Perché esistono le donne maschiliste?

Perché esistono le donne maschiliste?

Ultimo aggiornamento: 22 giugno, 2016

Il femminismo non è una forma di attivismo confortevole, né per gli uomini né per le donne. Non siamo stati educati ad una cultura femminista, anzi. Quando ho letto la prima parte del libro “King Kong Théorie“, di Virginia Despentes, ho sentito che doveva esserci qualcosa di sbagliato quando mi sono imbattuta nel paragrafo che recita: “Scrivo dalla bruttezza e per le brutte, le anziane, le camioniste, le frigide, le isteriche, le tarate,…”.

Mi sono sorpresa perché non mi consideravo nulla di tutto ciò, forse un po’ di ognuno degli aggettivi, ma non nella loro totalità. Mi sono chiesta perché iniziassero ad interessarmi letture del genere, che descrivevano tipi di donne con cui in realtà non volevo identificarmi.

Si tratta di tipi di donne stereotipati dalla nostra società patriarcale. Tuttavia, pensando alle donne che mi circondano e a me stessa, sono arrivata alla conclusione che ogni donna possiede un po’ di questo. Il termine “isterica” è diventato famoso a causa delle pazienti di Sigmund Freud, lo stesso autore che sosteneva che la donna desiderasse avere un fallo e fosse complessata per questo motivo.

Il maschilismo è accademico, intellettuale, scientifico, sessuale, comunista, neoliberale, cattolico o laico. È così generalizzato e interiorizzato nelle nostre vite, che l’idea di affrontarlo spaventa, per questo le persone manifestano così tanta resistenza. Difendete assieme a noi l’ideale di un cambiamento reale rispetto a tutti i concetti integrati nella storia della nostra civilizzazione.

La stigmatizzazione delle donne che lottano per i loro diritti

Il problema sta nel modo in cui è stato ridicolizzato un intero genere e la sua lotta, per mezzo di frasi come “sei sulla cattiva strada”. Vivete in un sistema di oppressione e se vi lamentate, state facendo una cattiva scelta. Vi attribuiranno etichette negative di ogni tipo per frenare la rivoluzione che state partorendo.

Uomini maschilisti che insultano tutte le donne che lottano per migliorare la loro situazione nel mondo. Donne maschiliste che li assecondano e li supportano in ciò che fanno. Cos’è peggio?

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Se fa male vedere che un uomo vi insulta e vi ridicolizza per la vostra lotta contro un’evidente ingiustizia sociale e mondiale, quando questo atteggiamento viene assunto da un’altra donna, ferisce ancor di più. Non dimentichiamoci che, se al giorno d’oggi alcune società sono migliorate in termini di uguaglianza, è grazie alle azioni del movimento femminista.

Se oggi le donne possono votare, è per merito di gesti come quello di Emily Davison, che morì nel tentativo di trattenere il cavallo di Re Giorgio V, mentre chiedeva a quest’ultimo la possibilità per le donne di votare.

Il patriarcato non ha mai concesso sostegni per dare diritti alle donne. È stato il movimento femminista ad implorarli, lottare per essi e conquistarli.

Una questione di potere

Non c’è sistema di oppressione più antico e globalizzato del continuo assalto alla dignità della donna, con tutti i mezzi possibili. È solo di qualche mese fa il dibattito tra gli uomini, in Arabia Saudita, per stabilire se la donna possa considerarsi un essere umano oppure no.

Questo attentato all’integrità fisica e morale delle donne ha luogo in tutte le società; gli uomini di ogni ideologia e credenza si riuniscono per decidere come deve essere la vita sessuale, riproduttiva e familiare delle donne.

Il dittatore comunista Nicolae Ceausescu chiedeva al corpo di sicurezza di controllare il ciclo mestruale delle donne e i figli che queste avrebbero dato allo Stato.

“Non vogliamo violare le leggi, vogliamo riscriverle”.

(Emmeline Pankhurt)

Il femminismo vuole l’uguaglianza tra i sessi, per questo rifiuta leggi che la ostacolino; infatti, in termini di uguaglianza e libertà, le donne sono le più danneggiate. Il femminismo non vuole che il potere più antico del mondo continui ad esercitarsi così, perché le donne non ne hanno mai tratto benefici, anzi ne sono state le principali vittime.

