La sofferenza mi ha mostrato chi sono

La sofferenza mi ha mostrato chi sono

Ultimo aggiornamento: 16 dicembre, 2016

La sofferenza mi ha fatto capire chi sono. Mi ha mostrato aspetti di me che prima non conoscevo o che facevo finta di non vedere. Ho sempre pensato fosse lecito desiderare di vivere evitando ogni forma di dolore, ma adesso so che si tratta di un desiderio impossibile.

Tutti abbiamo sofferto, chi più chi meno. Abbiamo affrontato situazioni che ci hanno segnato, circostanze che preferiremmo non aver vissuto. Bisogna, però, essere consapevoli che il passato non può cambiare. Anche se esistono persone che si trovano a vivere in circostanze più piacevoli di altre, la vita non è rosea per nessuno. È questo il segreto.

Anziché cercare di vivere la vita senza soffrire, dovremmo imparare a vivere la sofferenza in modo diverso, usandola per crescere e costruirci di nuovo. A tale scopo, molte volte, è necessario seguire una terapia che ci aiuti a sviluppare determinate abilità.

Non si tratta di evitare la sofferenza, bensì di imparare ad accettarla come un capitolo in più della storia della propria vita, che ha contribuito a farci arrivare dove siamo.

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La terapia: una dimensione sicura

La terapia psicologica va intesa come una dimensione sicura in cui rifugiarsi nel momento del bisogno. Nella terapia non sono previsti giudizi né verità assolute, e tutto quello che viene detto durante una seduta è protetto dal segreto professionale. Il segreto può essere infranto soltanto nel caso in cui il paziente minacci di fare del male a se stesso o ad altri, oppure sotto ordinanza del giudice.

La terapia, inoltre, offre la possibilità di costruire una base sicura che dia stabilità, soprattutto nei casi in cui la vita si sia sempre dimostrata dura. Per questo motivo, gli psicologi, insieme ai loro pazienti, cercano di costruire un’alleanza terapeutica, un solido vincolo su cui strutturare le sedute.

Questo vincolo unico tra psicologo e paziente, se si consolida, favorirà il crearsi di un clima di fiducia che semplificherà il trattamento delle paure e della sofferenza che si cela in esse. Prima di acquisire le abilità necessarie per poter affrontare i problemi alla base delle proprie paure, è fondamentale avere la fiducia sufficiente per poterne parlare senza paura.

Molto spesso non si tratta di esporsi alle paure, bensì di avere un punto fermo per camminare al loro fianco.

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Dare un nome alla sofferenza

Dare un nome alla sofferenza non vuol dire scegliere un’etichetta diagnostica. Anzi, molto spesso non esiste neppure un’etichetta che corrisponda al proprio dolore: talvolta il motivo per cui soffriamo è talmente unico o terreno da non avere nome, anche se abbiamo bisogno di dargliene uno.

Forse quel nome avrà significato soltanto per la persona che lo ha scelto; può essere il mio lato oscuro, può essere nervi, può essere un’ombra o qualsiasi altro. Quel termine verrà utilizzato in terapia per definire qualcosa di personale, per questo è un concetto profondamente individuale. Per quanto il nome possa essere comune, il suo significato sarà unico.

Dare un nome alla sofferenza aiuta a definire il problema all’origine del nostro tormento, così da poterlo cambiare o integrarlo.

Una volta scelto l’appellativo, la nostra sofferenza acquisirà un nuovo significato. Smetterà di essere un’entità, un sentimento, per diventare qualcosa di più concreto. Qualcosa che ha assunto una forma precisa e che per questo può essere spiegato e compreso, da parte dello psicologo così come del paziente. Di conseguenza, sarà più facile cambiarlo o integrarlo.

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Integrare il passato in un nuovo io

Quando alla base del proprio dolore si cela un evento del passato o un fardello che non può essere cambiato, il modo migliore di superarlo è integrarlo nella storia della propria vita. Non si tratta di un processo semplice, eppure non è impossibile.

Per integrarlo, bisogna accettarlo. Bisogna accettare che qualsiasi cosa accada, sentirsi colpevoli adesso non serve a nulla. Anche dare la colpa ad altri è inutile, poiché il passato è andato e non può variare. Per accettare ed integrare totale del dolore si dovrà lavorare molto. È fondamentale lasciar andare tutte le cose negative, accettandole con naturalezza, ma cominciando a costruire un nuovo io.

Costruirsi di nuovo non è un passaggio facile, ma condurrà ad accettare il lato oscuro che si cela in noi. Non proverete più quel vuoto in voi pieno di dolore, non dovrete più lottare contro il vostro demone interiore. Vi sarete costruiti e avrete imparato che tutto quello che vi è successo in passato ha contribuito a creare chi siete ora.    


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.