Homecoming: thriller psicologico su emozioni e memoria

La serie Homecoming racconta la storia di un centro di riabilitazione privato che si occupa del reinserimento nella società civile dei soldati tornati dal fronte per conto dell'Esercito degli Stati Uniti.
Homecoming: thriller psicologico su emozioni e memoria
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2023

Rilasciata di recente su Amazon Prime, Homecoming  è una serie interpretata e prodotta dall’attrice Julia Roberts. Parliamo di un thriller psicologico che sta spopolando tra il pubblico. La serie si concentra sulla questione sempre controversa delle scoperte scientifiche al servizio dell’Esercito.

L’argomento trattato in Homecoming sembra essere basato su uno studio pubblicato nel 2017 sulla rivista Current Biology. Un’indagine condotta da un team della Columbia University e della McGill University negli Stati Uniti.

Lo studio ha dimostrato che è possibile cancellare selettivamente i ricordi immagazzinati nello stesso neurone.

Homecoming e sinossi

La serie, rilasciata in lingua originale in Italia nel mese di novembre, verrà trasmessa in italiano a partire dal 2019. In totale, si compone di 10 puntate da 30 minuti ciascuna.

Narra la storia di un centro di riabilitazione privato che si occupa del reinserimento nella società civile dei soldati tornati dal fronte per conto dell’Esercito degli Stati Uniti.

Ai pazienti viene comunicato che saranno tenuti a risiedere nel centro per poter seguire una terapia che li aiuterà a riprendere le loro vite in ambito civile.

Una psicologa con poca esperienza (Julia Roberts) è la responsabile del trattamento. La donna è anche la direttrice del centro, ma in realtà riceve istruzioni “dall’alto”.

Il progetto, in verità, mira a testare un nuovo farmaco che promette di eliminare completamente gli effetti del disturbo da stress post-traumatico che affligge molti veterani di guerra.

Questo, quantomeno, è ciò che sa Heidi, la psicologa. Ma dietro c’è molto di più. E qui non vogliamo anticipare troppo per non privare della sorpresa coloro che decidono di iniziare la serie.

Heidi sorride

La ricerca vera e propria

L’argomento sviluppato nella serie sembra aver tratto ispirazione dalle incredibili scoperte fatte nel campo delle emozioni e della memoria. Nello studio della Columbia University viene riportato il lavoro degli scienziati che hanno trovato un modo per cancellare selettivamente i ricordi in uno stesso neurone.

La ricerca è stata condotta su lumache Aplysia che possiedono una chimica dei neuroni identica a quella degli umani. Questa scoperta ha aperto una linea di ricerca che indaga sulle possibilità di alleviare gli effetti psicologici causati da eventi traumatici.

A livello chimico c’è una differenza tra il ricordo associativo e quello non-associativo. Molte delle informazioni che conserviamo sono emotivamente neutre. Mentre le altre sono collegate alle emozioni e insieme costituiscono la memoria o il ricordo di un evento.

La ricerca evidenzia che ogni ricordo utilizza una variante diversa della proteina chinasi M, un neurotrasmettitore utilizzato dai neuroni per registrare i ricordi. Emerge, quindi, che le memorie associative usano la variante PKM Apl III e le memorie non associative usano una variante diversa, l’APL PKM I.

Il risultato dello studio

Le conclusioni di questa ricerca sembrano confermare che sia possibile cancellare la parte dolorosa di un ricordo senza cancellare il ricordo stesso. Ciò si ottiene utilizzando gli inibitori della variante di chinasi appropriata. Questa scoperta dà speranze per il trattamento del disturbo post-traumatico da stress (PTSD).

La psicologia attuale possiede gli strumenti necessari per gestire il PTSD, ma non è mai stato possibile eradicarlo con la sola terapia. Ciò che la ricerca intende sviluppare adesso è un approccio farmacologico in modo tale da mantenere il ricordo senza l’angoscia che produce nel paziente.

Il dubbio

Il rapporto con la serie Homecoming

La serie Homecoming presenta uno scenario in cui questa ricerca sembra essere già nella fase di sperimentazione umana. In questo caso, con personale militare soggetto a PTSD: ex combattenti. I risultati ottenuti da questo studio sono molto affascinanti.

Ma la serie mostra anche il lato oscuro dello sviluppo di tecniche del genere e anche la loro parte meno umana.

In Homecoming, la sperimentazione sugli umani fornisce i risultati attesi per l’agenzia segreta che effettua la ricerca, ma con alcuni eventi imprevisti. Gli imprevisti sembrano essere relativamente facili da risolvere nella fase successiva dello sviluppo del farmaco, ma non altrettanto per le persone sottoposte all’esperimento.

Persone che, tra l’altro, sono totalmente all’oscuro del vero scopo della “terapia riabilitativa” .

Sarebbe molto interessante sapere se esistono delle ricerche in questo senso, che si basano su tecniche terapeutiche di, cosiddetta, terza generazione. Sembra che ci siano prove sufficienti per affermare che alcune di queste tecniche possono influenzare l’equilibrio chimico del cervello. Ovvero, svolgere la stessa funzione di un farmaco esterno.

Una linea di ricerca che a molti di noi sembra interessante e che forse troverà un suo sviluppo nel futuro prossimo.


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  • Hu, J., Ferguson, L., Adler, K., Farah, C. A., Hastings, M. H., Sossin, W. S., & Schacher, S. (2017). Selective Erasure of Distinct Forms of Long-Term Synaptic Plasticity Underlying Different Forms of Memory in the Same Postsynaptic Neuron. Current Biology. https://doi.org/10.1016/j.cub.2017.05.081
  • Laneri, D., Schuster, V., Dietsche, B., Jansen, A., Ott, U., & Sommer, J. (2016). Effects of Long-Term Mindfulness Meditation on Brain’s White Matter Microstructure and its Aging. Frontiers in aging neuroscience, 7, 254. doi:10.3389/fnagi.2015.00254

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