La gratitudine: l’ingrediente segreto

La gratitudine: l’ingrediente segreto
Sergio De Dios González

Scritto e verificato lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 07 gennaio, 2016

Ci sono sempre giornate migliori e altre peggiori, lo sappiamo tutti. Ci sono momenti o fasi in cui non si trova il giusto ritmo, abbiamo troppi dubbi o siamo emotivamente inattivi o delusi. Di fronte a queste situazioni, forse andiamo alla ricerca di grandi soluzioni per trovare la felicità o il nostro equilibrio personale.

Sembra sia stato dimostrato che, per raggiungere la felicità, il segreto è riunire un insieme di elementi nel nostro mondo interiore ed esteriore. Non è una strada facile. Bisogna lavorare sodo per raggiungere la felicità.

Un modo di intraprendere o continuare lungo la strada sulla quale, forse, già camminiamo può essere ricorrere ad un ingrediente molto utile e molto gratificante del quale, a volte, ci dimentichiamo: la gratitudine.

Quando abbiamo smesso di dire grazie? Quante volte non siamo stati grati per pudore, per ciò che avrebbero detto gli altri o semplicemente per non esserne a conoscenza?

Dobbiamo essere coscienti del potere delle parole. È importante saper concedere esse il loro momento, il loro tono, la loro enfasi, il loro luogo e la loro sincerità. Non sempre scegliamo bene e non sempre indoviniamo, anche se abbiamo le migliori intenzioni.

“È così grande il piacere provato quando si trova un uomo riconoscente, che vale la pena rischiare di non essere un ingrato”

-Seneca-

Avete mai pensato di ringraziare in modo speciale? Perché a volte non diciamo grazie? È lo stesso dire grazie ed essere grati?

thank you

Sei lettere

“Grazie”. Sei lettere molto unite che hanno il potere di essere ai due estremi dell’emotività. Da un lato, la formalità automatica e, dall’altro, il più sentito dei significati.

Distribuiamo i grazie a destra e a sinistra. In pratica li regaliamo, quotidianamente e agli sconosciuti. Siamo educati per quanto riguarda il riconoscimento formale stabilito dalle regole sociali. “Grazie di essere venuti”, “grazie di aver partecipato”, “grazie della cena”, “grazie dell’invito”… Tutti questi sono ringraziamenti più o meno formali e più o meno sentiti.

Di solito, ringraziamo per comunicare socialmente. Un “grazie” può aprire porte, avvicinarci agli altri e favorire la nostra integrazione nel gruppo. Nonostante ciò, esiste un altro tipo di “grazie”. Quello che mettiamo in pratica di meno. Quello che unisce genitori, amici, parenti o conoscenti speciali che fanno parte della nostra vita.

È allora che possiamo parlare di riconoscenza e gratitudine.

Ciò che si nasconde dietro la gratitudine

Non parliamo di formalità e comportamenti automatici. Non parliamo di dire “grazie” a persone che cercano la nostra riconoscenza per il loro lavoro.

Parliamo di guardarci attorno o guardarci indietro e identificare le persone che, senza il bisogno di ottenere una risposta, ci hanno aiutato, spesso senza saperlo, ma lo hanno fatto lo stesso.

Quell’allenatore che ci ha fatto vedere ben oltre il pallone, gli ostacoli o le classifiche. Quella professoressa grazie alla quale abbiamo scoperto l’amore per i libri, per la storia o per la matematica. Quel parente che ci ha regalato le migliori estati della nostra vita, nel modo più naturale possibile, ma che ricordiamo con affetto.

“La gratitudine in silenzio non serve a nessuno”

-G. B. Stern-

Ringraziare significa entrare in contatto con un’emozione propria e condividerla con coloro che abbiamo dichiarato colpevoli, volontari o involontari, del nostro stato d’animo (presente o passato).

Essere riconoscenti ci aiuta a:

  • Liberare emozioni represse e trovare pace interiore.
  • Risolvere questioni in sospeso (“avrei voluto dirgli grazie…”).
  • Aumentare l’autostima.
  • Rafforzare i legami sociali.
  • Lottare contro i brutti momenti e le emozioni negative.

Ingrediente segreto? Sì. Scientifico? Anche

Martin Seligman è uno degli psicologi moderni più famosi. È stato il promotore della psicologia positiva, che si occupa degli studi scientifici delle emozioni e delle qualità positive dell’essere umano.

Insieme a Peterson, ha creato un questionario che aveva lo scopo di raccogliere e classificare i punti di forza e le virtù in grado di farci raggiungere una migliore qualità di vita.

Non solo si sono basati su ricerche attuali, ma hanno studiato anche la filosofia antica e testi provenienti da tutte le culture e le religioni dei cinque continenti.

Da tutto ciò, hanno tratto alcuni elementi comuni. Una delle categorie generali, definita con il nome di “Trascendenza” (che racchiude i punti di forza che danno senso alla vita e che ci mettono in contatto con l’ambiente che ci circonda e con le emozioni universali), include la gratitudine.

La trascendenza è stata definita come “l’essere cosciente di e riconoscente per le cose buone che ci succedono, così come il saper dire grazie”.

alba e donna che ringrazia

Attivare la gratitudine

Esistono molti freni che c’impediscono di attivare la nostra riconoscenza. La paura di quello che diranno gli altri, la sensazione che ormai è troppo tardi, un po’ di altezzosità o orgoglio che a volte ci fa avere dubbi, il pensiero che non saremo corrisposti o la timidezza.

L’effetto è così positivo che, se abbiamo qualcosa in mente, non dubitiamo a provarci. Prima di tutto ciò, possiamo fare pratica identificando le cose per le quali siamo davvero grati.

Qualche consiglio?

Tutti i giorni o una volta a settimana dedicate qualche minuto a individuare quali sono le cose per le quali siete riconoscenti. Questo vi aiuterà anche a dare valore e a riflettere sulle azioni, situazioni o persone che sono fonte di tranquillità e positività nella vostra vita.

E soprattutto scrivete una lettera a qualcuno del vostro passato al quale volete dire grazie per qualcosa. Non c’è bisogno di essere grati per qualcosa che appare eroico agli occhi degli altri. Si può essere grati per la quotidianità, per le attenzioni, i gesti, gli eventi, le scoperte…

Pensate a qualcuno e prendetevi il vostro tempo, ordinate le idee che volete esprimere e scrivetele. Sta a voi come recapitarglielo. Consegnandolo di persona o leggendoglielo direttamente. Un consiglio? L’esperienza migliore è leggerlo ad alta voce e parlarne.

Oltre quelle sei lettere c’è l’esperienza e l’emozione. Scoprite il modo migliore per voi, ricevete e godetevi la gratitudine. È uno dei modi più sicuri per trovare la gratificazione e recuperare il nostro posto e la nostra identità.

Condividere qualcosa del genere ci aiuta in modo silenzioso a entrare in contatto con le nostre emozioni positive e ad aggiungere una pietra in più alla strada che costruiamo, passo dopo passo, verso la felicità.

“La gratitudine è l’unico segreto che non può rivelarsi da solo”.

-Emily Dickinson-


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.