Grazie, ma ti dico addio

Grazie, ma ti dico addio

Ultimo aggiornamento: 17 giugno, 2017

“Grazie” e “addio” sono due delle parole più difficili da pronunciare. La riconoscenza è un’azione che spinge a quattro tipi di comportamenti: ci sono le persone che vogliono mostrare gratitudine, ma non sanno come o si vergognano o che ringraziano per forza solo in nome di una convenzione sociale. Tuttavia, ci sono anche persone che non sanno, non vogliono o direttamente non sono consapevoli di dover dire “grazie”.

C’è poi la parola “addio”. Quella che a volte fa davvero male e si fa fatica a dire. Nel pronunciarla, siamo consapevoli che una cosa è giunta al termine e lo verbalizziamo. Alcuni addii sono segnati dalle lacrime e dalle fitte allo stomaco. Molti a volte rimangono in silenzio, incapaci di mettere insieme quelle cinque lettere. Possiamo immaginare quanto sia difficile preparare un messaggio in cui riportare entrambe le parole, “grazie” e “addio”. Quel che è certo è che in diverse situazioni bisogna farlo, anche se è complicato.

Grazie, ma…

Ci sono cose che ci fanno male e lo sappiamo bene. Nonostante questo, continuiamo a tenerle nella nostra vita. Dipendenze affettive, ovvero attaccamenti a persone, oggetti o comportamenti, sono atteggiamenti comuni nella nostra vita di tutti i giorni. Conoscenti, amici, noi stessi, tutti cadiamo nella rete di questi atteggiamenti pericolosi che ci mettono in gabbia. Più tempo dedichiamo a queste condotte tossiche, più si rafforza la dipendenza e più sarà difficile cambiare le cose. Ed è difficile pensare di poter dire “grazie” a qualcosa che ci ferisce e ci fa male. Si tratta di un pensiero ambivalente.

La gratitudine dipende dalla soddisfazione generata nell’immediato da una situazione o da una persona. È segnata dall’ansia o dalla ricerca compulsiva di attenzione.  Questa attenzione, però, ci toglie la libertà di scelta e ci priva della nostra personalità.


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