno più bisogno di loro e non sono molto diverse dallo stereotipo maschile.

Una commedia che non passa mai di moda, che parla della classe operaia, della disoccupazione; condizione, purtroppo, molto comune ai giorni nostri. Il risultato è un film che ha impresso delle scene sulle nostre retine e che ci ha  lasciato una colonna sonora da Oscar.

“È strano quanto uno si stanca a non far niente, sai?”

Full Monty


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