Avversione alla soluzione: un fenomeno diffuso

Trovare una soluzione comune a problemi specifici non è mai facile, ancor meno quando c'è chi, per ideologia o interesse personale, nega addirittura l'esistenza del problema stesso. Questo comportamento ha un nome e ne discutiamo in questo articolo.
Avversione alla soluzione: un fenomeno diffuso
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

“Il cambiamento climatico non esiste, sotto ci sono interessi economici”. “I poveri sono poveri perché non hanno voglia di lavorare, ovvio che non riescono a rialzarsi”. “Non ho problemi di salute. Posso permettermi una vita sedentaria e mangiare di tutto”. Questo ragionamento drastico definisce uno schema mentale che prende il nome di avversione alla soluzione.

È capitato a tutti di imbattersi in questo atteggiamento così radicale da lasciare perplessi, oltre a generare una certa disperazione. Come è possibile che alcune persone arrivino a negare le evidenze? Ancora oggi c’è chi, sorprendentemente, nega i rischi del tabacco o di alcune droghe.

Si tratta di un fenomeno che da sempre interessa il mondo della psicologia. I negazionisti che si oppongono alle prove evidenti e fornite dalla scienza sono sempre esistiti e sempre esisteranno. In più, negli ultimi anni, ciò accresce ulteriormente la polarizzazione nei diversi settori della politica.

Nel 2014 gli psicologi Troy Campbell e Aaron Kay, dell’Università dell’Oregon, hanno studiato questo fenomeno e gli hanno attribuito un nome.

Metropoli colpita da cambiamenti climatici.

Avversione alla soluzione: non mi piace la soluzione e nego il problema

Un ovvio esempio di questo fenomeno è rappresentato da chi nega gli effetti del cambiamento climatico. Non importa che il livello dei mari o che le temperature siano aumentati e che i fenomeni meteorologici siano ogni anno più estremi. Neanche la desertificazione o la perdita di ecosistemi sono prove sufficienti.

I negazionisti del cambiamento climatico partono da un fatto concreto: le soluzioni che abbiamo a disposizione per frenare il suo avanzare non piacciono. Buona parte di queste prevede un minore o nullo consumo dei combustibili fossili. Questo significa, in definitiva, cambiare i modelli di consumo, di produzione, di vita.

Ma se la soluzione non mi piace, la mia reazione sarà sempre quella di mettere in discussione il problema. “Il cambiamento climatico è cosa da allarmisti”. Non solo si assume una posizione negazionista, ma si adotta in molti casi un atteggiamento aggressivo o svalutativo nei confronti di chi difende le evidenze. 

Questo stesso atteggiamento lo vediamo in chi non ha nessuna intenzione di cambiare stile di vita o di smettere di fumare, anche dopo un infarto. “Di qualcosa si deve pur morire!”, è la loro risposta. “Mio padre ha fumato tutta la vita ed è morto a 95 anni”.

L’avversione alla soluzione è una costante per chi non vuole cambiare abitudini, per chi vede nella soluzione stessa una minaccia al proprio modo di vivere.

Quando la mia ideologia non mi permette di accettare le soluzioni degli altri

Troy Campbell e Aaron Kay, gli psicologi che hanno il termine “solution aversion” sei anni fa, spiegano nella loro ricerca che è possibile assistere a due dinamiche nel fenomeno dell’avversione alla soluzione. 

  • C’è chi rifiuta la strategia di affrontamento perché non si adatta alla propria ideologia.
  • Chi non l’accetta perché va contro i propri bisogni, gusti o interessi.

La prima posizione è la più comune ed è quella che spesso attira la nostra attenzione negli scontri politici. Negli Usa, ad esempio, è tradizione del partito repubblicano opporsi ad alcune iniziative, dall’intervento per frenare il cambiamento climatico a regolamentare il mercato delle armi.

Farlo andrebbe contro interessi particolari, per cui è più semplice negare il problema. Il partito democratico, invece, si erge spesso come nucleo sociale e politico che auspica un cambiamento su questi aspetti.

Discussione tra colleghi.

Avversione alla soluzione: non voglio accettare il problema

A Daniel, 15 anni, è stato diagnosticato il diabete, ma si rifiuta di accettare il problema, L’idea di dover prendere l’insulina o di regolare il consumo di dolci lo fa sentire disperato, e quindi vi si oppone.

A Natalia, 69 anni, è appena stata diagnosticata una malattia degli occhi e la patente non le verrà rinnovata. Nega il problema: insiste sul fatto che avere un disturbo in un solo occhio non è motivo sufficiente per non poter guidare.

Potremmo fornire molti altri esempi di questo comportamento e di reazioni che si applicano quando non ci piacciono le strategie per affrontare un problema. Non ci piacciono perché cambiano il nostro stile di vita e di fronte a questo proviamo, inevitabilmente, paura, rabbia e frustrazione.

L’avversione alle soluzioni è più comune di quanto si pensi. Si tratta di un meccanismo che in molti casi ostacola la convivenza, la nostra capacità di progredire come società, di vedere il problema ed essere in grado di agire in modo concertato.

Dietro ogni visione, ci saranno sempre interessi particolari, ma essere capaci di relativizzarla, di volta in volta, può permetterci di raggiungere quegli accordi in cui si vince o si perde tutti insieme. Teniamolo a mente.


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  • Campbell, T. H., & Kay, A. C. (2014). Solution aversion: On the relation between ideology and motivated disbelief. Journal of Personality and Social Psychology, 107(5), 809–824. https://doi.org/10.1037/a0037963

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