Divertirsi non significa essere felici

Divertirsi non significa essere felici

Ultimo aggiornamento: 30 novembre, 2016

La discussione riguardo l’idea di essere felici o meno può essere interminabile. La felicità è un concetto astratto e relativo per essere teorizzato senza cadere in discussioni prive di via d’uscita. Il divertimento, al contrario, è di più facile comprensione, almeno all’apparenza. Fa parte del divertimento tutto ciò che rompe con la routine e dà soddisfazione.  

La brutta notizia è che essere felici e divertirsi non sono sinonimi. Qualcuno può divertirsi spesso e non per questo essere felice. Ma capita anche il contrario: alcune persone possono non realizzare attività divertenti e, allo stesso tempo, essere felici.

Tuttavia, a che scopo dire tutto questo? Si tratta di una semplice introduzione per arrivare ad un punto che dev’essere motivo di riflessione: nel mondo attuale, il divertimento è diventato un mandato. Gli infelici sono ben accetti solo in chiesa e dagli psicologi. Per questo, il grande divertimento è diventato un mezzo per camuffare una grande infelicità.

L’ordine di divertirsi per sembrare felici

Alcuni la chiamano “società della Coca-Cola”. Ricordate che il primo spot della Coca-cola dava quest’ordine? “Divertiti”, diceva. Mostrava persone sorridenti, che vivevano in modo “pieno”, vale a dire circondate da molti amici gentili, viaggiando, intraprendendo nuove avventure, mangiando cibi deliziosi ed in compagnia di un partner perfetto.

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Negli ultimi decenni, molte persone non hanno smesso di seguire quest’ordine. Una delle parole più terrorizzanti nel mondo odierno è “noioso”. E si presuppone che il contrario di noioso sia dinamismo eccessivo, fine settimana intensi. “La cosa che più mi piace di lui è che mi fa ridere”, dicono molte. “Ciò che mi piace di lei è che non prende le cose troppo sul serio”, dicono molti.

Si presuppone che, per essere felici, bisogna essere leggeri e assomigliare ai protagonisti delle pubblicità della Coca-cola o di qualche dentifricio. Le espressioni non caratterizzate dai sorrisi vengono definite “brutte facce”. Se si ha una difficoltà, tutti sono disposti ad aiutarci invitandoci ad una festa o consigliandoci di divertirci di più.

Divertimento e sensi di colpa

Il mandato per divertirci è tanto forte che, a volte, finiamo per provare sensi di colpa quando sentiamo che non ci stiamo divertendo abbastanza o che non abbiamo gli strumenti emotivi per divertirci “come Dio comanda”.

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Il divertimento fa parte della storia dell’umanità come un elemento sacro. Ogni cultura ha conservato momenti speciali per interrompere la vita quotidiana e lasciare spazio al tempo da condividere con la comunità. Rappresentavano momenti molto emozionanti perché presupponevano allegria condivisa, espressioni artistiche e un incontro affettivo con gli altri.

L’eterna festa attuale, al contrario, risulta sempre più programmata e utilizzata a fini commerciali. In molti casi ha origine dall’angoscia e non dall’intenzione di celebrare qualcosa. È ancor più grave perché, quando si trasforma in una pratica continua, inizia a far parte della routine, del divertimento, che la priva del suo incanto.

Divertirsi non è sinonimo di felicità

C’è stato un tempo in cui il divertimento e la soddisfazione erano viste come nemiche della virtù. Il sesso, principalmente, era condannato e visto come un ambito nel quale l’essere umano poteva dare inizio ad un processo di decadenza. Il piacere era visto come qualcosa appartenente alle persone poco evolute, prive di ragione e che si lasciavano trasportare dalla soddisfazione dei loro istinti.

Grazie all’apporto di molte discipline, come la psicologia, si è compresa ed estesa l’idea che, al contrario di quanto pensasse la maggior parte delle persone, il piacere, la soddisfazione e il divertimento erano componenti legittimi di una buona salute mentale; che la repressione del desiderio era negativa e che poteva incrementare notevolmente le neurosi nelle persone.

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Oggigiorno, pare che l’obbiettivo sia totalmente contrario: promuovere l’idea che non tutto può essere divertimento e che anche le frustrazioni e le mancanze svolgono un ruolo importante nello sviluppo e nella crescita emotiva. Ciò che viene condannato ora è tutto ciò che non implica divertimento. Divertirsi non esclude, né risponde, alle domande sul senso della nostra esistenza. Divertirci non implica aver risolto l’enigma della felicità personale.


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