Inciampare non è un male, affezionarsi alla pietra sì

Inciampare non è un male, affezionarsi alla pietra sì

Ultimo aggiornamento: 24 aprile, 2016

Quando Thomas Edison rese noto al mondo il processo attraverso cui aveva creato la lampadina incandescente ad alta resistenza, dopo moltissimi errori e prove, disse: “Se ho fatto una cosa in 10mila modi diversi, e non ha funzionato, non ho fallito, perché ogni prova andata male, è un passo in avanti”. La lezione contenuta nelle parole di Edison è molto importante: possiamo cadere tante volte e commettere numerosi errori, la cosa più importante è sempre e comunque imparare.

Tra il 1878 e il 1880, Edison elaborò almeno 300 teorie per sviluppare la lampadina incandescente giusta, cosa che dimostra l’importanza della perseveranza e della volontà di non arrendersi di fronte allo scorrere del tempo e di rialzarsi dopo essere caduti.

“Perché ripetere gli errori passati, quando ce ne sono così tanti di nuovi da commettere?”

(Bertrand Russell)

Imparare ad inciampare

Commettere errori è umano, ma ognuno di essi ci deve insegnare ad alzarci e ad imparare da quanto avvenuto. Non serve a nulla lamentarsi o addossare la colpa agli altri: quello che è davvero efficace è riflettere ed imparare la lezione. Sin da piccoli, ci insegnano che le persone migliori sono quelle che non commettono sbagli; non ci viene detto che queste stesse persone di successo, per essere dove si trovano ora, hanno commesso innumerevoli errori, uno dopo l’altro.

Nel 2011, sulla rivista “Psychology and Aging”, venne pubblicato uno studio che sosteneva che, man mano che invecchiamo, il nostro cervello impara di più dagli errori che dai successi. Per arrivare a tale conclusione, vennero messi a confronto i risultati di un apprendimento da un test del tipo “prova ed errore” con quelli di un apprendimento basato su esercizi di memoria. Il gruppo analizzato era formato da adulti tra i 20 e i 70 anni.

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Vennero applicati due diversi metodi di apprendimento. Uno richiedeva un apprendimento passivo, in cui i partecipanti ricevevano il nome di una categoria (come, ad esempio, “fiori”) e una parola ad essa collegata (come, ad esempio, “rosa”); l’altro era un test del tipo “prova ed errore”, in cui ai partecipanti veniva data una categoria, ma bisognava indovinare la parola ad essa legata.

Si dedusse che gli individui in età più avanzata ricordavano meglio le parole chiave se le avevano imparate per mezzo del metodo “prova ed errore”.

Ciò si spiega perché le persone anziane subiscono una graduale riduzione della memoria a causa dell’avanzare dell’età, quindi memorizzano meglio attraverso il metodo “prova ed errore”, dato che, in questo modo, devono fare associazioni che richiedono più lavoro da parte del cervello.

Un uomo può sbagliarsi molte volte, ma non diventa un fallito fino a che non inizia ad incolpare gli altri per i suoi errori”

(John Borroughs)

L’ombra del perfezionismo

Ci sono persone che non sono in grado di ammettere i propri errori, che sono così esigenti con se stesse e con gli altri, che ogni sbaglio viene visto come una autentica sconfitta. Il perfezionismo, fino a un certo punto, può essere una virtù, soprattutto per quanto riguarda compiti davvero importanti; tuttavia, esso può diventare dannoso se, ogni volta che si individua uno sbaglio, ci si rimprovera in modo esagerato.

Per evitare il perfezionismo, dobbiamo accettare noi stessi e assimilare l’idea che le mete sono flessibili, dato che devono adattarsi per affrontare un eventuale cambiamento delle condizioni. Non significa che dobbiamo abbandonare le nostre mete, bensì che è necessario vederle con realismo e capire che, per raggiungerle, si possono intraprendere diversi percorsi.

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Un aspetto importante per poter accettare la realtà che ci circonda ha a che fare con la celebrazione dei successi. Se non facciamo altro che castigarci, dimenticandoci di un errore solo quando ne commettiamo un altro, ci perderemo tutti i nostri trionfi.

Non affezionatevi alla pietra che vi ha fatti inciampare

Ogni errore è una lezione, ma è necessario evitare di ripetere lo stesso errore, ovvero di inciampare continuamente sulla stessa pietra, perché vorrebbe dire che non stiamo né avanzando né imparando. È raccomandabile farci un esame di coscienza e porci delle domande ogni volta che affrontiamo situazioni simili a momenti passati in cui abbiamo commesso errori:

  • Quali sono state le conseguenze negative dell’errore?
  • Vale la pena comportarsi allo stesso modo, correndo il rischio di ricommettere lo stesso sbaglio?
  • È possibile agire in maniera diversa?

Le risposte a queste domande vi aiuteranno molto quando sarete in dubbio su come procedere e, questa volta, non vi sbaglierete!

“La nostra ricompensa si trova nello sforzo e non nel risultato. Uno sforzo totale è una vittoria completa”

(Mahatma Gandhi)


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