Perché cadiamo nel vortice della dipendenza affettiva?

Perché cadiamo nel vortice della dipendenza affettiva?

Ultimo aggiornamento: 22 giugno, 2017

Può succedere a tutti. Indipendentemente dal fatto di essere uomini o donne, giovani o adulti, a tutti può capitare di ritrovarsi nel vortice della dipendenza affettiva. A volte siamo convinti che una cosa del genere non ci accadrà mai, ma forse nemmeno le persone che vivono questi rapporti dipendenti pensavano di finire in un pozzo di acqua così amara.

Prima di adottare una posizione radicale con queste affermazioni o pensieri, dunque, facciamoci una domanda: cosa ci porta ad iniziare una relazione di dipendenza? Cosa si prova in un rapporto del genere? Come facciamo a renderci conto che siamo finiti nel vortice della dipendenza emotiva?

Se sappiamo già qualcosa delle relazioni di dominazione-dipendenza, forse ci rendiamo conto più facilmente di trovarci in un rapporto disfunzionale e questo può darci la forza necessaria a cambiare la situazione. Dall’altro lato, possiamo capire quando gli altri stanno vivendo un rapporto di dipendenza e cercare di avvertirli con prudenza.

Cosa spinge ad iniziare un rapporto di dipendenza?

Tutti abbiamo delle aspettative su noi stessi, sul nostro futuro e sul partner che vorremmo avere accanto e ci piacerebbe che venissero soddisfatte. Queste idee sono influenzate dalle credenze sociali e culturali. Nel nostro caso, abbiamo imparato che per essere felici bisogna avere un partner e dargli importanza al di sopra di ogni altra cosa (Castelló, 2006). Cerchiamo di continuo rapporti di coppia che ci completino, che compensino le nostre carenze. Cerchiamo fuori, invece di guardarci dentro. In questo modo, però, non possiamo essere noi stessi al 100%, alimentiamo le nostre paure e ci aspettiamo che siano gli altri ad aiutarci.

Se non ci sentiamo abbastanza noi stessi, allora dipendiamo dall’altro e se dipendiamo dall’altro, non siamo liberi.

Villegas

D’altra parte, il modo in cui stabiliamo legami affettivi è condizionato da come abbiamo vissuto la fase dell’attaccamento durante l’infanzia (Guix, 2011). Ad esempio, se i nostri genitori sono stati iperprotettivi, allora saremo insicuri e cercheremo solo persone che ci proteggano. Se, invece, non abbiamo avuto alcun legame affettivo, cercheremo disperatamente qualcuno che ci dia l’affetto di cui abbiamo bisogno.

Il tipo di rapporto che abbiamo osservato tra i nostri genitori è un altro fattore che influenza le nostre relazioni di coppia. Ad esempio, se abbiamo assistito ad una relazione di dominazione e dipendenza, in cui sembra che si può amare ed essere maltrattati allo stesso tempo, allora stabiliremo facilmente una relazione del genere con il nostro partner, perché ne conosciamo i meccanismi di base.

Ad ogni modo, l’ideale sarebbe evitare di cercare l’altra metà della mela che ci completi, perché non esiste. In realtà, ognuno di noi è completo e responsabile della propria felicità. Inoltre, dovremmo stabilire noi stessi i criteri quando si tratta di scegliere come relazionarci con il partner, senza lasciarci condizionare (troppo) dai modelli che conosciamo. È importante avere ben chiaro cosa vogliamo e cosa non vogliamo in una relazione.

Cosa si prova in una relazione di dipendenza?

Quando viviamo un rapporto di dipendenza, non possiamo essere noi stessi, ci sentiamo limitati o annullati, sempre pronti a compiacere o a non far arrabbiare il partner. Siamo ansiosi, diffidenti, colpevoli, impauriti. Sono tutti “sintomi” che possono essere attribuiti ad una scarsa autostima, al pensiero di non valere nulla o di essere inferiori al partner, al fatto di aver eccessivamente bisogno dell’altro o di aver paura della solitudine.

Se non siamo noi stessi, se viviamo solo in funzione dell’altro, se siamo il suo riflesso, allora la nostra autostima dipenderà dal fatto che ci arrivi o meno la sua luce. Come la luna che, quando non riceve la luce del sole, è come se non esistesse.

Villegas

In un rapporto tossico, inoltre, solitamente sopportiamo più del dovuto: commenti sgradevoli che ci sminuiscono, sguardi o silenzi di rimprovero, l’invasione dell’intimità e della privacy, domande che rivelano la volontà di un controllo costante, bugie… Possiamo anche arrivare a sopportare aggressioni verbali e fisiche. Talvolta l’idealizzazione del partner ci spinge a giustificare il suo comportamento (stanchezza, nervosismo, fa il meglio che può, ecc.) e pensiamo che le cose prima o poi cambieranno. Altre volte è il precipizio che immaginiamo essere fuori dal rapporto a frenarci.

Come rendersi conto di essere finiti nel vortice della dipendenza emotiva?

Non è facile capire di avere una relazione di dipendenza emotiva, ma ci sono sempre dei segnali che riflettono questa disfunzione, come le emozioni, ad esempio. Le nostre emozioni ci mostrano quando un rapporto non sta andando come dovrebbe. In una relazione sana, infatti, non proveremmo paura o sofferenza.

Le emozioni rivelano i problemi in modo che la ragione li risolva.

Greenberg

Quando siamo presi da un rapporto amoroso, è facile perdere la prospettiva e vedere solo ciò che piace del partner. Di fatto, non vediamo ciò che non siamo disposti a vedere e spesso ce ne rendiamo conto quando è già passato un po’ di tempo (Grad, 2015). Per questo, è importante ascoltare e considerare (non seguire in maniera sistematica) i consigli delle persone che ci conoscono bene. Anche se non ci fa piacere sentirci dire “questa persona non fa per te, dovresti lasciarla”, ritenendo che nessuno sia in grado di capirci… forse non ci stanno dando un consiglio sbagliato.

Perché sopportare un rapporto che ci fa soffrire? Soprattutto quando dovrebbe essere una libera scelta perché consideriamo il partner come una persona in grado di darci appoggio, una fonte di fiducia e di affetto incondizionato. Se i principi alla base del rapporto non sono su questa linea, forse è necessario spezzare la dinamica esistente o riconsiderare la situazione.

Possiamo avere tutti una relazione sana, priva di dipendenza o sofferenza, basata sulla fiducia e sul rispetto. In questo caso, è importante avere chiaro che noi abbiamo la nostra parte di responsabilità, in altre parole non siamo responsabili di ciò che l’altro fa, ma solo di ciò che facciamo noi. Se siamo noi i primi a cambiare (reagiamo, chiediamo aiuto, ecc.), allora la situazione cambierà.

Fonti bibliografiche:

Castelló, J. (2006). Dependecia emocional. Características y tratamiento. Madrid: Alianza Editorial.

Grad Powers, M. (2013). La principessa che credeva nelle favole. Come liberarsi del proprio principe azzurro. Casale Monferrato: Edizioni Piemme.

Greenberg, L. S. (2000). Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata. Roma: Sovera Edizioni.

Guix, X. (2011). T’estimo tant! Els estils afectius i la por al compromís. Barcelona: Pòrtic.

Villegas, M. (2011). El error de Prometeo: Psico(pato)logía del desarrollo moral. Barcelona: Herder.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.