L’eredità emotiva dei nostri antenati

L’eredità emotiva dei nostri antenati

Ultimo aggiornamento: 20 gennaio, 2017

L’eredità emotiva è determinante, intransigente ed impositiva. A volte commettiamo l’errore di credere che la nostra storia inizia quando piangiamo per la prima volta alla nascita. Pensarla così è sbagliato perché, proprio come siamo il frutto dell’unione di un ovulo e di uno spermatozoo, siamo anche il frutto dei desideri, della fantasia, delle paure e di un infinità di emozioni e di percezioni che si mescolano per creare una nuova vita.

Al giorno d’oggi, sentiamo spesso parlare del “romanzo familiare”. Nel momento in cui una persona nasce, inizia a scrivere una storia con le proprie azioni. Se osservassimo le storie di ognuno dei membri della nostra famiglia, troveremmo delle coincidenze fondamentali e degli schemi comuni. Sembra quasi che ogni familiare sia il capitolo di un romanzo più lungo scritto attraverso le generazioni.

“La verità senza amore ferisce. La verità con amore guarisce”.

-Anonimo-

Queste circostanze sono state ritratte con maestria nel romanzo Cent’anni di solitudine dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez, che ci mostra come, tra le diverse generazioni, si ripetono le stesse paure, fino a divenire realtà ed estinguere un’intera stirpe. Ciò che più spesso ereditiamo dai nostri antenati, infatti, sono gli incubi, i traumi e le esperienze non ancora processatei.

L’eredità che attraversa le generazioni

Il processo di trasmissione intergenerazionale avviene nell’inconscio. Di solito si tratta di situazioni misteriose e confuse, fonte di vergogna o paura. I discendenti di qualcuno che ha sofferto un trauma non affrontato portano sulle proprie spalle il peso di questo fardello. Sentono o intuiscono la presenza di quel “qualcosa di strano” che gravita intorno a loro come un peso che non sanno definire.

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Una bisnonna che ha sofferto abusi sessuali, per esempio, può trasmettere gli effetti di questo trauma, ma non i fatti accaduti. È probabile che l’eco di un certo rifiuto verso la sessualità, di una diffidenza viscerale verso l’altro sesso, o di una sensazione di sconforto indefinito, finisca per raggiungere anche i suoi figli, i suoi nipoti e i suoi bisnipoti.

Quell’eredità emotiva può manifestarsi anche sotto forma di malattia. La psicoanalista francese Françoise Dolto affermava che “ciò che la prima generazione tace, la seconda lo porta in corpo”.

Proprio come è stata riconosciuta l’esistenza di un “inconscio collettivo”, esiste anche un “inconscio familiare”. È dentro questo inconscio che risiedono tutte le esperienze silenziose che, in un modo o nell’altro, sono state messe a tacere perché rappresentavano un tabù: suicidi, aborti, malattie mentali, omicidi, rovine, abusi, ecc. Il trauma tende a ripetersi nella generazione seguente, fino a trovare un modo di diventare cosciente e di essere risolto.

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I malori fisici ed emotivi che sembrano non avere una spiegazione possono essere un “campanello d’allarme” che ci spinge a tirar fuori dall’inconscio alcuni segreti o quelle verità messe a tacere che probabilmente non appartengono alla nostra vita, ma a quella di uno dei nostri antenati.

La strada per comprendere l’eredità emotiva

È normale che, di fronte alle esperienze traumatiche, le persone reagiscano cercando di dimenticare l’accaduto. È probabile che il ricordo sia troppo doloroso e, quindi, pensano di non essere in grado di affrontarlo o di condividerlo. In altri casi, i fatti sono compromettenti per la loro dignità, come per gli abusi sessuali, ed è per questo che, anche se le vittime sono loro, se ne vergognano o, semplicemente, vogliono evitare il giudizio degli altri e quindi seppelliscono l’avvenimento e pensano sia meglio non parlarne mai più.

Nonostante ciò, questo modo di dimenticare è falso. In realtà, i fatti non si dimenticano, semplicemente si reprime il ricordo. Ma tutto quello che viene represso, torna in un modo o nell’altro. La reazione più comune, è che ritorni sotto forma di ripetizione.

Ciò significa che una famiglia che ha sofferto il suicidio di uno dei suoi membri, probabilmente rivivrà la stessa esperienza con uno della nuova generazione. Se la prima volta che è accaduto, la situazione non è stata affrontata e digerita, continua a galleggiare nell’aria come un fantasma che, prima o poi, tornerà a manifestarsi. Lo stesso accade con tutti i tipi di traumi.

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Ognuno di noi ha molto da imparare dai propri antenati. L’eredità che ci hanno lasciato è molto più grande di ciò che pensiamo. A volte, i nostri antenati ci fanno del male e non sappiamo perché.

Forse è perché viviamo in una famiglia che ha affrontato molte disgrazie, ma noi non conosciamo qual è il nostro ruolo in questo romanzo del quale stiamo scrivendo un capitolo. Probabilmente quel ruolo ci è stato assegnato senza che ce ne rendessimo conto: dobbiamo tramandare, ripetere, salvare, negare o nascondere le orme dei fatti che sono ormai diventati autentici segreti.

Tutte le informazioni che riusciamo a racimolare sui nostri antenati sono la migliore eredità che possano lasciarci. Sapere da dove veniamo, chi erano le persone che non abbiamo conosciuto, ma che sono parte dei nostri stessi geni. Si tratta di una strada affascinante lungo la quale non ci si può perdere. Seguendola, faremo sempre importanti passi per raggiungere la comprensione più profonda del vero ruolo che ci spetta in questo mondo.


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