Il complesso di inferiorità

Il complesso di inferiorità

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2015

I complessi sono diventati quasi un hobby per alcune correnti psicologiche. Al giorno d’oggi esistono numerosissimi tipi di complessi, dal “Complesso di Brummel” (tendenza a vestirsi troppo eleganti) fino alle ingenuità come il “Complesso di cappuccetto rosso” (servilismo puntuale, anche quando i lupi sono in agguato).

In realtà, queste classificazioni si occupano più di dare un’etichetta che una spiegazione per capire come si è e perché si agisce in un determinato modo.

Parlando chiaramente, esistono solo due complessi che furono postulati grazie alla psicoanalisi: il complesso di Edipo e il complesso di castrazione. Tuttavia, da questi ne sono derivati molti altri, tra i quali si distingue il complesso di inferiorità, divulgato da Alfred Adler agli inizi del  XX secolo. Da qui in poi, la parola complesso è diventata una specie di jolly che può essere riferita a quasi tutti gli atti umani.

I complessi sono forti

Per non cadere in giri di parole che ci facciano uscire fuori tema, vi diamo una definizione semplice di complessi. Un complesso è un pensiero irrazionale o un’idea distorta che abbiamo di noi stessi. E anche se è un’idea sbagliata, crediamo sia vera e ci comportiamo di conseguenza, come se fosse vera. Il tema si fa interessante se risaliamo all’etimologia della parola. “Complesso” deriva dal latino “complectere”, che significa abbracciare o circondare. Se seguiamo questa linea di significato, quindi, possiamo dedurne che un complesso è una forza invisibile che ci imprigiona. Che si infiltra nel nostro essere: ci circonda.

Se soffriamo di un complesso di inferiorità, siamo certi di essere inferiori rispetto agli altri esseri umani. Più piccoli, più indifesi, più miserabili…meno adatti, meno capaci, meno importanti. La domanda è: è la verità? Come si è infiltrata questa idea in noi? Pensiamo realamente questo di noi stessi o siamo intrappolati, abbracciati e circondati dagli sguardi altrui?

Il cerchio fatale

Se fosse solo un problema di opinioni, sarebbe meglio. Il problema è che chi soffre di un complesso di inferiorità soffre molto. E la cosa peggiore è che agisce in modo disperato e incosciente, per riaffermare la triste opinione che ha di se stesso o per dimostrare che non è vera. Sono queste le persone che cominciano a buttarsi in imprese rischiose o eccessivamente ambiziose, che in seguito, ovviamente, terminano in clamorosi fallimenti. Ci sono anche le persone che non ci provano mai, perché sentono di fallire ancor prima di provare.

Il fatto non è che vogliamo darvi una ricetta di autostima. Non serve ripetere 40 volte davanti allo specchio quanto siete belli, importanti, intelligenti e quanto successo avrete. Queste formule di autosuggestione sono imbrogli che non fanno altro che distrarvi.

L’unica cosa che possiamo suggerirvi in un articolo così breve è che riflettiate su alcune domande:

• Ciò che vi impedisce di essere la persona che volete essere, sono i vostri difetti o l’atteggiamento che assumete rispetto a questi?

• Vi fate trasportare da situazioni che sono in linea con ciò che veramente volete fare o preferite lasciar stare?

• Cosa pensate dei concetti di umiltà e onore? Siete del tipo “sono peggiore degli idioti che mi criticano” oppure del “Sono nato per soffrire e non sarò in pace se non soffrirò”. Quale di questi due tipi siete?

Foto per gentile concessione di  BAEZ-DUARTE


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