La freccia avvelenata: storia buddista per confrontarsi con il proprio Io

La freccia avvelenata: storia buddista per confrontarsi con il proprio Io

Ultimo aggiornamento: 05 ottobre, 2017

Uno dei più grandi insegnamenti di Buddha fu quello di vivere il momento presente che costituisce la base della tecnica psicologica di meditazione nota come Mindfulness. Osservando alcune parabole dell’odierna dottrina buddista, come quella della freccia avvelenata, ci renderemo conto di come non sia molto distante dall’ormai antichissimo pensiero di Buddha.

Una delle frasi più famose di Buddha recita: “non vivere nel passato, non sognare il futuro, concentra la tua mente sul momento presente”. Ecco perché è più che mai interessante concentrarsi su questo insegnamento buddista attraverso la storia della freccia avvelenata.

La freccia avvelenata

In una collezione di testi attribuiti a Buddha e intitolata Majjhima Nikaya e raccolta nel Canone Pali, troviamo diverse storie tra cui quella della freccia avvelenata. Pare che Buddha la recitasse ai suoi alunni più impazienti, desiderosi di avere delle risposte ai loro interrogativi sulla vita dopo la morte.

alunni buddisti e la freccia avvelenata

Così Buddha raccontò loro di come vi fosse un tempo un uomo rimasto ferito da una freccia avvelenata. Quando i suoi familiari cercarono di portarlo da un medico per aiutarlo, egli si rifiutò.

L’uomo disse che, prima di essere aiutato da un qualsiasi medico, voleva sapere chi fosse stato a ferirlo, a quale casta appartenesse e da dove venisse. Voleva anche conoscerne l’altezza, la forza, il colore della pelle, il tipo di arco utilizzato per scoccare la freccia e se la corda del suddetto arco fosse fatta di canapa, seta o bambù.

Così, nel suo continuo insistere per sapere se le piume della freccia fossero di avvoltoio, pavone o falco, e se l’arco fosse comune oppure curvo o di oleandro, morì prima ancora di conoscere anche solo una delle risposte alle sue domande.

 “Meglio di mille vuote parole è una sola parola che porta la pace.”

-Buddha-

Cosa vuole dirci la storia della freccia avvelenata?

L’atteggiamento del protagonista della storia risulta piuttosto bizzarro, non trovate? Eppure, se applichiamo questo caso estremo ad altre situazioni che ci troviamo ad affrontare giornalmente, di certo ci verranno in mente numerose occasioni nelle quali ci comportiamo noi come il guerriero ferito.

Forse inconsapevolmente, talvolta ci concentriamo troppo su questioni del tutto irrilevanti, per paura di affrontare quelle che invece contano davvero. Il motivo di queste domane rimane sconosciuto, e ci perdiamo in esse nonostante siano del tutto irrilevanti in quel momento.

Con questa storia, quindi, Buddha cercava di insegnare ai suoi alunni che l’intelligenza del saper distinguere tra ciò che è importante e ciò che è irrilevante, in un determinato momento, equivale alla differenza tra il vincere una difficoltà o l’essere vinti da essa.

Concentrarsi su ciò che conta davvero

Non stiamo dicendo che divagare non abbia alcun vantaggio, il problema sorge quando queste divagazioni avvengono in maniera costante senza un proposito concreto. In altre parole, quando ci troviamo a dover risolvere un problema, a volte è meglio andare dritti al punto, lasciando il resto ad altri. Viceversa, il rischio è quello di rendere il problema più grande di quanto non sia.

Un passo dopo l’altro

Dovremmo adottare l’abitudine, una volta risolto un problema, di concentrarci subito su quello successivo e non farlo al contempo. Un detto popolare al riguardo afferma che “chi troppo vuole, nulla stringe”.

Lasciare scorrere il mondo

Sono troppe le occasioni nelle quali lasciamo che innumerevoli questioni ci influenzino e ci occupino la mente. A volte è meglio lasciar scorrere, in modo da evitare che il cervello si riempia di disagio, rabbia, tristezza o frustrazione.

donna che adotta la storia della freccia avvelenata

Eliminare ciò che è inutile

Tornando alla saggezza popolare, che in molte occasioni si dimostra estremamente sensata e meritevole di ascolto, “non è più ricco chi ha di più, ma chi ha bisogno di meno”. A volte siamo convinti che per essere felici si debba ottenere ciò che non si ha.

Eppure, quando ci si abitua a vivere con l’essenziale, si scopre quello che è davvero importante. L’amore di una persona cara è molto più prezioso di un qualsiasi avere inutile, eccessivo o costoso.

 “Non essere amico degli stolti”

-Buddha-

Come disse Leonardo da Vinci, “la semplicità è la suprema sofisticazione”. La storia della freccia avvelenata di Buddha riguarda il medesimo concetto. Due menti brillanti, cos’altro aggiungere?


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