L'uomo più felice del mondo: Matthieu Ricard

L'uomo più felice del mondo: Matthieu Ricard
Fátima Servián Franco

Scritto e verificato la psicologa Fátima Servián Franco.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2023

Matthieu Ricard è un monaco buddista tibetano che è stato coinvolto nello studio e nello sviluppo degli effetti dell’allenamento mentale sul cervello presso l’Università di Madison-Wisconsin, Princeton e Berkeley. Gli scienziati hanno dichiarato che Matthieu è l’uomo più felice del mondo (o almeno il più felice di tutti coloro che hanno partecipato allo studio), dopo aver analizzato la sua attività cerebrale in uno studio durato 12 anni.

In questa ricerca hanno studiato il suo funzionamento cerebrale con diverse tecniche e strumenti, alcuni moderni quanto la risonanza magnetica nucleare (RMN). Attraverso queste procedure, è stato registrato un elevato livello di attività nella corteccia prefrontale sinistra, associata alle emozioni positive.

Questo studio, pubblicato nel 2004 dalla Accademia nazionale delle scienze (Stati Uniti d’America), ha prodotto risultati tali da costituire il quinto riferimento scientifico più consultato nella storia.

“La felicità umana generalmente non si guadagna con grandi colpi di fortuna, che possono accadere poche volte, bensì con le piccole cose che accadono tutti i giorni.”

-Benjamin Franklin-

Matthieu Ricard con degli elettrodi in testa

Cosa affligge l’uomo più felice del mondo

Il confronto è l’assassino della felicità

Secondo l’uomo più felice del mondo, il fattore chiave che sembra uccidere la felicità è l’abitudine di confrontarci con gli altri. In questo senso, il monaco ha anche rivelato che non è d’accordo con il “titolo” che gli è stato conferito – l’uomo più felice del mondo -, in quanto lo considera “assurdo”.

In questo modo la neuroscienza ha rivelato ciò che rende “infelice” l’uomo più felice del mondo: confrontarsi con gli altri. A suo parere, quando ci confrontiamo con gli altri, in realtà vediamo solo una parte della loro vita. In generale, nel momento in cui facciamo il confronto, ci concentriamo solo sulla parte di maggiore successo o spicco delle altre persone, senza tener conto che c’è una parte meno invidiabile.

Quando vediamo qualcuno che ha avuto successo, tendiamo a pensare che sia stato fortunato e abbia trovato la situazione favorevole per poter eccellere. Raramente vediamo il processo e i sacrifici fatti: vediamo solo il risultato. Non guardiamo dietro le quinte e non assistiamo alle prove, apprezziamo soltanto lo spettacolo. Facendo il paragone, dunque, rimaniamo con un sentimento di inferiorità che ci provoca insoddisfazione.

“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”

-Albert Einstein-

La felicità arriva con gli anni

Secondo uno studio condotto da Andrew Oswald, docente di economia e Scienze Comportamentali presso l’Università di Warwick nel Regno Unito, durante il quale sono state valutate più di 500.000 persone distribuite tra America ed Europa, la felicità arriva con gli anni. Su questa stessa linea si è sviluppata la ricerca in cui il gruppo di scienziati dell’Università del Wisconsin ha individuato l’uomo più felice del mondo.

Sebbene i primi anni dell’età adulta siano accompagnati da ottimismo e gioia, a poco a poco le cose si complicano fino ad arrivare alla crisi che si raggiunge intorno ai 40 anni. Secondo gli studi dei più seri istituti di tutto il mondo, come ad esempio l’America’s General Social Survey, mentre le persone più infelici si collocano nella fascia tra i 40 e i 50 anni, i più felici si trovano in quella dei 70 anni.

E questo non ha molto a che fare con il reddito o con la salute. Layard aveva dimostrato che superando un reddito annuo di 15.000 dollari pro capite (o l’equivalente in potere d’acquisto), l’aumento del PIL di un paese cessa di avere un impatto sul livello di benessere. Gli americani, ha detto, sono più ricchi rispetto ai danesi (in media), ma non sono più felici.

Persone anziane felici in bicicletta

Oltre alla variabile dell’età, la meditazione quotidiana contribuisce alla felicità, o almeno così ha dimostrato la scienza. Nello studio della meditazione e compassione presso l’Università del Wisconsin è stato dimostrato che 20 minuti di meditazione al giorno possono essere sufficienti per aumentare il nostro benessere soggettivo.

Gli scanner hanno mostrato una elevata attività nella corteccia prefrontale sinistra del cervello durante la meditazione, rispetto alla sua controparte destra, cosa che consentirebbe di avere un capacità anormalmente grande per la felicità e una ridotta propensione alla negatività.


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