Consumo di marijuana: miti e verità

Consumo di marijuana: miti e verità
Julia Marquez Arrico

Scritto e verificato la psicologa Julia Marquez Arrico.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Il consumo di marijuana, o Cannabis sativa, è diventato sempre più popolare negli ultimi dieci anni. Nonostante sia una delle droghe più consumate, ancora oggi molte persone dispongono di informazioni errate riguardo ai suoi benefici e potenziali danni. In altre parole, il consumo di marijuana si è esteso, ma si può dire lo stesso per le informazioni sui suoi effetti. Non solo, i miti su questa pianta sono numerosi e pericolosi.

Lo scopo di questo articolo è proprio quello di spiegare i principali miti e verità sul consumo di marijuana. Ci soffermeremo su alcune delle idee più comuni rispetto al consumo di marijuana, sui possibili effetti terapeutici, se è o meno una droga che crea dipendenza o se migliora la concentrazione e la creatività.

Consumo di marijuana: ha davvero effetti terapeutici?

La marijuana, a grandi linee, possiede vari cannabinoidi (composti della cannabis), per l’esattezza più di 100. Mentre gli effetti psicoattivi del consumo di marijuana si devono soprattutto al cannabinoide THC, il potenziale terapeutico più potente deriva dal cannabinoide CBD. La cannabis per uso terapeutico va consumata per via orale, non deve essere fumata, dato che i conseguenti danni ai polmoni ne controbilancerebbero gli effetti terapeutici.

Marihuana

Consumando marijuana, dunque, si ingeriscono vari tipi di cannabinoidi, il più conosciuto e ricercato dai consumatori di marijuana è il Delta-9-Tetrahidrocannabinoide (THC). Gli effetti terapeutici, però, si ottengono dal cannabidiol (CBD) e quest’ultimo, quando supportato da indicazioni terapeutiche, può essere assunto soltanto per mezzo di capsule, oli o soluzioni. Non è opportuno né sano sperare di ottenere gli effetti terapeutici del CBD fumando marijuana.

“Le droghe sono le nemiche del futuro e della speranza, e quando combattiamo contro di loro combattiamo per il futuro.”

-Bob Riley-

Gli studi scientifici hanno dimostrato che il CBD possiede benefici terapeutici, tra  cui effetti antinfiammatori, antiemetici, anticonvulsivanti, ansiolitici e antitumorali.

Il consumo di marijuana crea dipendenza?

La risposta a questa domanda è “sì”. Il consumo di marijuana crea dipendenza, poiché si tratta di una sostanza psicoattiva che modifica il funzionamento di alcune aree cerebrali  (area tegmentale ventrale e nucleo accumbens). Quando se ne interrompe il consumo, non si scatena una sindrome da astinenza con sintomi fisici seri, ma questo non significa che non crei dipendenza. Perché, sì, la marijuana è una droga che crea  dipendenza .

In seguito a diversi studi, sono stati descritti i sintomi propri della sindrome da astinenza da cannabis. Secondo il manuale DSM-5, i criteri diagnostici sono i seguenti:

A. Brusca cessazione di un consumo intenso e prolungato di cannabis (per esempio, il consumo giornaliero, o quasi, per diversi mesi).

B. Comparsa di tre (o più) dei seguenti sintomi a circa una settimana di distanza dal criterio A:

  • Irritabilità, rabbia o aggresività
  • Nervosismo o ansia
  • Disturbi del sonno (insonnia, incubi)
  • Inappetenza o dimagrimento
  • Irrequietezza
  • Tristezza
  • Almeno uno dei seguenti sintomi fisici che provocano un evidente fastidio: dolore addominale, spasmi o tremori, sudorazione, febbre, brividi o cefalea.

C. I sintomi del Criterio B provocano un malessere significativo o un deterioramento in ambito sociale, lavorativo o in altre importanti aree della vita del soggetto.

D. I sintomi non sono attribuibili a una patologia medica né essere giustificati con un disturbo mentale o un’intossicazione o astinenza da un’altra sostanza.

Se una persona sperimenta tali sintomi dopo aver smesso di consumare THC, si può parlare di sindrome da astinenza da cannabis in seguito ai cambiamenti cerebrali causati dal consumo a lungo termine. La marijuana, dunque, è una droga che “intrappola” e crea dipendenza nonostante sia legale in alcuni Paesi.

Ragazza con dipendenze

Il consumo di marijuana non causa gravi danni all’organismo perché è una sostanza naturale

Questo è il mito più diffuso sulla marijuana, ma anche il più confutato dagli studi scientifici. Le principali conseguenze del consumo di marijuana sono visibili a livello cognitivo (memoria, attenzione, ragionamento) e immunitario (le difese del corpo). Parliamo, dunque, di due effetti nocivi: problemi neuropsicologici e del sistema immunitario.

Il consumo di marijuana peggiora la memoria, a breve e a lungo termine, e la capacità di trattenere nuove informazioni e di concentrazione. Effetti visibili confrontando un gruppo di consumatori di marijuana con un gruppo che non fa uso di tale sostanza della stessa età, sesso, cultura e livello educativo.

“Mi piacerebbe che i miei fan si facessero una dose di meditazione invece che di droga.”

-Ringo Starr-

A livello immunitario il consumo di marijuana rallenta e renda meno efficace le difese dell’organismo. Il THC “deprime” il sistema immunitario, pertanto a lungo termine ci rende più propensi a malattie di ogni tipo, soprattutto quelle auto-immuni o cancerogene. Bisogna anche considerare che tra gli effetti del consumo di marijuana si trovano spesso il nervosismo e l’ansia, i quali compromettono a loro volta indeboliscono il sistema immunitario.

Sebbene sia una sostanza naturale, ha effetti nocivi per l’organismo; inoltre, fumandola si va incontro alle conseguenze negative della combustione e del monossido di carbono. In questo caso, dunque, naturale non è sinonimo di sano.

Esiste una relazione tra il consumo di marijuana e maggior creatività?

La relazione tra marijuana e creatività è una questione spinosa. Da un lato, è vero che inibire il lobulo frontale – e le limitazioni sociali che radicano in esso – ci rende più creativi. Tuttavia, per migliorare la creatività, esistono modi molto più efficaci (e meno pericolosi) del consumo di marijuana. Lo studio approfondito dell’area artistica in cui si lavora (pittura, fotografia, cinema, musica, ecc), insieme all’esposizione a stimoli artistici e nuovi, favorisce notevolmente la creatività.

Uomo alla finestra

La marijuana può renderci più creativi, ma a breve termine, finché dura l’effetto del THC; inoltre, non ci aiuta in un aspetto fondamentale affinché la creatività dia i suoi frutti: la costanza. Il consumo di marijuana può aumentare la creatività, ma ostacolare la capacità di essere costanti. La marijuana può fornire idee nuove, ma renderà difficile il processo necessario per metterle in atto.

Se una persona decide di consumare marijuana nonostante i suoi effetti nocivi, deve tenere a mente alcuni consigli per un consumo responsabile, ad esempio sapere con esattezza cosa sta fumando (il tipo di pianta, la quantità di THC, i pesticidi e le sostanze tossiche aggiunte), mantenere sane abitudini alimentari, fare sport ed evitare di consumare marijuana per conciliare il sonno.

Uno psicologo specialista in dipendenze può aiutare a ridurre il consumo di marijuana in modo responsabile o ad abbandonare del tutto questa abitudine.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.