Adottare un bambino: 4 riflessioni da fare

Adottare un bambino rappresenta un'opportunità enorme per chi non può avere figli in modo naturale. Si tratta di un modo diverso di diventare genitori, che stimola la creazione di un legame genitori-figli forte tanto quanto quello biologico.
Adottare un bambino: 4 riflessioni da fare
María Prieto

Scritto e verificato lo psicologo María Prieto.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Adottare un bambino rappresenta un’opportunità enorme per chi non può avere figli in modo naturale. Si tratta di un modo diverso di diventare genitore, che stimola la creazione di un legame genitori-figli forte tanto quanto quello biologico.

D’altra parte, le procedure di adozione partono dalla decisione dei genitori di iniziare un lungo cammino, fatto di alcuni ostacoli che vale la pena di analizzare prima di proseguire.

I genitori adottivi non esercitano solo il ruolo di tutori; la loro generosità e il loro desiderio di trasmettere amore lasciano il segnoa vita. Adottare un bambino significa riconoscere come figlio qualcuno che biologicamente non lo è, al fine di formare una famiglia.

Dubbi e domande

È normale avere dubbi e paure sin dall’inizio di questo percorso così complesso. L’insicurezza dei genitori adottivi li porta a porsi delle domande e a provare sentimenti contrastanti: “Sarò un buon padre o una buona madre?”, “Riuscirò a farmi volere bene?”, “Saremo davvero una famiglia?”.

Uno dei timori più condivisi dai genitori adottivi è che il proprio figlio non si senta amato come un figlio biologico; inoltre avrà bisogno di adulti, genitori sicuri di quello che fanno, dei propri sentimenti e delle decisioni che prendono per sentirsi davvero al sicuro. Non ha bisogno di genitori pieni di dubbi, ma che affrontino questo momento con serenità.

Adottare un bambino

Adottare un bambino: 4 riflessioni da fare

Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del fanciullo, l’adozione non è uno strumento risolutivo di un problema di fertilità o di una volontà di genitorialità, ma un modo per proteggere un bambino a cui è stata negata l’infanzia, per rispettare il suo diritto ad avere una famiglia e l’obbligo delle amministrazioni di trovare una famiglia per il minore.

Adottare un bambino non è una decisione da prendere alla leggera

La prima domanda che i genitori che hanno deciso di adottare si devono porre è: “Perché vogliamo adottare un bambino?”, “Quali sono sono le ragioni o i motivi che ci hanno spinto a prendere questa decisione?”.

A partire da questo momento, avrà inizio un duro percorso, fatto di burocrazia, diverse fasi di valutazione durante le quali i genitori dovranno dimostrare di essere i candidati idonei. Le loro vite verranno analizzate minuziosamente, con l’unico scopo di trovare la famiglia migliore possibile per il bambino o la bambina. In questa fase, l’ansia o lo stress che la situazione può generare negli aspiranti genitori passa in secondo piano.

Una premessa da fare è che l’adozione è un processo lungo e, spesso, difficile da affrontare. Gli specialisti che si occupano di fungere da tramite in questo procedimento, devono approfondire diversi temi, come il lavoro, le amicizie o l’atteggiamento degli aspiranti genitori adottivi.

Spesso il numero di domande, di colloqui o indagini sulle proprie vite può sembrare eccessivo (qualcosa che la natura non fa quando decidiamo di fare un figlio). È importante avere pazienza e non perdere di vista l’obiettivo: adottare un bambino. D’altro canto, gli esperti intermediatori che si occupano di questo incarico, devono essere sensibili abbastanza da distinguere gli ostacoli insormontabili da quelli che possono essere superati con sforzo, intelligenza e alcune risorse a cui è possibile ricorrere a un certo punto.

Prepararsi in anticipo ai colloqui

Il forte desiderio di avere un figlio prima possibile, fa sì che gli aspiranti genitori percepiscano l’attesa come infinita. Bisogna sottolineare, però, che i criteri ricercati dai mediatori -per quanto ingiusti e soggettivi possano sembrare- si fondano su leggi stabilite da convegni internazionali, che se visti nel loro insieme hanno un logica; soprattutto nel contesto di incertezza che circonda il tema dell’adozione e l’infanzia.

Durante i colloqui, vengono chieste le motivazioni che hanno portato all’adozione; si procede, quindi, con un’analisi della relazione di coppia, della personalità dei genitori, la loro salute fisica e la loro capacità di consolidare e sviluppare la relazione genitore-figli.

L’adozione non è un’opera di carità

Ovviamente l’adozione non è un’opera di carità! Sia i genitori che i figli adottivi attraversano stati emotivi complicati. Si tratta di affrontare un progetto insieme, non di fare un enorme favore. Per non parlare del fatto che in un determinato momento, l’impegno di un figlio potrebbe rappresentare un peso non indifferente.

Il desiderio dei genitori si avvera nel momento in cui il bambino arriva in casa. Questa fase così importante -che non è l’ultimo passo, poiché c’è ancora tanto lavoro da fare- arriva dopo aver superato già alcuni ostacoli. Ad esempio, quello che abbiamo già segnalato: sopportare con il sorriso che uno sconosciuto ponga domande dirette e molto personali.

Famiglia felice

D’altra parte, l’interesse per l’adozione deve essere sempre visto dalla prospettiva del minore. I genitori sono importanti, ovviamente. Ma prima di tutto, c’è il minore; egli ha a disposizione meno risorse, è più indifeso. In fondo è lui ad avere diritto a dei genitori, a una famiglia, e non viceversa.

Affrontare una nuova vita

Non è facile prevedere in che modo il bambino adottato si adatterà alla sua nuova famiglia e alla sua nuova casa. Il concetto di adozione si complica ulteriormente quando parliamo di bambini nati in altri Paesi, con storie ed esperienze di vita che possono influenzare l’integrazione nel nuovo ambiente.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare in un primo momento, i bambini e le bambine adottati tendono ad adattarsi facilmente, in generale; vale a dire che non manifestano profonde difficoltà a livello personale, sociale, familiare o scolastico, facendo paragoni con i loro coetanei non adottati.

Per quanto riguarda i neo-genitori, una buona soluzione per risolvere tutti i loro dubbi è stringere amicizia con altre famiglie adottive e cercare sostegno in associazioni di genitori adottivi. È necessario non avere aspettative sul periodo di assestamento familiare dopo l’arrivo del bambino o della bambina. Si tratta di una tappa passeggera, in cui si instaura un legame basato sull’amore, sul rispetto e sulla fiducia reciproca.

Né la carne né il sangue, è il cuore a renderci genitori e figli.

-J. Schiller-


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.