Prima decidiamo e poi pensiamo: è davvero così?

Prima decidiamo e poi pensiamo; ovvero prima decidiamo il da farsi e poi l'informazione arriva sotto forma di pensieri alla nostra mente. Incredibile vero?
Prima decidiamo e poi pensiamo: è davvero così?
Fátima Servián Franco

Scritto e verificato la psicologa Fátima Servián Franco.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

Uno degli studi più interessanti di John-Dylan Haynes ha dimostrato che prendiamo le nostre decisioni circa sette secondi prima di esserne consapevoli e circa dieci secondi prima di eseguirle. A quanto pare, prima decidiamo e poi pensiamo; ovvero prima scegliamo il da farsi e poi l’informazione arriva sotto forma di pensiero alla nostra mente. Incredibile vero?

Ora, per capire ciò, dobbiamo tenere presente che il cervello è in grado di cambiare se stesso. Ad esempio, quando vogliamo modificare un comportamento (come smettere di fumare o fare più sport), il cervello comincia a riprogrammare se stesso per renderlo possibile. In questo modo agisce nel suo insieme, conciliando i meccanismi consci e inconsci.

Quando la forza della coscienza è limitata, gli impulsi dell’inconscio diventano forti. Per esempio, quando non riusciamo a resistere alla tentazione di mangiare qualcosa e siamo in sovrappeso o quando crediamo che dovremmo fare più sport e non lo facciamo, la coscienza non ha quasi la forza di combattere contro gli impulsi inconsci, essendo questi a decidere in ultima istanza. E allora è proprio vero che prima decidiamo e poi pensiamo?

La forza illimitata del conscio diventa evidente in quelle situazioni nelle quali dobbiamo vincere la forte tendenza a fare qualcosa di diverso.

Decidiamo in maniera razionale o emotiva?

Sebbene la stragrande maggioranza di noi sia stata educata al ragionamento e alla logica, tutti sappiamo bene che anche le emozioni svolgono un ruolo importante nella nostra quotidianità. Difatti, influiscono sui meccanismi inconsci del cervello e in generale sul processo decisionale. Si stima che l’85% delle nostre decisioni vengano prese inconsciamente e che solo il 15% di esse siano realmente consapevoli.

Nel libro L’errore di Cartesio del neurologo Antonio Damasio, questi afferma che le decisioni basate sui giudizi morali mostrano chiaramente il ruolo delle emozioni all’interno del contesto sociale. Frasi popolari come “l’amore è cieco” suggeriscono il potere che le emozioni hanno su questi ambiti. Quello del ruolo delle emozioni come elementi determinanti nei processi razionali è comunque un riconoscimento relativamente molto recente.

Alla domanda “quale potrebbe essere una decisione corretta?”, La risposta potrebbe sembrare facile, ovvero:  quella che ci fa ottenere il massimo beneficio. Ma la risposta a questa domanda non è sempre così chiara ed evidente, dal momento che siamo in grado di valutare una decisione, nonostante la sua razionalità, anche come inadeguata e scorretta. Siamo in grado di riconoscere delle decisioni come inadeguate, anche a causa delle ragioni esagerate che le motivano (“non viaggiare a causa della paura di volare”, potrebbe essere una di queste).

In breve, ci avvaliamo di un equilibrio tra la razionalità ed emotività per decidere in maniera corretta e destreggiarci nella quotidianità.

“Il cervello assomiglia molto a un computer. Possiamo avere diverse finestre aperte sul desktop, ma pensare a esse solo una alla volta. “

-William Stixrud-

Le decisioni sono inconsce?

Prima decidiamo e poi pensiamo: le decisioni sono inconsce?

Prima decidiamo e poi pensiamo? Dov’è quindi, il confine tra pensiero conscio e inconscio quando decidiamo? Non lo sappiamo per certo, ma i primi studi che hanno affrontato la questione con le tecniche di neuroimaging hanno permesso di scoprire che prima di passare alla coscienza, molte decisioni sono già state prese da complesse reti cerebrali. Indubbiamente, questo è un altro dei misteriosi e interessanti processi che riguardano la nostra mente.

Inoltre, per evitare il sovraccarico, il cervello esegue molti dei suoi processi in maniera automatica; anche le decisioni, quindi, possono essere previste con un anticipo di alcuni secondi. Come possiamo vedere, decifrare l’attività cerebrale che si cela dietro ai nostri stati mentali ci avvicina a una potente fonte di conoscenza di sé.

“In futuro sarà possibile prevedere il comportamento e l’esperienza di una persona dalla sua attività cerebrale.”

-John Dylan Haynes-


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