Presa di coscienza: il primo passo per guarire o cambiare

Presa di coscienza: il primo passo per guarire o cambiare

Ultimo aggiornamento: 06 marzo, 2017

La presa di coscienza è, innanzitutto, un risveglio. Vuol dire aprire gli occhi da dentro per rendere palese l’incosciente e poter, quindi, dare inizio ad una necessaria rivoluzione personale. Solo allora saremo capaci di guarire, di allontanarci da ciò che ci fa male ed avanzare verso ciò che ci meritiamo.

Ci sono molti filosofi e sociologi che definiscono la società attuale come un’entità addormentata. Viviamo concentrati sul nostro “io”, ma si tratta di un “io” che viene “narcotizzato”da altri, per mezzo dei fili del consumismo, degli interessi esterni che hanno sfruttato quest’eterna insoddisfazione a causa della quale siamo sempre in ansia per cercare di ottenere più di quello che già abbiamo.

“Sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere”.

(William Shakespeare)

Forse è proprio così. Forse ci troviamo in una società come quella di Matrix: sempre immersi in uno stato di indefinibile apatia. Un’atmosfera interiore in cui saziamo vuoti emotivi per mezzo del piacere del cibo, alleviamo la solitudine con relazioni effimere e ci limitiamo a farci invadere dalla noia per mezzo della catarsi momentanea dei nostri giochi sul cellulare o sul computer. Forse è così.

Magari molti di noi la vedono in questo modo. Tuttavia, c’è un fatto sempre più evidente: sono in molti a provare a dare un senso autentico alla propria esistenza. A questo fine, non esitano a coltivare la lettura, ad iniziare terapie, ad interessarsi alle visioni di diverse prospettive filosofiche con cui comprendere, con cui trovare “l’illuminazione”, per sconnettersi dall’ordinario e raggiungere lo straordinario.

Vi proponiamo di riflettere su questo tema, vi proponiamo di SVEGLIARVI.

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La presa di coscienza: un passo necessario nella nostra crescita personale

In psicoterapia, uno degli aspetti basici del processo di cura è senz’altro il conseguimento di una presa di coscienza dei veri problemi che provocano il malessere. Quando ci si reca dallo psicologo, in generale, si hanno già ben chiare le fonti esterne del proprio turbamento e della propria infelicità. “Il mio ragazzo non mi capisce”, “i miei genitori mi stressano”, “il mio capo mi sottovaluta”, “non ho un lavoro e la società sembra essersi dimenticata di me”, ecc.

Ciononostante, un bravo professionista dovrà accompagnare l’individuo che si sta sfogando verso un nuovo risveglio interiore, con cui quest’ultimo potrà acquisire un controllo della sua vita molto più pieno ed autentico. Ora, questo processo non è affatto semplice.

È necessario diverso tempo per raggiungere la cosiddetta awareness (consapevolezza), così definita nella Terapia della Gestalt, e tradotta come satori nella lingua nipponica. Il termine satori indica un processo di profonda comprensione che richiede l’eliminazione di vecchi ed ossidati strati per liberarsi da tutti i blocchi che impediscono l’affioramento della nostra autentica essenza, ancora assopita.

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Quello della presa di coscienza è stato un argomento centrale anche nelle teorie di Piaget. Questi la definì come un processo delicato e complesso secondo cui le persone passano da una conoscenza strumentale della loro realtà ad una concettualizzazione più intima, astratta e significativa delle cose. Al giorno d’oggi questa visione è ancora molto viva; alle sue radici vi è l’idea del “risveglio”, della “comprensione”, ed è composta, secondo Lao Tse, da quattro fasi: il sonno, la veglia, l’autocoscienza e la coscienza obiettiva.

Come potete vedere, si tratta di un viaggio interiore molto simile a quello trattato da Platone nel mito della caverna. Significa passare dall’universo delle sensazioni, dell’auto-inganno e delle ombre ad una sfera molto più elevata, libera ed autentica. Ora vi spiegheremo come riuscirci.

Il sollievo di svegliarsi o la ricostruzione

Nel paragrafo precedente abbiamo citato Piaget. Questi, nei suoi testi di psicologia genetica, mostra un concetto che può esserci molto utile: quello dell’inconscio cognitivo. Anche se questo termine può ricordarvi le teorie freudiane, il padre dell’epistemologia genetica offre uno spunto molto interessante su cui riflettere: la presa di coscienza non è esattamente un risveglio, e neanche un’illuminazione.

“La tua vera responsabilità sociale è seminare consapevolezza”.

(Alejandro Jodorowsky)

Il punto non è solo rendere cosciente l’incosciente, bensì dargli una nuova costruzione. Ad esempio, possiamo acquisire consapevolezza delle nostre barriere: la nostra incapacità di mettere dei limiti o di dire di “no”. Ebbene, rendere cosciente questa dimensione non ci servirà a nulla se non abbiamo uno scopo, ovvero quello di avviare un cambiamento, di ricostruire quella parte del nostro “io” per guarire, per avere un maggiore controllo sulla nostra realtà dopo essere usciti dalla caverna di ombre ed infelicità.

Ora vedremo come generare questo processo di risveglio o ricostruzione.

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Le tre fasi della consapevolezza

Questo processo può sembrare semplice, ma lo è solo in apparenza: in realtà, richiede soprattutto una totale sincerità verso noi stessi.

  • Il primo passaggio per il risveglio consiste nell’aprire gli occhi dalla parte più intima e profonda di noi. Stiamo parlando del mondo emotivo. Chiedetevi cosa sentite in questo momento, esplorate le vostre sensazioni ed i vostri sentimenti e rivolgetevi anche al vostro corpo, ai vostri mal di testa, al vostro mal di stomaco… Traducete in parole tutti questi sintomi (paura, angoscia, inquietudine, insicurezza, ecc.).
  • Il secondo passaggio consiste nell’osservare ciò che accade attorno a voi. Osservate il vostro presente e guardate l’ovvio, quello che spesso negate. “Il mio partner è freddo”, “ho degli amici che si preoccupano per me”, “sto investendo tempo e sforzi in cose che non sono importanti”, ecc.
  • Il terzo passaggio è il più difficile di tutti. Ora sapete quello che provate e cosa succede intorno a voi. È il momento di affrontare le vostre barriere difensive, i vostri pregiudizi, i vostri atteggiamenti, quelli che, sbagliandosi, vi dicono che è meglio sopportare che cambiare, che è meglio guardare da un’altra parte, rimanere calmi e tacere per paura che le cose vengano stravolte.

Affrontate voi stessi. Siete i vostri peggiori nemici, dunque non servirà a nulla diventare consapevoli delle vostre debolezze se non oserete trasformarle in punti di forza. Siate responsabili, raccogliete il coraggio e guarite; in una parola, cambiate.

Immagini per gentile concessione di Nuck Asher, Art New Age


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