La vita non è come la dipingono gli altri, ma come la coloriamo

La vita non è come la dipingono gli altri, ma come la coloriamo

Ultimo aggiornamento: 20 ottobre, 2016

La vita non è come gli altri la dipingono, ma come la coloriamo. Perché sarà sempre il nostro atteggiamento a farci agire come il miglior pennello, capace di offrirci tonalità di luce quando ne sentiamo il bisogno. Sarà la nostra volontà a farci scegliere di dipingere le nostre giornate con i sorrisi, piuttosto che farci pervadere dall’amarezza.

Un fatto che dobbiamo avere chiaro è che, a volte, è la vita stessa a portarci giorni grigi. Momenti di buio pesto. Sono istanti in cui, nonostante pensiamo di poter controllare tutto e di essere una sorta di strateghi delle avversità, capita sempre qualcosa che ci ricorda quanto siamo vulnerabili.  

Il neurologo, psichiatra ed etologo francese Boris Cyrulnik, ci offre, tramite i suoi libri e le sue interviste, un concetto di felicità davvero utile ed interessante. Parliamo prima di tutto di quel benessere che una persona raggiunge dopo aver conosciuto tutta la gamma dei chiaroscuri della propria palette esistenziale.

Nessuno è mai pronto a soffrire. Un’infanzia felice non ci garantisce un domani immune al dolore emotivo. Allo stesso modo, un’infanzia traumatica non determina la nostra maturità e il nostro futuro, esattamente come ci spiega lo stesso Cyrulnik nel suo libro “I brutti anatroccoli”.

La vita può diventare buia in qualsiasi momento, lo sappiamo. Lo abbiamo vissuto. Tuttavia, lungi dal sottometterci a questi fatti, a questi traumi, dobbiamo smettere di essere vittime delle nostre circostanze e lavorare ogni giorno sulla nostra realtà personale. Perché lo sappiamo, tutti siamo degni di essere amati, di essere felici. Tutti noi dobbiamo scegliere i migliori colori con i quali dipingere il nostro orizzonte.  

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Come affrontare i chiaroscuri della vita

Anche se non ce ne rendiamo conto, ognuno di noi ha un modo particolare di dipingere la propria quotidianità. Parliamo del nostro atteggiamento e di quegli speciali ricorsi psicologici con i quali affrontiamo le avversità, interpretiamo la realtà e, allo stesso tempo, la creiamo.

Ciò nonostante, è proprio qua che si presenta il dilemma. Spesso si dice che è la genetica a conferirci quelle radici che ci spingono più o meno a demoralizzarci con frequenza. Ci induce verso la depressione o verso una visione distorta nella quale siamo in grado di vedere solo giorni grigi quando in cielo brilla un sole splendente, immenso e luminoso.

Bisogna avere ben chiara una cosa: la genetica predispone, ma non determina. Ciò che vale davvero è la volontà e il nostro atteggiamento. Tanto è che la dottoressa Rafaela Santos, autrice del libro “Levantarse y luchar” (alzarsi e lottare), ci indica che la resilienza è una combinazione di fattori genetici, sociali e psicologici. Tuttavia, non c’è niente di più potente che un esercizio consapevole e costante per poter affrontare in modo positivo ogni situazione difficile.

Tutto questo ci spinge a riflettere su diverse realtà personali. È risaputo, ad esempio, che i figli possono ereditare la predisposizione a soffrire di ansia e depressione dai loro genitori. Lo fanno perché condividono le caratteristiche fisiologiche di questi: un circuito cerebrale iperattivo.

Ciò che determina chi siamo non è una struttura in sé, ma una serie di funzioni metaboliche che possono essere modificate. Con un’attività adeguata, strategie psicologiche e un allenamento consapevole, dipingeremo la vita a modo nostro.  

È tempo di resilienza, è tempo di superamento

La resilienza è come un porto che incita alla vita. È l’arte che ci conferisce una certa sensazione di controllo di fronte alle difficoltà. Lungi dal rimanere eternamente segnati da un’infanzia ingiusta, da una perdita drammatica o da un fallimento indimenticabile, abbiamo l’opportunità di scegliere colori nuovi con i quali dipingere il nostro orizzonte.  

Gli esperti in superamento personale ci dicono che, per raggiungere questa capacità, è necessario sviluppare la strategia del dominio. Sappiamo, ad esempio, che la parola resilienza proviene dalla fisica, e definisce quei materiali capaci di recuperare la loro forma originaria nonostante siano stati deformati. Ebbene, nell’ambito psicologico non accade in modo del tutto uguale.

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Quando qualcosa ci deforma, non recupereremo mai la nostra forma originale. Non ritorneremo più ad essere gli stessi. Ciò nonostante, essere persone diverse non implica essere persone più fragili, più cupe e ferite. È proprio in queste occasioni che dobbiamo applicare la strategia del dominio.

La resilienza non è la capacità di uscire illesi da una battaglia, ma l’arte di dominare il nostro modo di pensare per creare nuove emozioni. È la sfida di mantenere intatta la propria autostima, l’indipendenza e il valore di scegliere con quali colori dipingere il futuro.

Tre frasi da ripetersi tutti i giorni

La dottoressa Edith Grotberg, nota per aver creato la prova dei fattori della resilienza, focalizza la capacità di autoguarigione in base a tre verbalizzazioni che possiamo mettere in pratica ogni giorno. Sono le seguenti: 
  • Io possiedo la capacità di affrontare le difficoltà. Ho dei valori, delle norme di condotta, di autostima e delle persone che mi amano.
  • Io sono una persona che crede nella speranza e che ha fiducia in se stessa.
  • Io posso risolvere i problemi, comunicare, difendermi, intrattenere buone relazioni e lottare per ottenere la felicità.

Vale la pena mettere in pratica queste semplici strategie di pensiero. Non costa niente e i risultati saranno positivi.  


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.