Agnosia: non riconoscere quello che si conosce

Agnosia: non riconoscere quello che si conosce
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

Che cosa accadrebbe se un giorno non fossimo in grado di distinguere un ombrello da un bastone? O se non potessimo riconoscere gli oggetti attraverso il tatto? Se avvenisse in modo sistematico, probabilmente soffriremmo di una forma di agnosia: l’incapacità di riconoscere qualsiasi informazione che arriva attraverso i sensi. Un termine che è stato introdotto da Sigmund Freud nel 1891.

Anche se tutti i sensi funzionano in modo corretto, il problema è cerebrale. Il cervello non riesce a riconoscere le informazioni che i sensi filtrano dall’esterno. Un incidente cerebrovascolare, un trauma cerebrale o la riduzione dell’ossigeno al cervello possono causare danni questo organo e causare agnosia.

La parola agnosia deriva dal greco e significa “non sapere”.

Agnosia: qul momento in cui i sensi non sono più utili

Tutte le persone che soffrono di agnosia passano attraverso una fase di frustrazione, impotenza e angoscia perché non sono in grado di interpretare ciò che vedono, che sentono o che mangiano. È come se i sensi e il cervello smettessero di parlare la stessa lingua, come se cessassero di essere in contatto per essere completamente indipendenti l’uno dall’altro.

Per questo motivo, è comune e comprensibile che le persone affette da agnosia cadano in depressione. La causa è proprio questo scollamento tra il cervello e i sensi, che gli rende difficoltoso non solo percepire il mondo, ma anche interagire con esso nelle sue varie forme.

Donna con problemi ai sensi a causa dell'agnosia

Quando si parla di agnosia, non ci si riferisce a una improvvisa implicazione di tutti i sensi. Come vedremo, sono molti i tipi di agnosia di cui una persona può soffrire:

  • Visiva: incapacità di nominare e classificare gli oggetti, ad esempio, non essere in grado di riconoscere una racchetta né di nominarla vedendola.
  • Uditiva: problemi a riconoscere stimoli sonori, per esempio non distinguere gli strumenti dalle voci in un brano musicale.
  • Tattile: incapacità di identificare gli oggetti attraverso il tatto, per esempio non essere in grado di differenziare un cucchiaio da una forchetta o da un accendino.
  • Spaziale: difficoltà di orientamento e di creazione di mappe mentali, per esempio non essere in grado di fare una piantina della casa in cui si vive.
  • Motoria: nota anche come aprassia, si riferisce alla difficoltà di memoria e di esecuzione dei movimenti appresi, per esempio indossare una camicia sulle gambe.
  • Corporea: difficoltà a identificare il proprio corpo, per esempio credere che gli arti appartengano a qualcun altro in quanto non si identificano come propri.

“Ero un fantasma. Mi guardavo e vedevo solo tratti sfumati come se fossero scie. Vedevo solo un fantasma perso in uno specchio. Non sapevo se quello che toccavo era la mia bocca, il mio orecchio o il mio naso”.

-Esther Chumillas, soffre di agnosia visiva a causa di una meningite-

Persona senza volto

Quando il cervello ci inganna

Dopo aver presentato una visuale di tutte le agnosie, è necessario ricordare che la più comune è quella che interessa un solo senso. In altre parole, quando una persona soffre di agnosia motoria, ma ad essa non si somma anche un’agnosia uditiva. Tuttavia, si tratta di una regola per la quale ci sono delle eccezioni.

La causa principale di un solo tipo di agnosia è che la parte del cervello che è danneggiata è solo una. Ad esempio, se il nostro lobo temporale presenta alcune lesioni è probabile soffrire di agnosia uditiva. Se invece è il lobo occipitale a essere lesionato, si può soffrire di agnosia visiva o spaziale.

Nel caso in cui due regioni siano danneggiate, allora è possibile che si presenti più di una forma di agnosia. Tuttavia, la domanda a questo punto è: esiste una cura? C’è speranza per un miglioramento evidente quando è il cervello ad essere coinvolto?

La risposta è sì, c’è speranza di miglioramento, in particolare attraverso la terapia occupazionale, la logopedia e i professionisti della neurologia che possono fornire alla persona interessata alcuni strumenti molto utili. Ad esempio, la riabilitazione cognitiva insegna alcuni “trucchi” per riconoscere un volto. Uno è guardare i dettagli salienti del viso e imparare a interpretarli nel caso in cui si soffra di agnosia visiva.

“Agnosia” non è un termine molto conosciuto, ma ora sappiamo molto di più su questo problema che rende difficile la vita di alcune persone. Grazie ai professionisti che si dedicano alla ricerca, oggi possiamo dire che nei casi in cui non è possibile curare l’agnosia, si possono comunque offrire alle persone risorse e strumenti che ne facilitano la vita.

“A volte non sono sicura di dove devo andare. Continuo a perdermi.”

-Anna, soffre di agnosia spazio-


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