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Perché le donne si rendono complici del potere che le opprime?

Le donne costituiscono il 52% della popolazione totale. Far vivere tutte queste persone sotto una legge che limita la loro libertà, ad esempio, di lavorare, elimina direttamente la metà di tutti i potenziali candidati per un lavoro; è su questo che si è costruita la disuguaglianza. Non sono solo le leggi ad impedire il trionfo dell’uguaglianza, è anche la critica morale verso tutto ciò che le donne fanno.

Mentre le donne si preoccupano di mantenere un’immagine perfetta a tutti gli effetti e si impensieriscono per quisquiglie a proposito della loro reputazione, vengono trattenute nella paura e nell’angoscia. Quanto più vengono tenute occupate da questi aspetti, tanto più gli uomini continuano a prendere le decisioni importanti: per se stessi scelgono i privilegi, per le donne l’assenza di empatia.

È normale che, in questo contesto, molte donne scelgano di “non dare scandalo”, per non sfidare l’ordine prestabilito, e preferiscano continuare ad adorare il maschilista che impedisce loro di prendere in mano le redini della loro lotta, terribilmente scomoda per gli uomini, poiché penetra tutti gli ambiti. Molte appaiono scandalizzate dalle donne femministe, ovvero da coloro che lottano per i diritti che già hanno o di cui avranno bisogno nel corso della loro vita.

Sanno che non saranno mai le privilegiate della situazione, ma preferiscono evitare nuovi problemi che sorgerebbero schierandosi dalla parte opposta. Si rendono complici del patriarcato, difendendo i ruoli maschilisti che derivano da esso. Giudicano le altre donne, accusandole di essere matte e radicali. Si guadagnano favoritismi e piccoli poteri concessi dal maschilismo, ma, in realtà, quando sono sole, digrignano i denti e la loro coscienza ribolle.

Le donne sono maschiliste perché non vogliono rovinare la loro reputazione, la quale è positiva grazie al comportamento che adottano nel patriarcato. Si sentono avvantaggiate anche se, in realtà, non ricevono altro che briciole.

Persino nelle attività che normalmente svolgono le donne sono gli uomini ad avere la meglio: le donne cucinano, cuciono, decorano o ascoltano, mentre gli uomini sono cuochi, stilisti, designer o psichiatri. Vi siete mai chiesti perché? La risposta non sta nella natura o nel cervello, bensì nel maschilismo, che privilegia alcuni e rende invisibili altri.

La risposta alle donne maschiliste non è la rabbia, ma la compassione

Se il femminismo trionfa, il sistema costituito si sgretolerà. Bisogna iniziare a costruire con una nuova concezione in testa: la ricerca dell’uguaglianza, non del potere. Questo riguarda tutti, non è solo una questione di sesso maschile o femminile, è il fulcro di tutti gli abusi di potere che si verificano nel mondo.

Accettare che gli uomini e le donne debbano godere degli stessi diritti significa accettare che l’essere donna non sarà un fattore di rischio per subire oppressione e violenza, elementi che l’uomo non patirà mai per il mero fatto di essere uomo. Significa accettare che l’era delle caverne in cui la forza bruta era il fattore più importante per sopravvivere è finita.

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Significa accettare che, siccome siamo esseri razionali, non esiste nessuna ragione valida per cui una donna dovrebbe essere violentata o aggredita semplicemente a causa del cosiddetto “istinto”. Significa accettare la conciliazione familiare tra uomo e donna, dato che non esiste nessun gene che giustifichi una maggiore quantità di lavoro spettante alle donne.

Le donne che continuano ad essere complici dei maschilisti non vanno viste con odio, ma con compassione. Vanno compatite per la loro ignoranza ed ipocrisia e perché avranno inevitabilmente bisogno del femminismo in qualche momento della loro vita, anche se non vogliono ammetterlo.

E ora un messaggio per tutte le altre: lasciate da parte questo triste ruolo e siate protagoniste della vostra lotta, della vostra vita e della vostra storia; niente di tutto ciò può essere frenato, fino a quando non appare la disuguaglianza.


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