Come le lamentele colpiscono il nostro cervello

Come le lamentele colpiscono il nostro cervello

Ultimo aggiornamento: 08 maggio, 2016

Due amici si incontrano. Dopo cinque minuti, uno dei due resta frastornato e senza parole di fronte alle continue lamentele del suo interlocutore. Lamentele riguardo i suoi genitori, suo fratello, l’assenza di un lavoro, l’amore che non trova, i servizi sanitari pessimi, la mancata consapevolezza dei suoi vicini e le misure arbitrarie prese dal governo.

Esistono situazioni nella vita per le quali è giusto lamentarsi, quasi come una reazione naturale e liberatoria per tutta la tensione accumulata a causa dell’evento in sé. La perdita di una persona cara, un licenziamento improvviso dovuto ai tagli al personale, un divorzio o una grave malattia, sono tutte esperienze dolorose per le quali lamentarsi può servire a risvegliare la nostra empatia.

Eppure, esistono persone che fanno delle lamentele il loro pane quotidiano. Sono convinte, inoltre, che tutte le “persone buone” al mondo siano obbligate ad ascoltarle sempre, altrimenti sono pronte ad etichettarle come insensibili o egoiste.

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Le lamentele contemporanee

La vita al giorno d’oggi non è semplice. Siamo costantemente sovrastati da notizie, la maggior parte delle quali dolorose e preoccupanti. In più, dobbiamo tollerare capi sempre di malumore e colleghi frustrati, senza contare tutte le problematiche personali a cui dobbiamo far fronte –le perdite, le malattie e tutta una serie di altre situazioni che possono diventare opprimenti.

Di fronte a un simile panorama, di solito, abbiamo due opzioni: analizzare ciascuna situazione allo scopo di trovare la più rapida via di fuga oppure resistere e iniziare a lamentarci. L’aspetto più preoccupante di quest’ultima alternativa è che qualora si trasformasse in abitudine, potrebbe limitare le nostre potenzialità e generare turbamento nelle persone che ci circondano.

È facile credere che lamentarsi funzioni come una sorta di catarsi dalla pressione a cui siamo sottoposti, e a volte potrebbe essere proprio così. Tuttavia, la lamentela può trasformarsi, senza accorgercene in un’abitudine che si instaura in noi come un circolo vizioso, diventando con il tempo la nostra risposta automatica di fronte alle difficoltà.

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Conseguenze sul nostro cervello

Secondo ricerche sostenute da vari neuroscienziati, in base alla frequenza e all’intensità emotiva con cui ci lamentiamo dipendono i cambiamenti significativi che il nostro cervello può subire. Ciò si deve al fatto che durante questa condizione di frustrazione e impotenza costanti, il cervello sprigiona ormoni quali la noradrenalina, il cortisolo e l’adrenalina, che alla lunga alterano il normale funzionamento dell’organo.

Alcuni studiosi affermano anche che l’esposizione ripetuta alle lamentele deteriora o annulla le connessioni neuronali presenti nell’ippocampo del nostro cervello. È esattamente questa la zona incaricata di trovare una soluzione ai problemi che ci affliggono.

L’insistenza delle lamentele è un modo di condizionare negativamente se stessi, generando negli altri un senso di rifiuto e finendo per nuocere alle proprie relazioni familiari, di coppia o lavorative. Si tratta di una condizione di dipendenza, dunque di immaturità e passività di fronte ai problemi.

Cosa possiamo fare?

Difficilmente le cose andranno sempre come vorremmo, dunque perché frustrarsi e affliggersi per qualcosa che non cambierà in quanto al di fuori della nostra capacità di controllo? Non sarebbe più ragionevole assumere un atteggiamento flessibile e adattabile, che ci consenta di valutare il maggior numero di alternative possibile?

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L’energia che si spreca nell’atto di lamentarsi è quella che ci serve per superare le avversità. Modificare una condotta di questo tipo è sempre un’opzione valida. Naturalmente, di fronte a determinate situazioni è lecito reclamare, anche questo è un nostro diritto e fa parte delle nostre opzioni, oltre a rafforzare la nostra autostima.

Per superare la logorante mania di lamentarsi, è importante cominciare ad analizzare i problemi a mente fredda, valutando cosa possiamo fare, come e quando. Imparare ad interpretare le cose da un’altra prospettiva, meno autodistruttiva e più propositiva. Non pretendete cambiare il mondo degli altri, fate uno sforzo per cambiare il vostro.

Ricordate

Ci sono situazioni in cui la lamentela si trasforma in una strategia più o meno cosciente di manipolazione. Il trasgressore prova un senso di colpa e cerca di mascherare tale sentimento risvegliando negli altri un senso di compassione e di solidarietà, così da non dover assumere la responsabilità e le conseguenze delle sue azioni.

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La lamentela è uno stato di malessere che tende a ripetersi, una condizione che causa sofferenza, ma allo stesso tempo un sadico senso di piacere. Questa sorta di dubbia soddisfazione può essere eliminata tramite terapie apposite che le faranno assumere una connotazione positiva, trasformandola, in altre parole, nel desiderio di mettersi in moto per superare quello stato di passività riguardo la vita.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.