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Il bambino dentro di te ti chiama

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Il bambino dentro di te ti chiama
Ultimo aggiornamento: 09 settembre, 2016

Quando una persona fa fatica a ricordare la sua infanzia e come avrebbe voluto essere da grande, significa che ha dimenticato e sepolto il bambino che vive dentro di lei, dunque la sua personalità adulta risulta un po’ sottomessa. Non sa come amare, cosa guardare e ha smesso di trovare l’entusiasmo dentro di sé.

Visti gli sforzi per tranquillizzarsi, per adattarsi a ciò che gli altri si aspettano, quel bambino è rimasto orfano. E questo non fa altro che complicare la vita dell’adulto, che si riduce ad essere una copia falsa di qualcuno che nemmeno conosce.

L’amarezza è l’unica cosa che si è stabilizzata in questa lotta tra la propria essenza e il mondo. Magari è stato uno scontro avvincente, ma durante la ricerca del successo questa persona ha dimenticato che quest’ultimo capita solo a chi è fedele con se stesso. Che sia in una capanna di cartoni o in un grande palazzo. La tristezza non ha confini né ostacoli, trapassa qualsiasi materiale, per quanto si tenti di mascherarla.

È il momento di fermarsi e di ascoltare: il bambino che vive dentro di voi vi urla di riavvicinarvi.

Io padre, io adulto e io bambino

Eric Berne ha proposto una teoria dell’analisi transazionale secondo cui le persone interagiscono tra di loro mediante transazioni psicologiche con i vari stadi dell’Io: padre, adulto e bambino.

Si impara ad usare il padre per dare attenzioni, l’adulto per individualizzarsi e il bambino per cercare e ricevere attenzioni e affetto. Vale a dire, se la transazione del bambino sparisce, come può una persona individualizzarsi e prendersi cura di altri se ha dimenticato di chiederlo per sé?

Crediamo che la vita ci definisca e che le esperienze ci cambino, in realtà dovremmo chiederci se la vera prova psicologica che ognuno di noi deve affrontare non sia piuttosto vivere qualunque momento di allegria e di amarezza sentendo che il bambino dentro di noi ci guarda e ci riconosce.

La maggior parte delle persone, però, trova più interessante scollegarsi da se stesse e adattarsi a ciò che considerano più utile e meno doloroso da vivere. Hanno smesso di essere bambini e sono diventate delle copie.

Bambina-nel-prato

Perché ci neghiamo a noi stessi?

In tutto ciò che facciamo da bambini c’è il seme di ciò che siamo ora. Non si tratta di sottoporsi ad una terapia freudiana di 50 sedute di regressione all’infanzia, ognuno di noi ricorda molte cose senza bisogno di tornare a quel periodo.

Chi erano le persone che ci stavano subito simpatiche, quelle che ci sorprendevano con la loro umiltà, quelli che guardavano in basso per darci la mano e sorriderci. Come erano i paesaggi che ci emozionavano e come amavamo immergerci in essi.

Cosa ci piaceva, gli atteggiamenti che ci spaventavano all’istante e quale forma di arte o musica ci appassionava. La nostra creatività e abilità nell’identificare le cose autentiche erano in superficie.

Poi cresciamo e iniziano a dirci che ci sbagliavamo. Le persone sensibili sono deboli, quelle coraggiose sono  troppo prudenti, quelle talentuose sono troppo sfuggenti e scettiche, mentre le persone buone sono troppo timorose di tutto ciò che le circonda.

Così, anche sognare è sbagliato, è meglio stare con i piedi per terra, anche se a volte desideriamo proprio il contrario. Prima l’autorità, poi la paura del rifiuto sociale, la lotta per l’approvazione e l’accettazione e, infine, l’idea di potere, soldi e stabilità.

Ci hanno trasformato tanto da vivere fuori, quando prima vivevamo la nostra interiorità. Diffidiamo dei nostri sensi, dell’istinto e siamo succubi della nostra mente.
Ballerina-in-un-prato

Come possiamo tornare al nostro bambino interiore?

È così difficile trovare degli indizi che ci diano risposte sul perché siamo come siamo ora che il modo migliore per farlo non è seguire le tracce, ma iniziare dal punto di partenza:

  • Riportate alla mente il ricordo migliore della vostra infanzia: perché lo è?
  • Cercate libri e film che vi appassionavano da bambini: com’è possibile che pur essendo così complessi vi appassionavano? Cos’avevano di tanto universale da esserlo anche per voi?
  • Ricordate chi vi ha fatto del male e perché: avete evitato quelle persone da adulti? Hanno continuato a provocare un senso di rifiuto in voi? Cercate di ricordare, è l’indizio per sapere chi non avrà mai a che fare con voi e chi non dovrete mai diventare, la vostra antitesi spirituale. Lo sapete da sempre.
  • Come vi immaginavate da grandi? Forse da piccoli sapevate di essere complicati e sensibili. Lottare contro questo ha senso, nonostante gli altri dicano che non dovete essere così per essere felici?
  • Se non vi piacevano le persone che da grandi diventavano grigie, perché lasciate che si spenga la vostra luce?
  • Vi hanno insegnato che non siete degni di essere amati? Lo credete ancora? Ma soprattutto, pensavate che avessero ragione?
  • E infine, se vi siete sempre considerati speciali, perché avete smesso di pensarlo?

A volte il mondo si impegna a distruggere le nostre speranze e il nostro entusiasmo, ma possiamo affrontare tutto questo solo con la nostra vera essenza, anche se soffriamo ed è doloroso. La felicità non dev’essere un’imposizione costante, ma la pace e la tranquillità dello spirito sono buoni compagni di viaggio.

Di sicuro potete farcela, guardate ogni giorno una foto di quando eravate piccoli e fate in modo che quel bambino sia orgoglioso di voi. A poche altre persone dovete un favore così grande, perché per poche persone voi siete importanti. Il bambino che è dentro di voi vi urla a gran voce di riavvicinarvi a lui, non voltategli le spalle.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.