Riflessione su cosa significa perdere un figlio

Riflessione su cosa significa perdere un figlio

Ultimo aggiornamento: 03 dicembre, 2015

Quello che vorrei che la gente capisse sul significato di perdere un figlio, è che nessuno è mai preparato a un simile dolore. È per questo che mi preme ricordarvi, per prima cosa, un concetto tanto essenziale quanto meraviglioso: bisogna godersi ogni istante passato in compagnia di coloro cui vogliamo bene. Nulla è certo in questa vita, nulla è garantito, neppure che i figli sopravvivano ai genitori.

Se c’è un aspetto che accomuna tutti coloro che hanno vissuto la tragedia della perdita di un figlio, è il sentimento di solitudine e incomprensione che si prova in un primo momento. In molti si sentono isolati poiché credono che nessuno possa comprendere il loro dolore.


 

Perdere un figlio vuol dire avere la sensazione che il nostro progetto di vita stia sfumando via, insieme ai nostri obiettivi. Tuttavia, prima o poi arriverà il giorno in cui ci accorgeremo che vale ancora la pena di vivere, per mantenere vivo il suo ricordo.


 

È bene specificare che non esiste una strategia universale per affrontare il dolore della perdita di un figlio, ma bisogna ricordare sempre che il lutto non va affrontato in solitudine. Il nucleo familiare deve restare unito, ci si deve supportare e curare l’un l’altro per imparare a vivere con il vuoto dentro di noi, reinserendoci pian piano nella quotidianità di sempre. Vale dunque la pena di prestare attenzione ad alcune piccole riflessioni che oggi vogliamo condividere con voi.

Bisogna lottare ogni giorno contro la paralisi del nostro corpo, del nostro spirito

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Perdere un figlio porta il mondo a fermarsi dalla sera alla mattina. È qualcosa che va contro natura, e la nostra mente non riesce ad assimilarlo. E si rimane fermi, senza aria, come se ci avessero risucchiato l’anima


 

Il pensiero più ricorrente che farà un genitore sarà il classico “nulla ha più senso”. E la paralisi vitale, emotiva e motivazionale finirà per intrappolarlo in un circolo di sofferenza cronica.


 

Questo va evitato a tutti i costi. La nostra mente è incapace di processare quanto successo, e da qui nascono le negazioni, il blocco interiore, l’immobilità. Eppure è proprio il processo del dolore a doverci aiutare a gestire tutte le emozioni.

Bisogna evitare di rimanere da soli, poiché è la solitudine la forza che spinge verso la paralisi. È dunque vitale poter contare sull’aiuto della famiglia, degli amici, di qualsiasi altra figura professionale di riferimento.

Bisogna imparare a convivere con la propria tristezza

Dire che la morte di un figlio può essere superata non è vero. Superare vuol dire vincere, e nessuno può né deve passare sopra l’assenza ed il vuoto che si radica in noi, diventando parte della nostra essenza di persone.

  • La morte di un figlio si assimila, si piange e si accetta. Si impara a vivere con quel vuoto, ma si diventa consapevoli che quella tristezza vivrà per sempre nel nostro cuore.
  • Che ci si creda o meno, arriva un giorno in cui il dolore non sarà più così straziante, in cui potremo respirare senza che ci faccia del male, camminare senza che la nostra anima pesi e respirare senza che il cuore pianga.
  • Perché ricominciare a vivere vuol dire onorare la memoria di chi non c’è più. Vuol dire capire che lui è dentro di noi, che ricordarlo significa rendergli omaggio, e sentire che l’amore si impossessa di noi nonostante la tristezza sarà sempre parte di noi.

Non bisogna trascurare il proprio partner

Per una coppia, perdere un figlio significa vedere il proprio progetto di vita e familiare stravolto d’improvviso. Il vuoto è incolmabile e i legami non sono più gli stessi, ma non per questo bisogna smettere di lottare per il proprio progetto.

  • È bene evitare di incolparsi e rimproverarsi a vicenda. Persino il silenzio può essere dannoso e distruttivo in queste situazioni.
  • Bisogna rispettare il modo unico con cui ogni persona assume il dolore. C’è chi riesce con grande astuzia ad aprirsi, chi invece ha bisogno di tempo per “poter reagire”, ma è bene mostrarsi sempre comprensivi.
  • L’intimità, l’impegno e la passione sono tre pilastri che non dovranno sparire all’interno della vita di coppia. Continuando a dar loro vita, la relazione potrà andare avanti. Se non facciamo altro che mostrarci vuoti o se riusciamo solo a rinfacciarci determinate cose, è probabile che si finisca per distaccarsi.
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Perdere un figlio e non dimenticarsi degli altri

I bambini affrontano la morte in maniera del tutto diversa rispetto a noi, ma il loro modo di processarla non va minimizzato, specialmente se sono in un’età compresa tra i 6 e i 10 anni.


 

La morte è qualcosa che nessuno può capire, qualcosa che gli adulti vedono con rabbia e i bambini con stupore. La morte non sempre permette di dire addio a una persona, per questo bisogna saperle rendere omaggio con affetto e con il ricordo quotidiano alla sua memoria.


È fondamentale consentire ai bambini di esprimersi a parole, è bene rispondere ai loro dubbi e aiutarli nel loro sfogo emotivo, senza però ignorare la nostra sofferenza. Il dolore deve prendere forma poco a poco per potersi liberare ed essere canalizzato.

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È giusto ricominciare a fare progetti per i giorni che vengono, permettersi di sorridere di nuovo con i bambini onorando la memoria di chi non c’è più. Impareremo a vivere senza quel figlio, ma lui non perderà mai quell’angolo privilegiato nel nostro cuore. La vita non sarà più la stessa dopo una simile perdita, su questo non c’è dubbio, ma è giusto tornare ad essere felici. Non vi sentiate in colpa per quanto è successo.

Immagine gentile cortesia di Lucy Campbell, Claudia Tremblay

 


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