Partorire con dignità: stop alla violenza ostetrica

Partorire con dignità: stop alla violenza ostetrica

Ultimo aggiornamento: 12 ottobre, 2016

La violenza ostetrica lascia segni profondi in chi la subisce. Partorire: un atto non solo fisico, ma anche carico di sentimenti, dubbi e speranze; può trasformarsi in un’esperienza altamente spiacevole se le donne si sentono trattate come “contenitori da svuotare”.

Frasi come “non gridare”, “non fa poi così male” o “calmati altrimenti complicherai tutto” infantilizzano la donna, le conferiscono un ruolo ridicolo ed indifeso, annullano la sua espressione di ovvio dolore e confusione in un momento cruciale per la sua vita.

Per essere bravi medici, non è sufficiente avere una laurea: bisogna saper trattare i propri pazienti con il rispetto che si meritano e con un minimo di empatia e comprensione.

Gli ingenti tagli al settore sanitario non fanno altro che far aumentare gli episodi spiacevoli nelle relazioni tra medici e pazienti, dato che i primi sono esausti o sfiniti e i secondi possono sentirsi incompresi o ignorati.

Partorire con dignità e attorniati da un personale medico che accompagni la paziente con un atteggiamento rispettoso non è un privilegio né una concessione eccezionale: è un diritto.

L’origine della violenza ostetrica

A volte sembra che il parto sia una tacita imposizione della società. In verità, quando le donne affrontano i problemi ad esso associati, nella maggior parte dei casi non vengono trattate in modo adeguato. Questo non accade solo in occasione del parto, ma per la generale salute riproduttiva delle donne.

Non c’è dunque da sorprendersi se le donne prediligono servizi alternativi a quello medico abituale, nonostante corrano il rischio di non ricevere cure mediche specializzate e adeguate in un ospedale con le dovute garanzie sanitarie. Spesso si sentono spogliate di qualsiasi capacità decisionale riguardo il processo della gravidanza e del parto.

medico che ausculta feto

Le donne sulla trentina che vogliono chiudere le proprie tube di Falloppio, per la loro ferma decisione di non volere avere figli, vengono costantemente criticate. Si tratta, invece, di una decisione intima riguardo la loro vita sessuale e riproduttiva.

Se dovessero mai pentirsi di questa decisione, saranno loro a dover affrontare e superare la situazione. Così come accade sempre nella vita, dato che vivere significa decidere. Impedire a qualcuno di decidere vuol dire sottomettere, togliere un diritto.

Sembra che restare incinte e voler proseguire nella gravidanza sia quasi fuori luogo. Spessissimo le donne ricevono un trattamento molto autoritario da parte delle persone che le circondano, come se la loro capacità di giudizio fosse in qualche modo limitata.

Il parto: un atto con molta carica emotiva e un forte dolore fisico

Il parto è un momento atteso e desiderato da tutte le donne che hanno deciso di intraprendere il cammino della gestazione. Dopo la gravidanza e una serie di profondi cambiamenti fisici e psicologici, la donna vorrebbe che tutto andasse per il meglio. La complicazione sta nel fatto che l’idea che tutto vada liscio non dipende solo dall’assenza di problemi medici durante il parto.

La donna desidera partorire sentendo di essere seguita, senza che le sue dolorosissime contrazioni siano ridicolizzate o minimizzate. L’idea che le donne abbiano gli ormoni impazziti e non riescano a contenersi spesso non è realistica, ma risponde ad una profezia auto-avverante: se il personale medico tratta la donna come un’isterica sin dal principio, questa probabilmente finirà per comportarsi così.

La violenza ostetrica consiste nel negare le informazioni, nel praticare tagli cesarei non necessari, nell’iniettare farmaci quando non ce n’è bisogno, nel maltrattare verbalmente e fisicamente le donne  prima, durante e dopo il parto.

ragazza a cui viene chiusa la bocca con un bisturi

Se una persona nota di venire trattata con disdegno e sufficienza, in lei aumentano la frustrazione e il dolore; a quel punto, le lamentele diventeranno la risposta per difendersi da questo trattamento assurdo ed umiliante. Tutto ciò può sembrarvi esagerato, ma non lo è. Moltissime donne che soffrono di depressione post-parto considerano come principale fattore di stress il trattamento ricevuto dal personale medico prima, durante e dopo il parto.

È molto comune che le donne si sentano talmente sole e sopraffatte dal loro nuovo ruolo di madri, da farsi impossessare da una sensazione di vuoto e tristezza subito dopo aver partorito. Se, oltretutto, ricevono un trattamento quasi disumano da parte dei medici, questa sensazione aumenta.

Hanno aspettato per mesi e mesi, ma nessuno le ha avvertite che subiranno un processo di riadattamento molto duro e che la voglia di piangere sarà all’ordine del giorno. Ed è quello il momento in cui può nascere il senso di colpa e si può percepire una profonda incomprensione da parte delle persone circostanti. Questo non succede sempre, ma abbastanza spesso da prenderlo in considerazione.

Le informazioni reali riguardo la fase del post-parto che il personale medico consegna alla donna sono una vera e propria base di forza di fronte alle sfide che il nuovo ruolo di madre implica. La resa di informazioni inadeguate è, invece, una forma di indifferenza e negligenza.

Stabilire ponti tra la donna e il personale medico

Non stiamo dicendo che un trattamento caloroso ed empatico può eliminare al 100% i sentimenti di tristezza o disperazione temporanei tipici della gravidanza, del parto e del post-parto, ma di certo li limita e li riduce. Sono molte le iniziative del personale medico e dei pazienti vittime di violenza ostetrica volte alla soppressione dei comportamenti inumani durante il parto.

Numerosi esperti del tema sono consapevoli di questo fatto e realizzano un incredibile lavoro in quanto a cura e accompagnamento delle donne sole o in coppia, affinché le informazioni non siano esclusive, bensì una condizione necessaria di ogni trattamento degno.

Forse possono emergere disaccordi o punti di vista diversi, ma con la forza di volontà e la vocazione il personale medico può fornire le informazioni adeguate per la paziente, la quale deve sentirsi parte attiva di questo importante processo che cambierà per sempre la sua vita. Denunciare la violenza ostetrica non significa demonizzare tutto il personale medico in questione e criticare tutte le sue pratiche, anzi.

Denunciare un trattamento inumano, voler partorire con dignità e desiderare un atteggiamento giusto da parte dei professionisti che ci seguono significa voler essere presenti positivamente in uno dei momenti più importanti della vita. Essere trattate non solo da persone che fanno il loro lavoro, ma da veri professionisti responsabili vuol dire assicurare il benessere psico-fisico delle pazienti.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.