Quando l'ansia ci fa prendere decisioni sbagliate

Quando l'ansia ci fa prendere decisioni sbagliate

Ultimo aggiornamento: 24 settembre, 2015

Ogni giorno ci vediamo tutti costretti a prendere numerose decisioni, alcune più importanti di altre, ma sempre decisioni. Importante o meno, una decisione sbagliata può causare conseguenze poco piacevoli e persino di notevole entità.

Per questo motivo, dopo aver preso una decisione, qualunque essa sia, dipendiamo dalle conseguenze. Questo ci permette di imparare dagli errori e applicare quanto appreso la prossima volta in cui si presenti una situazione simile.

Tuttavia, cosa succede quando prendiamo decisioni sotto elevati livelli d’ansia? Come influisce tale ansia nell’attesa dei risultati? E ancora, perché, quando decidiamo qualcosa in stato d’ansia, abbiamo la tendenza a scegliere sempre l’opzione peggiore?

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, realizzato da un equipe di ricercatori dell’Università di California a Berkeley e dall’Università di Oxford, cerca di chiarire questi interrogativi. Questo studio suggerisce che gli elevati livelli di ansia possono interferire nel prendere decisioni.

L’ansia e lo stress presentano una serie di effetti indesiderati che possono interferire nella realizzazione di molti compiti, persino rendere le faccende giornaliere una vera impresa. Tra queste, il compito di prendere decisioni in un contesto di incertezza.

Le persone che sperimentano alti livelli di stress e ansia tendono a concentrarsi sugli aspetti negativi e, persino, a pensare in modo catastrofico o rendere piccoli problemi enormi minacce.

Parte di questa tendenza, suggeriscono gli autori dello studio, consiste nel fatto che le persone molto ansiose soffrono di una maggiore difficoltà di leggere ed interpretare i segnali ambientali che possano aiutare ad evitare i risultati negativi.

Come reagiscono le persone ansiose di fronte l’incertezza

Nel suddetto studio i ricercatori lavorarono con 31 partecipanti che presentavano diversi livelli d’ansia (da minori a maggiori). Valutarono la presa di decisioni, misure fisiologiche e di comportamento e modelli computazionali al fine di misurare le abilità nel prendere decisioni probabilistiche.

Tali compiti richiedono l’uso della logica e della probabilità di maneggiare situazioni di incertezza e di trarre conclusioni su fatti passati per determinare l’opzione migliore.

“Un’abilità importante nel prendere ogni giorno decisioni è la capacità di giudicare se un risultato negativo inatteso sia un fatto fortuito o probabile che si possa ripresentare non appena si ripeta l’azione in questione”, ha detto Sonia Bishop, principale autrice della ricerca.

Tra i metri di giudizio dei ricercatori, vi fu anche un segmento oculare per calcolare la dilatazione della pupilla, un indicatore del fatto che il cervello secerne norepinefrina, la quale aiuta a inviare segnali a molteplici regioni del cervello per aumentare la veglia e la disposizione ad agire.

Fu chiesto ai partecipanti di prendere parte ad un gioco computerizzato in cui dovevano scegliere ripetutamente tra due forme; una di esse, una volta selezionata, dava una leggera scarica elettrica.

uomo stretto da corde

Per evitare di essere sorpresi, i partecipanti ricevevano piccole scariche elettriche in modo regolare da minore a maggiore intensità. Le persone altamente ansiose ebbero maggiori problemi ad adattarsi rispetto a quelle meno ansiose, ed evitare così le scariche.

Tra i partecipanti più ansiosi fu più debole anche la risposta pupillare dopo aver ricevuto, o meno, una scarica durante la fase iniziale del gioco. In generale, le pupille si dilatano quando acquisiamo nuove informazioni e in ambienti altamente mutevoli.

Per tale motivo, commentano i ricercatori, la riduzione delle pupille suggerisce una sconfitta per processare l’informazione che cambia a grande velocità.

“I nostri risultati aiutano a spiegare perché può risultare difficile agli individui ansiosi prendere decisioni in uno stato di incertezza, nel tentativo di raccogliere piste che diano loro conferma di trovarsi in una situazione stabile oppure mutevole”, ha detto Bishop.

Situazioni stabili Vs situazioni instabili

I ricercatori suggeriscono che questo indica una relazione tra l’ansia e una scarsa abilità nel prendere decisioni in queste situazioni. 

Quando affrontiamo decisioni nel mondo reale, è importante determinare se le situazioni e relazioni coinvolte siano stabili o volatili e, di conseguenza, decidere come reagire in base a questa informazione.

Nella maggior parte dei casi, la gente è portata a ciò. Tuttavia, le persone che tendono ad essere molto ansiose presentano maggiori difficoltà nel leggere i segnali ambientali che possono aiutare ad evitare un risultato negativo.

I risultati dello studio parlano di un errore nei circuiti di presa di decisioni di ordine superiore del cervello; essi potrebbero essere l’obiettivo nel trattamento dei disturbi d’ansia.

“I nostri risultati mostrano che l’ansia può essere vincolata a difficoltà nell’uso di informazione riguardo al fatto che le situazioni che viviamo giornalmente, incluso la dinamica di relazione, siano stabili o meno, e decidere come reagire”, ha detto Bishop.

“Questa difficoltà nell’uso dell’informazione sulla stabilità delle contingenze d’azione, per giudicare correttamente e non ripetere un’azione che ha portato ad un risultato avverso inaspettato, può condurre gli individui a soffrire di molta ansia al momento di prendere semplici decisioni”.

Immagine per gentile concessione di Fotovika


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