Giudicare: un’abitudine comune nelle persone frustrate

Giudicare: un’abitudine comune nelle persone frustrate

Ultimo aggiornamento: 06 novembre, 2015

La gente, indipendentemente dal proprio credo, dalla propria posizione sociale o dalla famiglia di provenienza, smania affinché giustizia sia fatta nella società.

Parlare di giustizia implica innumerevoli questioni, ma in questo articolo ci concentreremo su di un punto di vista che non ha nulla a che vedere con il diritto, bensì con il lato psicologico del giudicare e dell’essere giudicati nel quotidiano.

“È molto più difficile giudicare sé stessi che gli altri” (Antoine de Saint Exupéry)

Si può dire che certe persone non giudichino le situazioni in maniera isolata e mirata, ma che abbiano assunto il ruolo di giudici nei piccoli eventi dell’esistenza altrui, senza che nessuno gliel’abbia chiesto.

È chiaro che si tratta di un errore, perché nemmeno un vero giudice dovrebbe permettersi di esercitare questo ruolo al di fuori del suo lavoro.

Perché la società è così piena di finti giudici? Perché queste persone considerano le loro opinioni valide universalmente per loro e per gli altri? Come sono arrivate fino a questo punto?

“Odio i giudizi che schiacciano e non trasformano” (Elias Canetti)

Ora vi presenteremo alcune caratteristiche interessanti che accomunano questi giudici privi di toga, le cui sentenze sono incredibilmente nocive e tossiche.

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Le persone che giudicano gli altri

Le persone che giudicano gli altri, di solito:

  • Detestano la maggior parte della loro vita e, per questa ragione, provano in tutti i modi ad avvelenare quella degli altri.
  • Non sono soddisfatte di quello che fanno e non sopportano che qualcun altro sia felice della propria vita.
  • Non sono facilmente individuabili, poiché non sono persone fredde, né con sentimenti negativi. Tuttavia, sono estremamente frustrate, cosa che le porta ad essere aggressive, atteggiamento che manifestano in diversi modi.
  • Sono tormentate dalle decisioni prese, forse imposte dall’esterno senza che loro desiderassero davvero quell’opzione. Mantengono una relazione di conflitto psichico con questo tipo di avvenimenti nella loro vita.
  • Vogliono giustificare la traiettoria della loro vita screditando gli altri. Spesso esclamano frasi del tipo “In fondo non sto così male: guarda Tizio per esempio”.
  • Parlano di persone e non di idee.
  • Quando esprimono la loro opinione a proposito degli altri, non lo fanno per far riflettere sugli sbagli e sulle mosse vincenti commessi dalla persona in questione. Giudicano basandosi su pregiudizi che li rendono riduttivi, sempliciotti e imparziali.
  • I loro valori non sono volti ad infondere la calma a loro stessi e al loro ambiente, bensì a giudicare gli altri costantemente.
  • Hanno pochi hobby e attività che li interessino.
  • Sono poco autocritici in quel che fanno. Non amano sentirsi giudicati nei compiti impegnativi che devono portare a termine.
  • Si irritano facilmente.
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  • Le vittorie altrui sono considerate ingiustificate, frutto del caso e di fattori esterni; le loro, invece, le ritengono giustificate e meritate.
  • Sono convinte che, giudicando gli altri, questi non giudicheranno loro.
  • Non esprimono opinioni in presenza di molta gente, poiché questo può metterle troppo in evidenza.
  • La maggior parte delle volte, le loro critiche riflettono il loro desiderio di sperimentare ciò che la vita ha negato loro o che non sono riusciti a raggiungere.
  • Non si preoccupano di migliorare. Ritengono che il modo migliore per emergere sia mettendo in cattiva luce gli altri.
  • I loro giudizi possono essere delicati e privati, così come pubblici e pericolosi.

Dovete ignorare queste persone e non dovete mai dare loro il potere di danneggiare la vostra reputazione personale o professionale, in particolare davanti a un grande numero di amici, familiari o chi per loro.

L’indifferenza è l’unica arma contro questa gente, ma dovete sempre stare all’erta affinché non oltrepassi il confine della vostra intimità in un modo deplorevole.

“Ci sono candele che illuminano tutto tranne il candelabro stesso”.

(Friedrich Hebbel)


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