L'eredità umana di uno scienziato. Prima parte

L'eredità umana di uno scienziato. Prima parte

Ultimo aggiornamento: 08 gennaio, 2015

La vita è molto pericolosa. Non per le persone che fanno ilmale, ma per quelle che si siedono a vedere cosa succede. 

Albert Einstein

Albert Einstein è stato, senza dubbi, un grande uomo oltre ad un grande scienziato. Come altri  grandi nomi che hanno fatto la storia della conoscenza scientifica, Einstein adattandosi alla sua epoca, intervenne in episodi decisivi per il divenire comune dell’umanità e fu un acerrimo difensore della vita nei momenti più oscuri e convulsi del XX secolo. Quest’uomo, apparentemente fragile e debole, ma di una portata intellettuale quasi incommensurabile, ostenta il raro privilegio di essere una delle menti scientifiche più importanti della sua epoca, oltre ad essere uno dei personaggi più famosi del secolo passato.

I suoi successi  nel campo della fisica teorica sono ampiamente conosciuti grazie all’interesse e all’impegno che dedicò nel provare a rendere la scienza alla portata di tutti i comuni esseri umani. Riuscì a rendere nota la sua teoria generale del relativismo in un’epoca in cui l’analfabetismo predominava su una grande parte della popolazione e la sua preoccupazione di risvegliare la curiosità e l’interesse per i misteri quotidiani della vita riuscì ad intaccare anche gli spiriti più ostinati della sua epoca. La sua vocazione scientifica non gli impedì di tralasciare anche la sua inclinazione filosofica, una virtù che il XX secolo riuscì a tenere nascosta, ma alla quale Einstein si dimostrò fedele fino alla fine.

Profondamente religioso, Einstein sosteneva di non seguire nessun partito. Compromesso con la scienza in quanto questa aiuta a migliorare la qualità di vita degli uomini e a dare risposte ai grandi misteri dell’esistenza, la sua fede ebraica non gli impedì di formulare una propria teoria secondo la quale il livello di maturità degli individui e della società determinano la maggiore o minore profondità delle sue credenze religiose.

Seguendo questa teoria, Einstein distingueva 3 tipi di religiosità. Il primo era quello più semplice e precario, basato su una concezione mitologica delle divinità, fondato sui pregiudizi degli esseri umani e sulle credenze di questi sull’esistenza di forze sovrannaturali.

Il secondo stadio religioso, raggiunto da quegli individui che possedevano un grado maggiore di maturità e compromessi verso il prossimo, lo descriveva in termini sociali e morali; dal punto di vista scientifico, questo tipo di religiosità si fonda su un’intima necessità di appoggio e amore, ponendo le basi della reciprocità sociale però, a sua volta, mancando di alcuni elementi importanti che caratterizzano la religiosità più autentica e profonda.

E arriviamo infine all’ultimo anello, il grado più alto di misticismo al quale può aspirare un essere umano: la profondità del senso che il mistero, la sorpresa e l’autentica curiosità conferiscono allo spirito. Un misticismo che non ha niente a che vedere con una concezione ascetica e distante del mondo anzi, tutto il contrario: la grande nobiltà dell’essere umano, per Einstein, sta nella capacità di questo di sorprendersi di fronte ai misteri della vita di ogni giorno, di concepire l’altro come un essere diverso dagli altri, così diverso e così simile ai suoi simili.

In questa capacità di sorprendersi si radicano i principi di rispetto, appoggio, amore per gli altri; è la condizione necessaria affinché fruttino il progresso e la pace.


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